E’ dedicata alla più famosa maschera fiorentina e cita la moneta in oro da 20 lire una medaglia per carnevale finora inedita
di Roberto Ganganelli | Ecco, ci siamo, il periodo più spensierato dell’anno – almeno per la tradizione – è cominciato: tra questa settimana e martedì 25 si consumano infatti i riti del carnevale. Antichissimo per origine e diffuso soprattutto nei paesi cattolici – il nome deriva dal latino carnem levare – il carnevale anticipa le Ceneri e la Quaresima.
Il carnevale nella tradizione italiana e le medaglie
In Italia Venezia, Viareggio, Cento e Fano sono solo alcune delle località oggi più note per i festeggiamenti scenografici e le sfilate di carri allegorici mentre, in passato, altre città si contendevano lo scettro del divertimento: celebri rimangono i carnevali di Roma sotto il potere temporale – veri e propri periodi di “anarchia” nei quali, all’ombra delle maschere, si consumavano crimini, tradimenti e regolamenti di conti – e quelli di Milano e di Firenze.
Ad ogni carnevale un’identità e usi diversi, per ogni città o regione tradizioni e maschere tipiche. Tanto era importante il periodo che precede il tempo di Pasqua, soprattutto nel passato, che non mancano moltissimi esempi di gettoni, placchette e medaglie realizzate apposta per festeggiare.
Souvenir in tondello che spesso sono andati dispersi e che, in altri casi, non avevano nulla di pregevole. Fa eccezione, invece, una medaglia per carnevale in metallo bianco (mm 40,0 per g 16,8) che abbiamo scovato di recente in una collezione privata.
Firenze 1869: una coniazione all’insegna dell’allegria
Il carnevale che ricorda è quello del 1869 a Firenze – all’epoca, provvisoria capitale del Regno d’Italia – e il protagonista, con sullo sfondo Palazzo Vecchio e Santa Maria del Fiore, è Stenterello, la maschera più nota e amata in città.
Il personaggio, che indossa un tricorno nero, una giubba (azzurra) con sotto un panciotto (giallo canarino), dei calzoni corti (neri), due sgargianti calze diverse e una parrucca con il codino all’insù, campeggia al centro del dritto con la destra sollevata a mo’ di ammonimento e con l’iscrizione CHI NON SI DIVERTE LO BASTONO (stellina) CARNEVALE 69.
Al rovescio, entro un servo circolare di foglie, fiori e grappoli d’uva, un esplicito invito alla gaiezza e alla generosità: VIVA L’ALLEGRIA | VIVA IL BUON VINO | VIVA CHI HA IN TASCA | IL MARENGHINO.
La medaglia colpisce per la buona fattura ma, del resto, per queste coniazioni Firenze risulta molto attiva nel periodo, grazie anche alla Società del Carnevale (di cui si conoscono varie coniazioni premio).
La somiglianza di stile con un’altra medaglia portativa dedicata a Stenterello e risalente al 1868 – per i serti di vite e per altri dettagli – ci fa ipotizzare che l’autore dei coni possa essere l’artista Giuseppe Berti Calura, incisore di cui poco si sa, ma che resta a suo modo famoso per la sua attività politica e i contatti avuti con il filosofo, anarchico e rivoluzionario russo Michail Bakunin.
Ma quel “marenghino”, quanto valeva?
Veniamo infine alla legenda di rovescio: avere in tasca un “marenghino”, ossia una moneta in oro da 20 lire (mm 21,0 per g, 6,45 a titolo 900 millesimi) poteva in effetti permettere di festeggiare, nel lontano 1869, il periodo di carnevale concedendosi più di un lusso.
Nella seconda metà dell’800 un maestro percepiva infatti poche centinaia di lire di pensione l’anno e – ce lo ricorda De Amicis nel libro Cuore – il padre del piccolo scrivano fiorentino guadagnava appena 3 lire per trascrivere, a lume di candela, 500 indirizzi su altrettante fascette postali.
Una guardia urbana guadagnava circa 700 lire l’anno, quindi circa tre marenghi al mese. Un biglietto ferroviario Roma-Milano costava 35 lire, un telegramma una lira e un giornale cinque centesimi.
Dunque, a conti fatti, un “marenghino” era pari a circa un terzo di stipendio “statale”, sebbene non certo da dirigente: una bella cifra da spendere – magari acquistando anche “una medaglia per carnevale” – per festeggiare il periodo più divertente dell’anno!