“VORTICE”, il primo SOMMERGIBILE italiano del dopoguerra IN MEDAGLIA

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Mai impiegato in battaglia, disarmato ma non demolito, il Vortice è di fatto la prima unità subacquea della Marina Militare del dopoguerra: una storia da riscoprire

 

di Roberto Ganganelli | Terminata la Seconda guerra mondiale, nonostante la cobelligeranza dell’Italia gli Alleati imposero al nostro Paese dure clausole in merito agli armamenti, volte a ridurre al minimo le potenzialità di quelle forze “di terra, di cielo e di mare” che il Ventennio aveva trasformato in una minaccia.

Tra le componenti delle forze armate più penalizzate vi fu la Marina Militare, privata di tutte le sue unità maggiori e – ovviamente – di quella flotta di sommergibili che a inizio conflitto già contava ben 117 unità alle quali, fra il 1940 e il 1945, se ne sarebbero aggiunte altre 49.

Ottant’anni fa, il 23 febbraio del 1943, venne varato il sommergibile Vortice che, senza aver compiuto missioni di particolare rilevanza, dopo l’armistizio dell’8 settembre si consegnò col suo equipaggio agli Alleati ad Augusta.

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Due immagini del Vortice: a sinistra, in navigazione come unità della Regia Marina, a destra ormeggiato a Taranto come pontone di carica dopo il 1948

Nel febbraio del 1944 il Vortice venne inviato alla Bermuda e impiegato in esercitazioni per le unità antisommergibili alleate fino al termine della guerra. Tornato a Taranto, fu assegnato alla Francia ma venne rifiutato; il governo di Parigi ne ordinò la demolizione e il 1° febbraio 1948 venne radiato insieme al resto della flotta subacquea italiana.

Per quell’occasione, si ricorda una medaglia uniface in bronzo, dal diametro di 85 millimetri, su cui l’angelo della gloria protende una corona d’alloro su un sommergibile che sta emergendo dal mare all’alba, con un motto latino che porta l’auspicio POST OCCASVM ORTVS (“Sorgere dopo il tramonto”).

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La placca uniface in bronzo fusa nel 1948 che ricorda la radiazione della flotta subacquea della Marina Militare italiana

I vertici della Marina, infatti, speravano di poter ricostituire la specialità sommergibili, che tanta tradizione aveva nella forza armata e, quindi, aderirono solo formalmente alle richieste francesi trasformando il Vortice in un “pontone di carica”, cioè in un’unità che, grazie alle sue dinamo, produceva elettricità per illuminare infrastrutture portuali.

Si trattava solo di un espediente dal momento il Vortice, contrassegnato come P.V.1, assieme al Giada (ribattezzato P.V.2), continuarono a essere impiegati, in segreto, per l’addestramento dei sommergibilisti e per esercitazioni delle unità antisommergibile.

I due battelli “fantasma”, nella massima segretezza, uscivano in mare durante la notte con opportuni camuffamenti, delle sovrastrutture posticce che venivano sbarcate dopo l’uscita dal canale navigabile di Taranto ed effettuavano immersioni, emersioni e brevi crociere che consentirono di formare i primi nuclei di sommergibilisti della Marina militare.

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Il sommergibile Vortice nel secondo dopoguerra, con la torretta modificata, e mentre rientra in porto a Taranto dopo una crociera di addestramento

Questo per circa due anni, fino al 1952 quando – decadute le limitazioni legate al trattato di pace e con l’ingresso dell’Italia nella NATO, nell’ambito di un programma di potenziamento navale avviato nel 1950 venne anche avviata la ricostituzione della componente subacquea della Marina Militare, con il recupero e la messa in servizio dei due battelli che ripresero i loro nomi, nonché di un terzo sommergibile, il Bario, recuperato dopo l’affondamento in guerra e ribattezzato Pietro Calvi.

Il Vortice, nel 1953-1954, venne sottoposto a lavori di ammodernamento e rientrò in servizio nel 1954 come unità da addestramento fino al definitivo disarmo avvenuto il 1º luglio 1967. Il glorioso Vortice venne infine radiato il 1º agosto dello stesso anno e demolito.

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La medaglia in argento con data 1946 per il sommergibile Vortice, con il tricolore issato e ancora la sigla VR della Regia Marina sulla torretta

Al sommergibile risulta dedicata una rarissima medaglia che porta la data del 1946 e che al dritto, curiosamente, non mostra la bandiera della Marina Militare ma il semplice tricolore issato di fronte alla torretta, su cui peraltro spicca ancora la sigla VR che contrassegnava l’unità nell’ambito della Regia Marina.

Battuta da Picchiani & Barlacchi in argento 800, diametro mmi 25 e anello portativo, la medaglia reca il motto ET ETIAM HODIE ASSURGES VORTICE… (“E anche oggi dal vortice sorgerai…”), quasi una rivincita per quel battello mai impiegato in battaglia e che rimane, complice l’astuzia dello Stato maggiore della nostra Marina, il “capostipite” delle unità subacquee italiane del secondo dopoguerra.