È di estrema rarità il testone di papa Gregorio XIII che sarà messo all’asta al lotto 727 dell’incanto 15 di Numismatica Picena del 17-18 ottobre 2024: classificato da Muntoni al n. 73 (vol. II, p. 34) dell’opera Le monete dei papi e degli Stati Pontifici, secondo il grande studioso risulta noto in soli due esemplari, entrambi conservati nel Medagliere Vaticano.
Il dritto del testone di papa Gregorio XIII con il ritratto del pontefice: questa versione è di estrema rarità (solo 4 esemplari censiti con certezza)
La moneta proviene da un listino a prezzi fissi Carlo Crippa Numismatica (autunno 1993, n. 459) e, dalle ricerche fatte, risulta l’unica di questo tipo apparsa sul mercato negli ultimi trent’anni se si esclude quella venduta in asta Numismatica Ars Classica nel 2006 (asta 35, n. 392). Un’autentica rarità per i papalisti, dunque, ma anche un tipo di moneta che per il suo rovescio e le legende risulta piuttosto interessante.
Il testone di papa Gregorio XIII Boncompagni (1572-1785), infatti, sia nella versione in asta Numismatica Picena (con ritratto sul dritto) che in quella censita da Muntoni ai nn. 74-77 (con stemma Boncompagni) sul rovescio ci mostra una scena con Gesù rappresentato nell’atto di predicare di fronte a tre uomini genuflessi, la mano destra levata in segno di benedizione.
Il rovescio della moneta con la scena in cui il Cristo benedicente predica a tre uomini genuflessi
VENITE AD ME OMNES ET EGO REFICIAM VOS (“Venite a me voi tutti ed io vi ristorerò”) recita la legenda, variamente abbreviata e tratta da Matteo (11, 28): “Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam vos” (“Venite a me voi tutti che siete sofferenti e oppressi, ed io vi ristorerò”). Ma a cosa allude questa iscrizione?
Per Francesco Muntoni, queste parole sottolineerebbero “la libertà di accesso al papa”; tuttavia, non si comprende di quale “libertà di accesso” si possa parlare, anche se il Boncompagni, bolognese verace, amava circondarsi di artisti e di scienziati al punto… da riformare il calendario!
Magnifico, questo esemplare di testone di papa Gregorio XIII nella versione con al dritto lo stemma Boncompagni sostenuto da due figure maschili
Più ragionevole appare l’ipotesi secondo la quale la legenda sul rarissimo testone di Gregorio XIII alluda alle opere di liberalità del pontefice: in occasione della intronizzazione, infatti, sappiamo ad esempio che ordinò che le spese previste per i festeggiamenti fossero devolute in beneficenza, e quelle per i pallii servissero a costituire doti “in maritare zitelle”.
Come se non bastasse, papa Boncompagni ordinò che il tributo pagato dagli ebrei per i giochi di carnevale, proibiti, andasse all’Ospedale dei pellegrini che Filippo Neri stava fondando a Roma. Insomma, quel “Venite a me voi tutti ed io vi ristorerò” sarebbe un modo di far propaganda alla munificenza del papa.
Di grande rarità anche la moneta coniata con lo stesso soggetto a nome di papa Sisto V Peretti, successore di Gregorio XIII Boncompagni
Tuttavia (perché in numismatica c’è spesso un “tuttavia”), le medesima legenda appare anche su testoni per la zecca di Roma a nome del predecessore Pio V Medici (1566-1572) e del successore Sisto V (1585-1590), i primi al n. 7 (p. 16) del Muntoni II e i secondi ai nn. 56-57 (p. 88) del Muntoni II. Stessa legenda e anche stessa scena (forse addirittura stesso conio, almeno per i testoni del Boncompagni e del Peretti), descritta come “Gesù benedice i poveri”.
Piuttosto che alla liberalità del pontefice bolognese – o come ricordo della sua intronizzazione – il testone di Gregorio XIII avrebbe avuto origine solo in un desiderio di continuità tipologia e di messaggio dottrinale, dando vita ad una sorta di “manifesto metallico” per invitare tutti coloro che soffrono ad affidarsi a Gesù “via, verità e vita”.