Tra le tante medaglie con ritratto del duce Benito Mussolini, risalenti al periodo fascista e che andranno all’asta a San Marino, nell’incanto Artemide LXI del 4-5 maggio, al lotto 1111 ne figura uno davvero particolare. Si tratta di una medaglia premio per benemerenza coniata in oro, appena 24 millimetri di diametro per 8,44 grammi di peso coniata dalla Regia Zecca di Roma.
L’esemplare, censito già da Gianfranco Casolari nella sua opera 25 anni di storia. Medaglie e decorazioni mussoliniane 1922-1945 (Aes Rude, Rimini 1996) a pagina 514 (n. sd/253), potrebbe all’apparenza passare come una delle tante coniazioni dello Stato fascista, con il dritto raffigurante un’Italia turrita rivolta a sinistra e il classico fascio littorio in secondo piano, appena accennato nel rilievo a differenza del profilo femminile che domina il tondello.
La rarissima medaglia fascista di benemerenza in oro in asta Artemide LXI
Una personificazione dell’Italia molto particolare
Profilo femminile? Attenzione, perché il volto in questione non è quello di una giovane donna dai tratti classicheggianti, o di una fiera Italia guerriera – come siamo abituati a immaginarlo – bensì niente meno che quello del duce del fascismo, con folta capigliatura di donna e capelli raccolti in uno chignon sulla nuca.
La medaglia, senza data, è punzonata con la Z coronata e firmata P.T., autore di cui Casolari non ci svela il nome ma che dovrebbe corrispondere a Pio Tailetti, nato a Roma nel 1871 e morto nella capitale nel 1948 e che nel periodo 1914-1939 è più volte citato nelle relazioni operative della Regia Zecca come autore di medaglie di benemerenza, di guerra, commemorativi e con ritratti. Un artista poco noto ma che, per un decennio circa, fu di fatto il principale incisore di coni dell’officina monetaria italiana.
Un’altra creazione di Pio Tailetti del 1926, stavolta con un ritratto del duce decisamente “macho”
Tailetti firma anche altre medaglie con ritratti di Mussolini, ad esempio quella della Coppa delle Nazioni 1926, concorso ippico internazionale che si svolge a Napoli nel maggio di quell’anno. Di notevole rarità anche questa, è conosciuta in oro nell’importante diametro di 50 millimetri per un peso di quasi 75 grammi.
Una gaffe nel culto mussoliniano della personalità?
Tornando al curioso soggetto della medaglia al centro di queste righe, una raffigurazione che oggi definiremmo fluid gender, viene spontaneo chiedersi se Mussolini abbia approvato o gradito – al netto del culto della personalità che caratterizzò la sua lunga parabola di potere – questo “camuffamento”.
Aurelio Mistruzzi, nel 1925, modella questa famosa medaglia con Mussolini “timoniere dell’Italia”
Certo, dare all’Italia i tratti del duce poteva essere considerato la massima espressione di identificazione tra il capo del Governo e la nazione, tra un popolo e il suo destino. Tuttavia, sappiamo bene che Mussolini fece sempre della virilità una delle sue bandiere, un timone da tenere ben fermo nelle operazioni di propaganda. A questo proposito, basti pensare al progetto di biglietto di Stato da 10 lire (che sarebbe poi stato ripreso in periodo di Luogotenenza, sul quale apparivano due nudi maschili e che il dittatore definì “orribile, super-balcanico” (leggi qui un approfondimento).
E allora perché Mussolini lasciò che questa medaglia (peraltro molto rara) che lo vedeva ritratto come donna venisse realizzata e conferita? Una clamorosa svista nelle maglie del sistema di “gestione dell’immagine” del duce? Oppure un ego talmente smisurato da accettare anche quell’identificazione con l’Italia che, tuttavia, lo faceva somigliare più a una nerboruta massaia delle campagne romagnole che a una figura allegorica ispirata a modelli classici? Il mistero rimane.