Un curioso esemplare con valore di 2 lire: riproduzione nata come souvenir di produzione privata o per tentate di frodare qualche collezionista?

 

di Antonio Castellani | Un lettore ci ha mostrato un curioso esemplare rinvenuto in un cassetto. L’oggetto presenta le stesse impronte della moneta da 2 lire del Vaticano coniata nel 1941 in 270.000 pezzi presso la Regia Zecca di Roma, a nome di papa Pio XII. Sul dritto lo stemma con fiocchi, chiavi e tiara e la legenda PIVS . XII . PONTIF | EX . MAXIMVS . A . III con, ai lati dello stemma, la data 19 | 41.

Sul rovescio è raffigurato, riprodotto specularmente, il Buon Pastore dei Musei Vaticani, frammento di sarcofago risalente al III-IV secolo rinvenuto nella Catacomba di San Callisto a Roma. Ai lati il valore L. | 2, in cerchio STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO, in esergo MISTRVZZI e A. MOTTI INC.

2 lireLa statua, iconica nella sua bellezza, raffigura Gesù Cristo come giovane pastore, imberbe, con i capelli che gli scivolano in lunghi riccioli a coprire le orecchie e la testa rivolta verso destra. L’immagine di questa figura è completata da una tunica senza maniche e da una sporta a tracolla. Il pastore è raffigurato mentre porta un agnello sulle spalle.

L’esemplare che presentiamo, tuttavia, non è coniato in acmonital al peso di 10 grammi e con il diametro consueto di 29 millimetri per 2,2 di spessore. Il peso è infatti di 11,45 grammi per un diametro di 28,7 millimetri.

Questa “2 lire”, inoltre, è dorata e, dalle imperfezioni della doratura, emerge un colore scuro che fa pensare ad una lega vile tipo antimonio, dal suono “sordo”. Inoltre, osservando il taglio – rigato. come negli esemplari originali – si evidenzia come questo curioso oggetto numismatico sia stato ottenuto accoppiando due lamine recanti, separatamente, le impronte del dritto e del rovescio delle 2 lire vaticane del 1941.

Come venne realizzato questo curioso oggetto? Probabilmente con un processo genericamente definibile come “galvanoplastica”. Detto anche elettrotipizzazione, è un metodo chimico per formare parti metalliche che riproducono esattamente un modello.

Il metodo venne ideato da Moritz von Jacobi in Russia nel 1838 e fu immediatamente adottato per applicazioni nella stampa e in altri campi. Come si legge in un trattato del 1890, l’elettrotipizzazione produce “un facsimile esatto di qualsiasi oggetto avente una superficie irregolare, sia che si tratti di una lastra di acciaio o di rame incisa, di un legno tagliato o di un tipo di montaggio, da utilizzare per la stampa; o una medaglia, un medaglione, una statua, un busto o anche un oggetto naturale, per scopi artistici”.

Già nel XIX secolo, molti musei spesso mostravano elettrotipi di monete antiche invece degli originali e gli  appassionati potevano acquistavare elettrotipi per le loro collezioni private. Nel 1920, il Victoria and Albert Museum in Inghilterra aveva acquisito quasi mille copie elettrotipate di importanti oggetti dalle collezioni di altri musei europei.

2 lirePerché, tuttavia, qualcuno dovrebbe essersi impegnato a creare una copia elettrotipica di una moneta del tutto comune come le 2 lire di Pio XII del 1941? Pechè “copiare” per galvanplastica le due facce e poi incollarle accuratamente insieme?

Forse per venderle ai pellegrini come souvenir nei pressi di San Pietro o di altri luoghi della Città Eterna, o magari per tentare di frodare qualche collezionista sprovveduto con un “pezzo unico” che tale non è?

Chi disponesse di informazioni ulteriori o avesse incontrato o visto esemplari analoghi, sul modello delle 2 lire vaticane o di tipi diversi, si faccia avanti!