Poteva diventare papa dopo Leone XIII, Mariano Rampolla, ma il veto austriaco ne impedì l’elezione al soglio di Pietro nel Conclave del 1903
di Giancarlo Alteri | Era la mattina del 2 agosto 1903 e, nella Sistina, uno dei cardinali scrutatori aveva appena letto per la ventunesima volta il nome del cardinale Mariano Rampolla del Tindaro scritto su una scheda elettorale.
Dunque, nel Conclave, che si era aperto subito dopo la morte di Leone XIII Pecci, deceduto dopo un lunghissimo pontificato, e che era iniziato da appena 48 ore con la presenza di 62 cardinali sui 64 che componevano il Sacro Collegio, si profilava il Rampolla a successore di Leone XIII, del quale era stato segretario di Stato fin dal 2 giugno 1887.
Un veto imperiale del tutto inaspettato
Fu allora che l’arcivescovo di Cracovia e rappresentante della corona asburgica interruppe le operazioni di scrutinio e prese la parola. Johannes Puzyna annunciò all’assemblea che rancesco Giuseppe, imperatore d’Austria, re d’Ungheria, duca di Carinzia nonché “dilettissimo figlio della Chiesa” intendeva esercitare lo ius exclusivae nei confronti del Rampolla: in pratica, poneva il veto contro l’ex segretario di Stato.
Questo “diritto di esclusiva” era stato concesso, con il Concilio di Trento, alle potenze cattoliche (Austria, Francia, Spagna) e consisteva nella facoltà dei sovrani di dichiarare al Conclave che l’elezione di un cardinale al Papato sarebbe stata loro sgradita. L’ultima volta, tale diritto di veto era stato esercitato nel Conclave tenutosi a Venezia nel 1799-1800 ed era stata ancora una volta l’Austria ad impedire l’elezione del cardinal Sigismondo Gerdil.
Il veto posto dal Puzyna, dunque, sollevò sconcerto fra i porporati; anzi il camerlengo Luigi Oreglia di Santo Stefano, l’unico ancora vivente fra i cardinali creati da Pio IX, pronunciò uno sdegnato discorso contro questa pratica di ingerenza politica nella libertà della Chiesa.
La vita e la carriera ecclesiastica del cardinal Rampolla
Mariano Rampolla del Tindaro era nato a Polizzi Generosa (Palermo), nei pressi di Cefalù, il 17 agosto 1843, però era venuto molto giovane a Roma dove aveva studiato nell’Almo Collegio Capranica e dove era stato ordinato sacerdote nel 1866.
Entrato in curia, si era dimostrato un ottimo diplomatico, soprattutto mediando con le altre nazioni dopo Porta Pia ed era stato uno dei più validi organizzatori dei preparativi per il Concilio Vaticano I. Anche Leone XIII ne aveva colte le capacità e lo aveva inviato come nunzio apostolico a Madrid, dove il Rampolla aveva espletato assai bene le proprie mansioni.
Il 14 marzo 1887, papa Pecci lo aveva nominato cardinale di Santa Cecilia e neppure tre mesi dopo lo aveva chiamato alla Segreteria di Stato. In coerenza con la polita di Leone XIII, il Rampolla si era dato molto da fare per cercare di risolvere la “questione romana”, ma aveva dovuto scontrarsi duramente con l’opposizione degli anticlericali italiani.
Inoltre, aveva lavorato molto al fine di ristabilire una normalizzazione dei rapporti tra la Santa Sede e la Francia, per rompere l’isolamento del Vaticano in quanto Francesco Crispi, capo del Governo italiano, attuava una politica decisamente anti-francese, soprattutto dopo l’adesione del Regno d’Italia alla Triplice Alleanza con Austria e Germania (1882).
E fu proprio questa liason con Parigi, secondo la maggior parte degli storici, ad attirare sul Rampolla il veto: Vienna (ma anche Berlino) non avrebbe potuto sopportare un papa che manifestava simpatie verso la Francia. Però qualcuno sospetta pure che il Rampolla nel 1903, con i suoi 60 anni fosse ancora abbastanza giovane e “minacciasse” un pontificato troppo lungo, come erano stati quelli di Pio IX e di Leone XIII!
Eppure, nonostante il veto, Rampolla ottenne nello scrutinio pomeridiano di quello stesso 2 agosto 1903 un gran numero di voti (comunque ancora lontano dal quorum necessario per l’elezione). A questo punto fu lo stesso Rampolla, in colloqui con gli altri porporati ad appoggiare la candidatura del patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto, al soglio di Pietro, tanto che questi raggiunse i voti necessari per l’elezione il 3 agosto. Avrebbe preso il nome di Pio X.
Il cardinale Rampolla era sempre stato persona aliena da qualsiasi mondanità: si diceva che di lui non esisteva alcuna ripresa filmata, mentre il neonato cinema aveva suscitato immediate simpatie in Leone XIII, che si era concesso parecchie volte alla cinepresa per essere “immortalato” sulla pellicola. Invece, del suo segretario di Stato esistono ancora oggi soltanto la fotografia ufficiale di quando era stato creato cardinale e poche altre immagini.
In effetti, sebbene anche Pio X, manifestandogli tutta la sua stima, desiderasse confermarlo nell’alto incarico, il Rampolla rifiutò e cominciò a condurre una vita assai ritirata. L’unico incarico ufficiale che ricoprì fu quello di cardinale arciprete della Basilica Vaticana e, di conseguenza, di prefetto della manutenzione della Reverenda fabbrica di San Pietro; avviando, in tale duplice veste, importanti lavori di restauro e di “ammodernamento” della più grande basilica cattolica, dando mostra di notevole sensibilità culturale.
La medaglia di Francesco Bianchi per il 25° della porpora
In occasione del suo giubileo cardinalizio (25° anno), il clero della Basilica Vaticana fece coniare in suo onore una grande medaglia gratulatoria, affidata al bulino di Francesco Bianchi. Questi era figlio di Giuseppe, che era stato “incisore camerale” per buona parte del pontificato di Pio IX, sebbene papa Mastai Ferretti gli avesse concesso tale carica soltanto a giugno del 1877, pochi mesi prima, cioè, che l’artista morisse.
Francesco Bianchi, a sua volta, aveva inciso le medaglie ufficiali di Leone XIII, ottenendo il titolo di “incisore dei Sacri Palazzi”, che aveva sostituito quello di “incisore camerale”, ormai obsoleto; ma anche lui lo aveva ottenuto soltanto nell’anno 1900, dopo che era andato in pensione dalla Regia Zecca italiana, in cui aveva lavorato dal 1870 in poi.
Con questa medaglia il Bianchi, con il vigoroso busto volto a destra, con berretta e mozzetta, del cardinal Rampolla nel pieno della matura senilità, ci offre, sul dritto, uno dei suoi migliori ritratti “fisionomici” eseguiti durante tutta la sua carriera di artista. La legenda proclama: MARIANO RAMPOLLA DE TYNDARO XXV IAM ANNOS CARDINALI. Il rovescio mostra, invece, una semplice corona di alloro, che circonda tutto il campo e racchiude la legenda, su nove righe: CANONICI | CVM RELIQVO KLERO | BASIL VAT | ARCHIPRESBYTERO | OPTIMO | MVNIFICO | PRID IDVS MART | AN MDCCCCXII / EX DECR ORD.
Coniata in argento e bronzo venne offerta al cardinale venerdì 15 marzo 1912, festa di san Longino. Rampolla morì il 16 dicembre 1913; intanto, circa nove anni prima, nel 1904, Pio X aveva abolito il diritto di veto delle nazioni cattoliche nell’elezione del romano pontefice.