Venne consegnata a poche personalità una inconsueta medaglia fascista coniata nel 1926 disegnata da Florestano Di Fausto e incisa da Ulderico Conti
di Giancarlo Alteri | Cinquantasei gentiluomini riuniti a Philadelphia, nel 1776, per sancire la secessione dalla madrepatria e gettare le basi per la nascita di una nuova nazione: si trattava dei rappresentanti delle tredici colonie inglesi del Nord America.
Era il 4 luglio e con la firma della Costituzione nascevano gli Stati Uniti d’America. I rapporti fra quella nuova nazione e l’Italia, allora ancora semplice “espressione geografica”, furono fin dall’inizio abbastanza intensi; avrebbero raggiunto il culmine da lì ad un secolo.
Il legame tra Italia e Stati Uniti fra XIX e XX secolo
Decine di migliaia di italiani, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, si imbarcarono diretti in America, con pochi soldi ma tante speranze di iniziare colà una nuova vita, più agiata e più giusta di quella che conducevano in patria. Però, accanto a questi poveri diseredati, anche uomini di cultura, artisti e letterati, si trasferirono oltreoceano, talvolta per loro libera iniziativa, talvolta perché chiamati a svolgervi la professione propria.
Il legame si rafforzò durante la Prima guerra mondiale, allorché truppe americane combatterono a fianco di quelle italiane sul Carso e sul Piave, dando un contributo alla vittoria e al pieno raggiungimento dell’indipendenza della nostra nazione.
I festeggiamenti per il 150° dell’indipendenza USA
Nel 1926 ricorreva il secolo e mezzo dalla fondazione degli Stati Uniti ed i festeggiamenti furono numerosi e spettacolari, e durarono quasi tutta l’estate. Anche l’Italia decise di celebrare, a modo suo, la fausta ricorrenza. Erano gli “anni del consenso” nei confronti del regime fascista ed in particolare di Mussolini, che mirava ad essere considerato un grande statista, sia di qua sia di là dell’oceano.
Feste e serate di gala furono organizzate pure presso l’ambasciata italiana a Washington, con la partecipazione di grandi artisti italiani, specie nel campo della musica, ed alla presenza dei più alti esponenti della comunità italo-americana.
Se tutto questo negli Stati Uniti, in Italia, ai primi del 1926, arrivò alla Regia Zecca, direttamente dal duce, la richiesta di una medaglia straordinaria, che doveva rappresentare un tangibile segno d’amicizia dell’Italia nei confronti della nazione americana.
Un architetto e un incisore per una medaglia fascista inconsueta
Tale medaglia fu ideata da Florestano Di Fausto (1890–1965), un artista un po’ strambo, architetto fra i più rappresentativi dell’era fascista, ma anche pittore, musicista, poeta, perfino acrobata. Era un anglicista di oscura fama, che si vantava di importanti amicizie (mafiose?) proprio negli Usa. La sua realizzazione fu affidata, invece, al bulino di Ulderico Conti, che – come sembra – si prese non poche libertà rispetto al bozzetto originale.
Il Conti aveva, allora, poco più di quarant’anni (era nato a Roma nel 1884) ed era alla sua prima esperienza di un certo livello come incisore. Era però già famoso perché aveva realizzato statue e bassorilievi, specialmente di ispirazione religiosa, nonché opere architettoniche decorative, come pure fontane.
Proprio quest’ultima attività in particolare richiama alla memoria la figura di Antonio Felice Casoni (1559-1634), detto “delle fontane” perché appunto era stato bravissimo nel progettare e realizzare fontane, tanto che Clemente VIII lo aveva nominato “fontaniere del papa”. Ed anche il Casoni era stato medaglista e scultore.
Una medaglia fascista senza Mussolini… perchè?
La medaglia, di mm 65 di diametro, è bilingue, cosa più unica che rara fra le medaglie dell’era fascista, perché l’iscrizione sul dritto è in inglese, mentre quella sul rovescio è in italiano e costituisce la traduzione della prima.
Non riporta in alcuno dei due lati il solito busto di Mussolini, forse perché si volle dare ad essa una parvenza internazionale, ma mostra sul dritto, in basso, gli stemmi del Regno d’Italia e quello degli Stati Uniti d’America. Quello che colpisce è la presenza, sempre sul dritto, di una fontana, ispirata a quella dei Cavalli marini di Villa Borghese a Roma, sul cui significato sono state avanzate varie ipotesi, visto lo scopo della medaglia stessa.
Il significato più probabile forse si deve ricercare nel fatto che la fontana rappresenta la vita incrementata dall’acqua che sgorga; ma indica pure la felicità, per il senso di allegrezza che trasmettono gli zampilli.
In più, in questo caso specifico, dà l’idea della molteplicità, e ciò attraverso le infinite gocce che i getti riversano nella “tazza” a formare un tutt’uno: proprio come le varie etnie, culture, nazionalità che avevano formato e continuavano a formare gli Stati Uniti d’America, il cui motto, non a caso, è: Ex pluribus unus.
Quella caravella colombiana ingabbiata dai fasci
Sul rovescio, tra due fasci littori (che allora erano già simbolo dell’ Italia fascista) naviga una caravella di Colombo, a perenne monito che la scoperta delle Americhe era stata opera di un italiano: “Senza il genio di Colombo, le Americhe non esisterebbero” ebbe a scrivere Mussolini nel messaggio di congratulazioni al popolo americano proprio per quel 150° dell’indipendenza, dimenticando che un continente esiste di per sé, indipendentemente da chi lo scopre!
Dal momento che gli archivi della Regia Zecca sono andati in gran parte distrutti nel 1943, non sappiamo con esattezza quanti esemplari di questa medaglia siano stati coniati. Comunque sembra che l’unico esemplare in oro sia stato consegnato ùda Mussolini all’ambasciatore statunitense Henry P. Fletcher (1873- 1959) fine diplomatico, innamorato dell’Italia e ben introdotto pure negli ambienti vaticani.
Altri esemplari, in argento ed in bronzo, furono invece consegnati al personale dell’Ambasciata americana e del nostro Ministero degli Esteri, nonché spediti a Washington onde farne dono ad eminenti personalità. Un esemplare è conservato presso il Metropolitan Museum of Art di New York. Un altro nel Medagliere della Biblioteca apostolica vaticana.