Vari nomi di spicco – da Edoardo Martinori a Giuseppe Mazzini – e altri meno conosciuti – ad esempio Giuseppe Ruggero e Alexandre Boutkowski-Glinka – hanno già animato le pagine digitali di questa serie di articoli dal titolo Una vita per la numismatica raccontandoci, per l’appunto, di esistenze complesse e affascinanti basate sulla passione per le monete e le medaglie.

Sono le vite dei grandi numismatici molti dei quali, tuttavia, non furono solo appassionati, studiosi e collezionisti di monete, di oggetti storici, artistici ed archeologici ma anche mercati di altissimo livello di tali squisite delizie! E, forse, sono proprio loro quelli che hanno dedicato davvero l’intera vita a questi oggetti traboccanti di storia e di fascino.

Jules Sambon, grande mercante e numismatico, nonchè cavaliere (poi commendatore) della Corona d’Italia nasce in Via Chiaia, a Napoli, nel 1837

Si sa, del resto, che un appassionato di monete, per mantenersi, deve svolgere altri lavori o professioni, ma la categoria di persone a cui appartiene il nostro Jules Sambon è invece ancora più fortunata! Jules Sambon nacque a Napoli – allora Regno delle Due Sicilie – il 4 febbraio 1837 da Luigi Sambon e Anna de Cesare, in quel di Via Chiaia 104.

Luigi era un diplomatico francese appassionato di numismatica che si era trasferito in Italia al seguito della famiglia De Rohan. Devo dire però, certo di non poter essere smentito, che il nostro Jules è stato – anzi è – un personaggio davvero speciale: nel 1860, quindi a 23 anni, senza indugio si unì alla schiere di Giuseppe Garibaldi quando l’Eroe dei due mondi sbarcò a Marsala.

Partecipò quindi a tutte le campagne del 1860 e de l861, combattendo a Palermo e a Milazzo. Venne ferito sul Volturno e poi presso Caserta. Fu insignito del titolo di cavaliere della Corona d’Italia negli anni ’70 del 1800 e poi dell’onorificenza di commendatore da Vittorio Emanuele III.

Ma come facciamo a ricostruire la sua storia anche professionale? Presto detto: a Parigi, presso gli Archivi nazionali di Francia, è conservato il fondo documentale della famiglia Sambon, donato da Louis Carré. Troviamo qui dichiarazioni di acquisto, carteggi con i collezionisti addirittura ordinati alfabeticamente e ricevute datate 1860-1875, quindi anche del periodo in cui il nostro era con Garibaldi, impegnato nelle campagne risorgimentali.

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Due cataloghi della “Impresa di vendite in Italia” di Jules Sambon: non solo monete, ma anche archeologia, oggetti di pregio, dipinti fra i materiali messi all’asta

Tra le ricevute spiccano Sotheby’s, il Municipio di Verona, il Regio Museo Numismatico di Torino, il marchese Pedicin e Matteo Lunetta a Palermo, solo per citarne alcune. La sua passione per la numismatica lo porta a studiare e a scambiare monete in tutta l’Italia per poi creare i primi contatti anche oltre confine divenendo un vero e proprio “mercante”. Ma è in Inghilterra che viene apprezzato di più: i suoi acquirenti più interessati sono in fatti il South Kensington Museum e il British Museum. Il Sambon era specializzato in monete antiche e moderne ma anche in antichità e in quadri, oltre che in altri generi di opere.

Ma dove lavorava Jules Sambon? La sua ditta venne fondata a Napoli nel 1878, si trovava in Via Gennaro Serra 24 e collaborava con la ditta di Raffaele Dura. Dal 1883 divenne “Impresa di vendite in Italia Giulio Sambon” (vedete dal nome, piuttosto generico, come non si comprenda bene l’oggetto della professione esercitata). L’anno dopo aprì una sede a Roma, Via Condotti 44 e a Milano, in Corso Vittorio Emanuele 37, segno inequivocabile che gli affari andavano molto, davvero molto bene. Ma non è finita, anche a Firenze e a Torino aprì altre sedi.

Esperto di “eventi” e di marketing ante litteram, Jules Sambon riesce a organizzare vendite in location prestigiose fra cui il foyer del Teatro alla Scala di Milano

Le vendite all’asta di Jules Sambon erano organizzate non solo presso le sue sedi ma anche in location prestigiose, come la Sala di Dante a Palazzo Poli in Roma, il Teatro alla Scala di Milano e così via. È possibile ricostruire tutte le vendite all’asta svolte dal 1893 al 1898 consultando gli imperdibili cataloghi. Ma non solo: per dire, il 10 giugno 1872 presso Sotheby’s vi fu una grandiosa asta organizzata da Jules Sambon.

E la sua vita privata? Altrettanto interessante: sposò infatti Laury Elizabeth Day, una parente, così pare, dello scrittore Charles Dickens e discendente del famoso navigatore danese Vitus Bering, quello che ha dato il nome allo Stretto di Bering!

Cosa vendeva ai grandi musei l’attivissimo Jules Sambon? Tra i vari capolavori, il corredo della tomba Bernardini di Palestrina che fu però acquistato dalla Stato italiano nel 1877 ed è conservato dal 1969 presso il Museo di Villa Giulia, nonchè gli affreschi della tomba François di Vulci, oggi presso Villa Albani, sempre a Roma. Era, ovviamente, un periodo in cui l’archeologia pubblica era ancora in embrione e si poteva vendere materiale proveniente da scavi e “razzie” di ogni genere.

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Tra le raritò della collezione Sambon, anche un esemplare dei 10 centesimi murattinani del 1813 come questo: la moneta esitata nel 1921 da Canessa realizzò ben 2000 lire

In ambito numismatico fu sicuramente il più importante commerciante di monete della sua epoca in Italia: numerosissimi i cataloghi di vendite, circa una quarantina. Queste aste presentavano non solo rilievo per la consistenza delle raccolte poste in vendita, ma anche per la provenienza, come quella del famoso collezionista Amilcare Ancona (il quale, come noto, dopo aver venduto la sua collezione numismatica nel 1884, poi decise di ricostituirsene una nuova).

Tuttavia, l’asta più importante fu quella che portò la vendita della collezione dello stesso Jules Sambon, messa insieme in tanti anni di febbrile passione. Siamo a Milano, 5 aprile 1897: monete dell’Italia meridionale, dal medioevo all’età moderna. Un’asta numismatica che fu un vero successo e fece epoca.

Le monete di Italia meridionale e Sicilia furono la grande passione di Sambon: ecco catalogo e tavole della vendita Canessa del 1921 in cui la raccolta fu esitata assieme alla Giliberti

Jules Sambon, in ogni caso, non vendette solo monete. Mise all’asta la quadreria Barbarigo di Venezia, la pinacoteca messa insieme dalla famiglia Della Torre Rezzonico Giovio, la galleria dei marchesi Costabili di Ferrara, la collezione dei conti Lucini Passalacqua di Milano (incanto tenutosi, quest’ultimo, nel foyer del Teatro alla Scala di Milano).

Tra gli altri capolavori, fu Jules Sambon a vendere il San Sebastiano di Andrea Mantegna, oggi alla Ca’ d’Oro di Venezia, proveniente dalla collezione del chirurgo Antonio Scarpa, docente a Pavia, che aveva dato vita alla pinacoteca Scarpa di Motta di Livenza. Ma vendeva anche libri e autografi, e non solo, dato che si ha traccia di un importante lotto di stoffe copte ceduto al Museo Poldi Pezzoli di Milano.

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Jules Sambon ritratto in una foto in età avanzata e in una bella placchetta in bronzo modellata dallo scultore Lodovico Pogliaghi 

Jules Sambon fu, in ogni caso, soprattutto un espertissimo studioso di monete, principalmente dell’Italia meridionale. La sua collezione era magnifica, la più importante mai costituita assieme a quella del “re numismatico” Vittorio Emanuele III. E non è finita: pubblicò anche opere in campo numismatico, tra cui accenniamo il Repertorio generale delle monete coniate in Italia e da Italiani all’estero dal secolo V al XX nuovamente classificate e descritte, uscito a Parigi nel 1912 e dedicato al re d’Italia, suo cliente e anche “concorrente” come studioso e raccoglitore.

Sambon organizzava anche delle mostre dove presentare le sue raccolte di antichità: in occasione della grande Esposizione teatrale di Parigi del 1908, al Louvre, Sambon portò le sue antichità greche e romane (si parla di circa seicento pezzi). Queste esposizioni, ovvio, erano anche delle grandi trovate pubblicitarie per la sua fiorente ditta! La sua ampia collezione di oggetti teatrali oggi si trova al Museo della Scala di Milano con alcuni pezzi che vengono custoditi nel Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano di Roma.

Monete da un grano e due grani dell’assedio di Siracusa del 1734-1735: appartenute alla collezione Filippo Patti, provenivano entrambe dall’asta Sambon-Giliberti

Non tutto, però, finisce in bellezza, anche per coloro che sembrano così fortunati. Infatti agli inizi del Novecento Sambon si scontra con il nuovo approccio che lo Stato italiano intende attuare per la tutela del patrimonio artistico. Ovviamente i mercanti d’arte non erano d’accordo con le nuove normative, perché si trattava di una vera e propria minaccia per la loro attività.

È sul piatto, non a caso, la modifica della Legge n. 185 del 12 giugno 1902, imponendo il divieto di esportazione per due anni di qualsiasi oggetto proveniente da scavo e delle opere di “sommo pregio” registrate nel catalogo del Ministero della Pubblica Istruzione, all’epoca in fase di redazione. E si arriverà così alla Legge n. 242 del 27 giugno 1903, uno dei capisaldi normativi nella storia della tutela dei beni culturali in Italia.

jules sambon antiquario numismatico monete antichità archeologia beni culturali legge tutela commercio collezione asta napoli milano parigi romaTra i capolavori in moneta venduti da Sambon (in questo caso in collaborazione con la ditta Sangiorgi, nel 1907) anche la decadracma di Siracusa della collezione Martinetti Nervegna

Cosa fa allora Sambon? Fonda, vulcanico com’è, una Società di protezione della proprietà privata e del libero commercio degli oggetti d’arte che raggruppa commercianti e esponenti di questa categoria al fine di portare avanti rimostranze, in ordine all’iniziativa statale, da inviare direttamente al Senato del Regno. Ma non è finita. Il mercante – siamo nel giugno del 1903 – si trova anche invischiato in un caso giudiziario per l’asta della collezione di Damiano Muoni, successore di Cesare Cantù alla direzione dell’Archivio di Stato di Milano.

Ma cosa accadde? Una volta iniziata la vendita da parte degli eredi, il Ministero dell’Interno ottenne il sequestro della collezione perché nella stessa si trovavano “manoscritti che avevano anticamente fatto parte degli Stati cessati, e in ispecie alcuni documenti sforzeschi di importante valore storico ed economico”.

Sono circa quaranta, molti dei quali corposi per numero di lotti e per pregio dei materiali, i cataloghi di vendite pubbliche curati dalla ditta di Jules Sambon

Il Tribunale Civile di Milano, dopo due anni, assolve tutti, stabilendo che la collezione Muoni era un bene privato e non pubblico e giudicando illegittimo il provvedimento del Ministero. Tuttavia Jules Sambon, visto il vento contrario e mosso da un pragmatismo invidiabile, decide di abbandonare l’Italia e di trasferirsi, armi e bagagli, nella vicina Francia. E questo, chiaramente, a causa della nuova legislazione a tutela delle antichità.

Si stabilisce a Parigi e si ricongiunge con il figlio Arthur, anch’egli valente numismatico. Vediamo cosa dice in merito lo stesso Sambon (padre): “Almeno qui sono sicuro che le poche cose messe da parte per la vecchiaia sono mie e non mi tormenta il dubbio che le patrie leggi potranno un giorno o l’altro confiscarle!”.

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Jules Sambon, prima di concludere la sua vita a Londra, trascorse molti anni a Parigi dove viveva e lavorava il figlio Arthur, anch’egli valente studioso e numismatico

Il mensile fiorentino L’Antiquario, emblematicamente, commenta: “Così scrive un cittadino italiano che conseguì in Italia l’agiatezza dopo cinquant’anni di onesto lavoro e che abbandonò la patria impaurito dagli attentati alla proprietà dei moderni Catoni proprietari di sole chiacchiere e che, pur di giungere, non sottilizzano sulla scelta del mezzo!”. Mentre L’Illustrazione Italiana nel 1911 spiega, molto più diplomaticamente, che “sette anni sono, Sambon volle avvicinarsi ai propri figli – uno dei quali è stabilito a Parigi e l’altro a Londra – e scelse Parigi come propria residenza definitiva”.

Jules Sambon si spegne il 6 maggio 1921 a Londra, nella casa di un altro figlio, Louis, nel quartiere di Hampstead, all’invidiabile età di 85 anni, per causa di una polmonite.