L’incoronazione a Notre Dame, i complessi rapporti tra papa e imperatore: una storia in medaglia firmata Pierre Droz e Louis Jaley

 

di Marco Caroni | La vicenda è arcinota ma offre ancora a più di due secoli di distanza spunti e particolari attraverso i quali rivederla, approfondirla, interpretarla e – in questo caso – incastonarla nel metallo.

Due dicembre 1804, una data rimasta nella storia

Quando in quel 2 dicembre 1804 papa Pio VII accetta di prendere parte alla cerimonia di (auto)incoronazione di Napoleone ad imperatore nella cattedrale di Notre Dame di Parigi, si scrive una pagina di storia che, nel bene o nel male, segna l’Europa di oggi. E rivisitare ora, nell’anno del grande incendio, quella storia ha un significato speciale.

Un ritratto di papa Pio VII Chiaramonti che lascia ben trasparire l'epoca di incertezze per la Chiesa che il pontefice si trovò a vivere come successore di san Pietro
Un ritratto di papa Pio VII Chiaramonti che lascia ben trasparire l’epoca di incertezze per la Chiesa che il pontefice si trovò a vivere come successore di san Pietro

Un rapporto si diceva, quello tra l’ex console e quindi imperatore dei Francesi e quel Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti salito al soglio pontificio appena quattro anni e mezzo prima, nel bel mezzo di uno dei periodi più tormentati del Papato dell’età contemporanea, da subito complicato.

Un rapporto vissuto tuttavia dai due protagonisti in maniera quasi paritetica nonostante l’oggettivo squilibrio delle forze temporali in campo. Ingoiato qualche boccone amaro ma incassati anche un paio di accordi pesanti, primo tra tutti il rientro del rischio di scisma della chiesa francese, Pio VII si presta così al gioco di Napoleone che vuole essere incoronato insieme alla sua Giuseppina (mollata poi per Maria Luisa d’Asburgo-Lorena).

Incoronato al modo degli imperatori classici, ma con varianti utili non tanto per non dare ai Francesi ancora freschi di Rivoluzione l’idea di aver ribaltato una monarchia per essere piombati in una dittatura (ed è la storia a dare indicazioni in merito) e, soprattutto, per affermare il proprio potere assoluto.

Napoleone come Carlo Magno, e il pontefice in disparte

Il papa, dunque, così come accaduto 1004 anni prima con l’incoronazione di Carlo Magno ad opera di Leone III nella notte di Natale dell’800 nella Basilica di San Pietro, accetta la comparsata (perché di quello si tratta) in cambio di concordati in materia di controllo della Chiesa in Francia, di divorzio, di riposo domenicale e di concessioni territoriali.

Una cerimonia che Napoleone vuole proprio a Notre Dame, simbolo del clero gallicano e della particolare autonomia che quest’ultimo vuole continuare ad avere da Roma. Strettissimo nella morsa del Bonaparte, Pio VII tiene testa al neo imperatore anche quando questi si proclama re d’Italia (nel marzo 1805) annettendo una grande fetta d’Italia settentrionale e dell’Emilia-Romagna, debordando poi anche nei possedimenti pontifici.

L'incornoazione di Napoleone Bonaparte dipinta da David: si noti, in disparte, il pontefice relegato in un ruolo quasi da "comparsa"
L’incornoazione di Napoleone Bonaparte dipinta da David: si noti, in disparte, il pontefice relegato in un ruolo quasi da “comparsa”

Quel 2 dicembre 1804, oltre che nel celeberrimo dipinto di Jacques-Louis David in cui Napoleone tiene tra le mani la corona, resta incastonato in una delle medaglie più belle ed evocative dei 23 anni di regno del pontefice cesenate rientrato in trionfo a Roma nel maggio 1814 dopo la prima caduta di Napoleone.

Una medaglia celeberrima firmata da due talenti del bulino

Prodotta in ben otto varianti (comprese quelle fuse, e non coniate) distinguibili da pochi particolari nel monogramma di Maria e nel piviale, con una tiratura non nota e disegnata dal celeberrimo Jean-Pierre Droz (dritto) e da Louis Jaley (rovescio), la medaglia coniata nella zecca di Parigi riassume tutta la contraddizione e la ricerca di equilibrio del momento storico chiamata a celebrare.

La splendida medaglia firmata Jean-Pierre Droz (dritto) e da Louis Jaley (rovescio) con il ritratto di papa Chiaramonti e la cattedrale parigina di Notre Dame
La splendida medaglia firmata Jean-Pierre Droz (dritto) e da Louis Jaley (rovescio) con il ritratto di papa Chiaramonti e la cattedrale parigina di Notre Dame

Al dritto Pio VII è ritratto in busto verso destra con triregno sul capo e piviale: i nomi dei due protagonisti completano il bozzetto. Al rovescio compare Notre Dame, la Cattedrale scelta da Napoleone per la sua incoronazione, con l’imponente facciata gotica a dominare il tondo in assonometria. Nella rappresentazione manca, chiaramente, la guglia al centro della navata realizzata durante il restauro del 1859 ed andata distrutta nell’incendio del 15 aprile 2019.

Nell’esergo, altro elemento di eccezionalità della medaglia, il luogo della celebrazione (Parigi) e la data espressa secondo il calendario gregoriano e secondo il calendario rivoluzionario francese (11 frimaio, anno XIII). Corsi e ricorsi storici, insomma.

Papa Barnaba Chiaramonti, vissuto fino al 1823, capace di superare la prigionia francese e di ottenere anche grazie alla mirabile opera del cardinale Ercole Consalvi (formatosi nel seminario di Frascati) la completa restaurazione dei possedimenti pontifici dopo la fine dell’era napoleonica, passa così alla storia come il papa in grado di tenere testa e di sopravvivere all’imperatore che lui stesso ha incoronato.

In un tondello di appena 40 millimetri, coniato in bronzo, argento ed oro, una storia di giochi ed equilibri di potere che, innegabilmente, hanno segnato e formato l’Europa di oggi. Una pagina di storia in medaglia, una tra le infinite che l’arte del “picciol cerchio” sa raccontarci.