Eccoci a narrare una nuova vita dedicata alla numismatica, una nuova puntata alla scoperta di personaggi del passato che hanno lasciato un segno nella nostra comune passione per le monete: stavolta tocca ad un numismatico del tutto particolare e questa volta non italiano, il barone Alessandro Boutkowski Glinka (Charkiv, Ucraina 1831 – Parigi, Francia 1895).
Se qualcuno ha già nella propria biblioteca numismatica il Petit Mionnet de poche ou Rèpertoire pratique a l’usage des numismatistes en voyage et collectionneurs des monnaies greques, avec indication de leurs prix actuels et de leur degré de rareté, edito a Berlino nel 1889, sa già di chi sto parlando, ma per tutti gli altri ecco un po’ di biografia, aiutati in questo nientemeno che dal grande Francesco Gnecchi, compilatore del suo necrologio, apparso sulla Rivista Italiana di numismatica anno 1896, pagine 485-486.
Più che un vero scienziato – è lo Gnecchi che parla – il barone Alexandre Boutkowski-Glinka era un erudito e un compilatore. Un erudito alla maniera ottocentesca ovviamente. Appassionato cultore della numismatica e minuzioso nelle sue ricerche, era dotato di una memoria straordinaria, pubblicò solo una parte dei suoi lavori, e quelli ancora manoscritti “potranno certo offrire dell’utilità agli studiosi”, questo l’augurio di Frencesco Gnecchi – e siamo nel 1895 – ma non so se poi qualcuno abbia pubblicato anche questi studi e nemmeno dove si possano trovare gli originali, tenuto conto della fine miserrima che il nostro dovette subire… Ma ne riparleremo più avanti.
Il Petit Mionnet de poche… compilato cal barone Alexandre Boutkowski-Glinka e pubblicato a Berlino nel 1889
Il barone Alexandre Boutkowski-Glinka era nato il 19 luglio 1831 a Charkow (Charkiw), nell’odierna e martoriata Ucraina. Sapete chi era stato suo padrino? L’imperatore di Russia Alessandro I. Quindi vuole dire che la sua famiglia era molto importante, no? Fu per parecchi anni anche segretario del principe di Sassonia-Coburgo, con uno stipendio di 1000 franchi mensili, ma non si riesce a capire se il suo “datore di lavoro” fosse Alberto, il futuro marito della Regina Vittoria, o un altro principe meno conosciuto della stessa casata.
Il nostro amico nel 1877 iniziò a Lipsia la pubblicazione del di un dizionario numismatico, definito una “guida per l’amatore, l’esperto e il compratore delle monete romane imperiali”. Un’opera minuziosissima – sempre a detta dello Gnecchi – in tutti i particolari relativi a ciascuna moneta, ai diversi esemplari conosciuti e appartenenti alle diverse collezioni vendute, ai prezzi di vendita e così via.
Lo Gnecchi poi ci confida che “per quanto squilibrato, come era la mente dell’autore, è talvolta interessante e istruttivo; ma il dizionario sarebbe divenuto necessariamente un’opera colossale, se portato a termine”. Sappiamo che invece si fermò nel 1884 al terzo volume, ovvero proprio al termine delle monete di Augusto.
Due volumi dell’ambizioso Dictionnaie numismatique… che rappresentò il più ambizioso progetto editoriale del numismatico ucraino
Nonostante ciò il barone Alexandre Boutkowski-Glinka fece un tentativo per proseguire l’ambiziosa opera e, per tramite della famosa ditta Spink & Son di Londra, annunciò come pronti per i torchi i volumi IV, V e VI, i quali illustravano le monete di Tiberio e di Claudio.
Tuttavia, come molto spesso accade anche ai nostri giorni, non era facile stampare opere di numismatica, per cui l’edizione era subordinata ad un numero sufficienti di sottoscrizioni; queste, purtroppo, mancarono “quasi completamente”, ed ecco che quindi il dizionario rimase per sempre incompleto.
Nel 1889 compare però l’opera che ho sopra citato, il Petit Mionnet de poche, repertorio pratico delle monete greche, dedicato soprattutto per il piccolo formato ai numismatici e raccoglitori, insomma ai nummofili in viaggio, un tascabile quindi.
Il titolo infatti è “il piccolo Mionnet da tasca” e Théodore Edme Mionnet (Parigi 1770-1842), come forse sapete, è un famosissimo numismatico francese, ideatore anche della cosiddetta “scala”, per misurare il diametro delle monete, che porta il suo noma.
Ma cosa ha fatto con questo tascabile il barone Alexandre Boutkowski-Glinka? Ha riassunto niente meno la voluminosa opera del Mionnet, aggiungendo monete prima non conosciute, una monografia generale delle monete greche, con i loro tipi, la rarità e il prezzo commerciale.
Come dimostra questo opuscolo pubblicato nel 1892, il brone Alexandre Boutkowski-Glinka si occupava in modo eclettico anche di archeologia e altre discipline
Nonostante l’operetta fosse certamente utilissima – fa fede il giudizio dello Gnecchi – anche questa “non ebbe presso il pubblico quel favore, che l’autore giustamente si aspettava”. Sfortunato anche qua, insomma, ma non è finita per il nostro: vediamo un po’ e torniamo indietro nella sua vita privata…
Dopo aver dissipato un ragguardevole patrimonio ereditato dalla famiglia, e quindi dopo essere stato assunto dal principe di Sassonia-Coburgo, come già detto, il povero barone Alexandre Boutkowski-Glinka si ritrovò nell’indigenza. Fu costretto a languire “stentatamente” per parecchi anni a Parigi dando lezioni di greco, di russo e di tedesco, ma anche questo non fu sufficiente, tanto si ridusse infatti negli ultimi anni a vivere di elemosina in una piccola stanza in Rue Dupin.
Alla fine morì abbandonato da tutti e “come l’ultimo sconosciuto” all’Hòpital de la Charité. Francesco Gnecchi confida di averlo conosciuto di persona nel 1888 a Milano, intessendo poi una fitta corrispondenza con lui, dapprima iniziata con argomenti numismatici per finire poi per “diventare una esposizione di miserie veramente degne di compassione, tanto più pensando al brillante passato” (parole del grande numismatico italiano).
L’Hòpital de la Charité di Parigi, il luogo dove lo studioso morì, solo e in povertà, nel 1895
Per dire, nel luglio 1895 (quindi pochissimi mesi prima di morire), il barone scriveva, triste e sconsolato, allo Gnecchi “Abandonné de tout le monde, je me console dans ma solitude en mettant la dernière main sur un ouvrage qui va paraitre l’anné prochaine et qui aura pour titre: Venus, son culte et ses attributs au point de vue numismatique – in 8° de 600 p. avec nombreuses figures dans le texte”.
Ma non è finita: il barone Alexandre Boutkowski-Glinka, pochissimi giorni prima della morte, scriveva di nuovo a Francesco Gnecchi. Siamo al 6 ottobre 1895 (per inciso non si conosce il giorno della morte, ma quindi avvenne dopo il 5).
E cosa scrive? Nella lettera fra l’altro precisava “n’ayant aucune ressource j’en suis arrivé à la période suraigue de crise pour l’existence; ja meurs littéralment de faim, sans parler d’autres privations, qui m’accablent davantage”. Insomma gli confidava che stava morendo “letteralmente di fame”.
Domanda? Se Francesco Gnecchi era così nel dettaglio a conoscenza dell’indigenza in cui si trovava il barone Alexandre Boutkowski-Glinka, perché non decise di aiutarlo? Sappiamo che le risorse economiche non gli mancavano, ed era evidente, dalle lettere, che il nobiluomo ucraino fosse all’ultima spiaggia e confidasse fermamente in un atto di liberalità del grande numismatico e pittore italiano, peraltro proveniente da una famiglia facoltosa di imprenditori della seta (basti pensare alla grandiosa collezione di monete che era riuscito ad accumulare, acquisita nel 1923 dal Museo nazionale romano).
Non possiamo interpretare queste lettere dolorose in questo modo? Forse troppo poco – mi verrebbe da dire – riportare nel necrologio che abbiamo preso in esame la seguente amara riflessione “E giusto un compianto alla sua infelice memoria!” ma anche proseguendo con queste parole “dopo una vita accidentata e avventurosa, terminava nello scorso ottobre a Parigi i suoi giorni nel modo più miserevole il Barone Alessandro Boutkowski”, così come assai facile commentare con “sic transit gloria mundi”, sempre a firma Francesco Gnecchi.
Il bronzo inedito di Massimiliano Erculeo procurato a Francesco Gnecchi dal barone Alexandre Boutkowski-Glinka e pubblicato nella RIN del 1897
Aggiungo infine che nel 1897 Francesco Gnecchi pubblicò un contributo dal titolo Bronzo inedito di Massimiano Erculeo nel quale, guarda caso, precisava fin dall’inizio “Alla breve memoria sugli ultimi dupondii può far seguito e completamento la descrizione di un curioso bronzo di Massimiano Erculeo” – e adesso state attenti – “che mi venne tempo fa procurato dal compianto Boutkowski e che non ho mai descritto finora, non avendo mai saputo decidere a quale categoria di bronzi attribuirlo”. Sicuramente, nella stesura del contributo avrà pensato più di una volta al nostro barone e alla sua infelice esistenza.
Noi invece non possiamo non riflettere su quanto fosse stato umiliante e doloroso per il barone Alexandre Boutkowski-Glinka supplicare così espressamente un aiuto per non morire “come un cane”, aiuto che non giunse, da quanto abbiamo avuto modo di apprendere, mai da nessuno.
Reputo pertanto che, anche per questo, dobbiamo ricordarci del barone Alexandre Boutkowski-Glinka, oltre che per la sua figura di grande numismatico ed erudito studioso.