Una moneta unica, fra le altre, è conservata al Museo Correr di Venezia, nella prestigiosa collezione del conte Nicolò Papadopoli: si tratta di un modesto esemplare – un denaro ferrarino di Niccolò III d’Este per i più, un quattrino per Bellesia, con attribuzione incerta a Borso d’Este o a Leonello – sul quale campeggia la legenda FERRARIENSES | NE SITIANT (“Perché i Ferraresi non abbiano sete” e al tipo – come riporta Mario Traina ne Il linguaggio delle monete di una “ cupola di una cisterna con palla sopra”.
“Evidente – scrive Traina – il riferimento ad opere idrauliche eseguite per l’approvvigionamento idrico della città; incerta e contestata invece la lettura della legenda, resa difficile dal cattivo stato di conservazione dell’unico esemplare noto, conservato al Museo Correr, collezione Papadopoli (il CNI cita due esemplari: ma si tratta della stessa moneta)”.
Purtroppo, di questa moneta unica e misteriosa non sono disponibili immagini, ma la sua storia vale certamente la pena di essere approfondita. “La decifrazione della legenda in NE SICIANT, con la C medievale al posto della classica T, si deve a Giuseppe Boschini che la spiega con la costruzione o riparazione di molti pozzi pubblici sotto Niccolò III. La legenda sarebbe la continuazione di quella del dritto, FERARIENSES (e stemma).
Il Castello Estense di Ferrara in una cartolina del secondo dopoguerra
Bellesia interpreta invece la legenda in modo diverso, NEC SICI MH EST ed ipotizza, in base alla lettere tardo-gotiche, una coniazione posteriore, sotto Leonello o Borso, indicando nell’impronta un abbeveratoio per colombi, chiamato nei documenti d’epoca “columbarolo” o “beveraduro” sulla base di un’identica impresa, priva di motto, assunta dal duca Borso e riprodotta sulla sua famosa Bibbia.
“Secondo Bellesia – sono sempre considerazioni di Mario Traina – alcune lettere della legenda del R/, se confrontate con quelle della legenda del D/, appaiono diverse: la seconda lettera di NE potrebbe essere una C chiusa, la A di SICIANT potrebbe essere una M e la N una H; infine nella T si potrebbe anche vedere un monogramma, una E ed una T in nesso.
Bellesia, in base a queste osservazioni, giudica inattendibile la lettura fornita dal CNI, ripresa da Boschini e da Kunz, e riporta al dritto NE SICI MH (EST) e FERARIENSES al rovescio; pertanto interpreta NEC SICCITAS MIHI EST (‘Non c’è alcuna siccità per me’), nel senso che ‘l’abbeveratoio rappresenta lo strumento con cui Borso non avrebbe mai fatto patire la sete ai Ferraresi; allargando il senso letterale, l’acqua, che non mancherà mai e sarà distribuita da Borso, rappresenta la saggezza e la giustizia che un buon principe deve sempre dispensare ai suoi sudditi’. Il significato va quindi ricercato per Bellesia ‘nella liberalità del principe, che dispensa doni e favori allo stesso modo in cui dall’abbeveratoio possono dissetarsi i colombi’.
Medaglia uniface in bronzo di Amadio da Milano con ritratto di Borso d’Este (1413-1471)
Ma in questo caso la legenda del dritto non si collegherebbe più a quella del rovescio e risulterebbe, presa a sé, sospesa per aria e manifestazione, su una moneta ducale, di una eccessiva autonomia. Bellesia risolve il problema di questa moneta unica e controversa presentando come dritto la faccia con la cisterna e come rovescio quella con FERARIENSES e lo stemma di Ferrara. Ma il dritto è chiaramente indicato dallo stemma della città. “Non convince poi – conclude Traina – quel NEC iniziale, dove in latino ci si aspetterebbe un NVLLA”.
Per saperne di più sul conte Nicolò Papadopoli, la sua opera di numismatico illuminato e la sua collezione potete leggere un nostro speciale: cliccate qui per la prima parte e qui per la seconda parte.