Con la biografia di Edoardo Martinori, eccoci giunti a una nuova puntata di Una vita per la numismatica. Pensando al “numismatico tipo” oal collezionista di monete, molti immaginano un personaggio con gli occhiali spessi, meglio se calvo e sicuramente ingobbito da giornate trascorse a studiare libri e ad ammirare i propri nummi; insomma un “figuro “anche fisicamente opposto all’atleta, abituato a vivere nell’oscurità delle biblioteche e dei musei anziché a trascorre ore spensierate all’aria aperta.
E invece il nostro Edoardo Martinori, meno conosciuto rispetto ad altri numismatici italiani e di cui ricorrono quest’anno i 170 anni dalla nascita, non solo ci farà ricredere su tutte queste teorie sballate ma ci insegnerà anche tantissime altre cose.
Diciamo fin da subito che, senza dubbio, è probabilmente il più poliedrico numismatico che possiamo incontrare nel panorama mondiale e sicuramente un esempio per tutti e utilissimo per confutare le teorie che abbiamo sopra evidenziato. Prima di dedicarci alla sua biografia riassumiamo quello che fu: numismatico, viaggiatore e alpinista, pioniere in Italia della pratica dello sci e quindi storico e scrittore ma anche fotografo e collezionista.
Tuttavia non basta: Edoardo Martinori era ingegnere e, coltivando vastissimi interessi, divenne una figura che viene così definita: “Raffinato intellettuale, viaggiatore sportivo e conoscitore di mondi lontani”. Ricoprì anche la carica di vicepresidente dell’Istituto italiano di numismatica, tanto per ritornare nel nostro argomento.
Tra le rarissime immagini fotografiche di Edoardo Martinori giunte fino a noi, a sinistra il nostro in tenuta da alpinista e a destra, in età avanzata, in uno scatto di famiglia
E se, da un lato, la passione per l’alpinismo lo portò ad essere (siamo nell’anno 1873) tra i fondatori della sezione romana del Club alpino italiano con Quintino Sella, dall’altro fu anche socio della Società geografica italiana.
Innumerevoli le sue escursioni in quota ma anche le sue escursioni in paesi sperduti, come il viaggio in Lapponia, dal quale porterà in Italia i primi sci (anno 1886). La sua attività di storico e topografo gli consentì di scrivere il volume dal titolo Lazio turrito ma anche una serie di volumi dal titolo Le Vie Maestre d’Italia, opera in cui “materiali archivistici, aneddoti, cartografia storica e sopralluoghi diretti offrono una testimonianza viva, profonda e dettaglia del paesaggio, percepito sia in chiave storica che naturalistica”, come ci ricorda un autore, ma ebbe il tempo di recarsi anche in Eritrea per confezionare un reportage fotografico su quelle terre d’Africa, all’epoca ancora italiane.
Ma vediamo più nel dettaglio la sua biografia, dopo aver aperto gli occhi sulla sua figura. La famiglia di Edoardo Martinori era di origini dalmate, incarnava una dinastia di scalpellini insediatasi a Roma nel periodo dell’unità d’Italia. Per dire, il padre e il nonno del nostro furono affermati marmorari tanto da avere avuto – durante i pontificati di Gregorio XVI e Pio IX – il monopolio sui restauri marmorei delle chiese cittadine.
Studiò alla Scuola di applicazione per ingegneri che si trovava presso la Basilica di san Pietro in Vincoli dove si laureò giovanissimo (a soli vent’anni), ma fu anche uno dei più ammirati frequentatori dei salotti romani, spesso in compagnia “delle sue elegantissime e belle quattro sorelle”, come ci ricorda un autore (Antonia Lucarelli).
Villa Martinori a Narni, in provincia di Terni, come appare oggi: era il luogo prediletto dallo studioso che la trasformò in un vero e proprio museo
Pare che il nostro Edoardo avesse, su commissione paterna, ridisegnato anche il pavimento cosmatesco durante i lavori di sistemazione della Chiesa di santa Maria in Trastevere, eseguiti poi dalla ditta familiare.
Ma che temperamento aveva? Era esuberante e, spinto da curiosità per tutte le cose nuove, ogni impresa sportiva lo affascinava. Ricordiamo che l’occasione per sfogare la sua audacia gli venne quando l’aeronauta francese Godard giunse a Roma col suo pallone libero… e lo lanciava in aria da Piazza del Popolo lasciando sbalorditi tutti i presenti.
Ebbene, Edoardo Martinori, con l’amico Ippolito Bondì, si accordò col Godard e si cimentò nell’impresa che si concluse tuttavia con un movimentato atterraggio di fortuna vicino al mare. Ma tutta la sua pericolosa esuberanza gli giocò anche un brutto scherzo. Aveva appena trent’anni quando un tuffo sfortunato in mare lo rese inabile per moltissimo tempo.
Da quell’incidente rimase impedito nei movimenti di una gamba e della parte sinistra del corpo. Tuttavia, dotato com’era di grande intelligenza e di non comune forza d’animo, Edoardo Martinori fu in grado di reagire in modo magnifico a quella sventura.
Uno dei pezzi più belli della collezione di Edoardo Martinori venduta nel 1913: Modena, Cesare d’Este (1597-1628), doppio ducatone 1612
Dopo una lunghissima convalescenza riprese a praticare sport, nonché l’archeologia, l’esplorazione di luoghi nuovi e soprattutto il podismo; era amante della terra, delle sue vie, delle selve, dei monti, dei mari, amante curioso e fedele, irrequieto e “memore di nostalgica memoria” (G. Gabrielli). Aggiungiamo che fu assieme al grande amico Quintino Sella, compagno di ardimentose imprese, che scalò per la prima volta il Terminillo.
L’impresa più grande in assoluto resta però la scalata del Gran Sasso, la vetta appenninica inviolata che faceva paura agli scalatori più esperti e che Edoardo Martinori affrontò per ben 38 volte avendo per compagni d’impresa di volta in volta Cesare Pascarella, Enrico Coleman e tanti altri.
Fu anche eccezionale ed instancabile camminatore: si recò una prima volta da Roma a Catania e, successivamente, sempre a piedi, effettuò il viaggio da Roma a Milano. A quasi quarant’anni arrivò l’amore: si chiamava Erminia Rossi. Si sposarono nel 1893 e approfittò della luna di miele per fare il suo primo viaggio intorno al mondo! Dove? Montagne Rocciose, il monte Abu in India, il Fujiama in Giappone, i vulcani dell’Isola di Giava.
Ma veniamo ora all’Edoardo Martinori studioso di numismatica. Amava l’arte e quanto veniva a contatto con oggetti di un certo valore si risvegliava in lui la passione del collezionista, tanto da spedire in Italia una quantità di oggetti che raccolse nella sua curiosa casa di Narni. Nella cittadina umbra infatti aveva acquistato un antico convento francescano che aveva trasformato in un museo. Qui, fra i tantissimi oggetti vi era anche una mummia, che si diceva fosse di una principessa, riportata da un viaggio in Egitto.
Tra le opere più importanti di Edoardo Martinori i 24 fascicoli degli Annali della zecca di Roma
Furono tuttavia le monete la più grande passione di Edorado Martinori. Diventato esperto numismatico riuscì a metterne assieme una ricca collezione. Ma non si accontentò di accumularle, scrisse – tra le altre sue opere – il famoso dizionario enciclopedico intitolato La moneta. Vocabolario generale, edito nel 1915, ed inoltre compilò 24 fascicoli di Annali della Zecca di Roma papale e senatoriale pubblicati poi dall’Istituto italiano di numismatica.
Di quasi tutti i suoi scritti Edoardo Martinori fu ideatore ed editore. Le su pubblicazioni venivano regalate a quelli che andavano a trovarlo, soprattutto a Natale. Morì nel 1935 e venne sepolto sul Gran Sasso, sopra il rifugio Garibaldi, in un tumulo piramidale.
Ma ritorniamo alla sua passione per le monete e vediamo come scriveva. Il suo La moneta. Vocabolario generale riporta, oltre a migliaia di lemmi, 1600 fotoincisioni e 140 tavole. Edito nel 1915 quando, il nostro aveva circa sessant’anni, è ancora oggi un testo fondamentale.
Nella pagina Al lettore – vergata il 25 dicembre 1914 – Edoardo Martinori scrive: “Stuart Mill ha lasciato detto, con molta ragione, che ogni definizione deve essere provvisoria e progressiva. Così provvisorio e progressivo, a maggior ragione, deve essere un vocabolario che tratta di una scienza come la Numismatica, che continuamente si arricchisce per nuovi studi, indagini e scoperte; non definitivo perciò è questo lavoro che ora viene pubblicato e cui faranno seguito altri supplementi.
La maestosa opera La moneta. Vocabolario generale del 1915 era all’epoca uno strumento modernissimo di conoscenza e ancora oggi rimane imprescindibile per i numismatici
Questo vocabolario lo si è chiamato generale perché tratta della Moneta di tutti i tempi e di tutti i paesi, considerata sotto innumerevoli rapporti, geografico, storico, metrologico, anedottico, economico, etimologico, artistico ecc.”. Il tutto seguito da una precisazione: “Ma come i dizionari e i vocabolari di tutte le nazioni assegnano la parte più ampia al proprio paese, così questo si diffonde maggiormente ad illustrare le monete che concernono l’Italia”.
Un’opera incredibile, circa 600 pagine ricchissime e dettagliate, che non può mancare in una biblioteca numismatica. Ma vediamo qualche definizione: “Carambola. Prese in Firenze questa denominazione lo Scudo di Fiandra che si cambiava con Lire tosc. 8,6,8 ed in Lire nuove italiane 7, come rilevasi dalla tariffa del 1839”.
Passiamo a “Carapace. E’ così generalmente detta dai sino-numismatici la più antica moneta metallica cinese che rimonta a parecchie migliaia di anni prima di Cristo. E’ in forma di uno scudo di difesa e porta una sbarra a traverso nella parte concava”.
Ultima definizione che riportiamo tra le migliaia del libro “Florin de Stramprade. Deve il nome a Godert de Stramprade, maestro di zecca (1369-1394) che coniò questa moneta per Rinaldo III (1371) duca di Gueldre”. A proposito, questo libro è stato ristampato dalla Multigrafica Editrice nel 1977, segno della continua attualità del testo.
Ma dove sono finite tutte le monete del nostro? Dal Catalogo delle monete di Zecche Italiane componenti la raccolta del Cav. Ing. Edoardo Martinori in vendita all’asta pubblica per cura di P.&P. Santamaria, numismatici, 1913, capiamo tante cose: sono ben 403 le pagine, con 55 tavole fuori testo con la riproduzione – attenzione – di 4285 monete quasi tutte fronte e retro.
Quello della collezione Martinori viene definito “imponente catalogo sulla ricchissima collezione di Edoardo Martinori, ingegnere per formazione accademica, alpinista e viaggiatore per passione, dalmata per provenienza familiare, romano per nascita […]”.
Altre due monete ex collezione Edoardo Martinori: in alto un grosso senatoriale per Roma di Brancaleone d’Andalò (1252-1258) e in basso un testone di Sede Vcante 1591 con stemma del camerlengo Enrico Gaetani
Ma non solo “la presenza di vari pezzi unici o inediti, la dovizia della rarità e della splendida conservazione, nonché la mole della raccolta stessa, non possono non imporsi a chiunque abbia una sia pure leggera conoscenza delle cose numismatiche”.
Contrariamente alla collezione numismatica, quella riguardante oggetti antichi, in parte, riuscì a salvarsi, come fece la mummia di Narni, che Edoardo Martinori aveva deciso di non vendere. Ma dove si trova adesso? Presso il Museo di Narni, nella sezione archeologica, a Palazzo Eroli.
Questo reperto, una mummia e un sarcofago ligneo provenienti dall’Egitto e giunti a Narni, come abbiamo visto, grazie alla stravagante personalità di Edoardo Martinori, risale al IV secolo a.C.; la mummia però non appartiene al prezioso sarcofago, ricco di scene funerarie, perché è quella di una giovane donna incinta di vent’anni e di etnia nubiana (etiope e non egiziana quindi), morta per “una tenia provocata da carne di maiale cruda”.
La mummia portata dall’Egitto dall’instancabile viaggiatore Edoardo Martinori
Secondo alcuni potrebbe trattarsi della mummia dell’Aida di Giuseppe Verdi. Diciamo che se non avesse venduto le monete adesso potremmo ammirarle, forse, ancora tutte assieme vicino alla mummia, ma a volte così vanno le cose.
La mummia arrivò al Comune nel 1938, quindi tre anni dopo la morte dei Edoardo Martinori. Aida era una giovane principessa etiope fatta schiava dagli egizi, come sapete. Visse un amore segreto con il generale Radames. Lui fu poi condannato a morte per tradimento, lei scelse di essere sepolta viva al suo fianco.
L’egittologo Auguste Mariette, che aveva proposto a Verdi la leggenda dell’Aida, era quello che aveva curato gli scavi in Egitto proprio relativi a questa vicenda (tempio di Horo ad Edfu). Ramose è il nome del sacerdote inciso nel sarcofago di Narni, Radames è il nome del protagonista dell’opera di Verdi, chissà… Forse Aida riposa nel sarcofago di Radames per un abbraccio eterno, nel cuore dell’Italia, grazie al grande numismatico Edoardo Martinori!
Il sepolcro dell’ingegnere, numismatico, esploratore, alpinista Edoardo Martinori
Ultima cosa: perché sul monumento funebre piramidale posto sul Gran Sasso – che vedete in foto – la data di nascita del nostro è 1853 anziché 1854?