Nel lontano 1910-1911 si apriva, con i voli del pallone frenato Rosetta, un modo fino ad allora inedito di ammirare le bellezze delle Alpi Apuane
di Antonio Castellani | Rosetta è il nome dato al pallone frenato che per qualche mese, dal 23 agosto del 1910, ha trasportato i turisti della Versilia dai Viareggio alle Alpi Apuane, inaugurando un servizio mai visto prima in Italia.
Secondo le pubblicità dell’epoca, in un’ora si poteva arrivare dalla stazione di Viareggio all’albergo Alto Matanna, percorrendo il tratto Viareggio-Candalla in auto, quello fino alla Grotta dell’Onda a dorso di mulo, mentre il dislivello di 400 metri fino a Matanna veniva superato in otto minuti sul pallone Rosetta e il pezzo finale verso l’albergo in portantina.
L’arrivo era su una sella denominata Colle della Prata o degli Asini, detto poi Foce del Pallone, a 1040 metri sul livello del mare, mentre la Grotta dell’Onda da cui partiva Rosetta è a 700 metri.
Questo mezzo di trasporto venne realizzato per rendere più agibile l’accesso all’albergo Alto Matanna, costruito al Pian dell’Orsina, alle pendici del Monte Matanna, da parte di Alemanno Barsi e del figlio Daniele (cui è dedicata una medaglia celebrativa), già proprietari dell’albergo Basso Matanna, situato alle ferriere di Palagnana a 687 metri di quota, operativo dal 1890 e noto per avere il telefono in ogni stanza ed i quotidiani nazionali a disposizione degli ospiti.
L’albergo Basso Matanna, arredato stile inglese, era gestito dalla signora Rosetta, moglie Daniele Barsi, dalla quale prende appunto nome il pallone. L’iniziativa era volta a valorizzare le Apuane, sviluppando non solo le escursioni ma anche il turismo in una sorta di piccola “Svizzera toscana”.
Di questa funicolare aerostatica rimangono poche testimonianze, tra cui una cartolina policroma, spedita il 22/10/1910 da Palagnano (Stazzema, Lucca) affrancata con 5 centesimi, timbro dell’albergo Alto Matanna ed erinnofilo originale, con raffigurazione del pallone sospeso nell’aria e la navicella che sale ancorata al cavo di acciaio; sullo sfondo il profilo caratteristico del monte Procinto.
Oltre a questa cartolina, con altrettanto raro erinnofilo, è nota anche una medaglia prodotta dalla ditta Masetti-Fedi di Firenze, avente sul rovescioi busti di Alemanno e Daniele Barsi ed il motto OMNIA VICIT LABOR, sul rovescio il pallone con il cesto (o navicella) in vimini ancorata al cavo metallico, il Monte Procinto sullo sfondo e la data LUGLIO 1910.
Sulla navicella potevano salire sei passeggeri più il comandante Frassinetti. Il viaggio inaugurale era stato previsto per il 28 luglio 1910, ma problemi tecnici permisero il collaudo dell’opera – progettata da tre ingegneri milanesi – solo il 21 agosto.
Il pallone, in seta gialla, era ripieno di idrogeno, ed aveva un diametro di 14 metri ed un’altezza di 20, con portata ascensionale di 1000 chilogrammi. Alla partenza venne costruito un hangar in legno con base in muratura, dove venne ancorato il cavo in acciaio, con diametro di 27 millimetri e lunghezza di 800 metri, avente una pendenza del 40%.
Secondo alcuni, la profanazione di un’immaginetta di antico culto, distrutta durante l’allestimento della funicolare attirò sull’hangar dove veniva ricoverato il pallone il fulmine della vendetta del “Dio della Selva”, provocando lo scoppio di Rosetta durante una tempesta in una notte di febbraio del 1911. Con questa tragica conclusione, l’ambizioso progetto venne abbandonato dopo nemmeno un anno dalla sua inaugurazione.
A proposito della ditta Masetti-Fedi, che realizzò la medaglia del Rosetta, la sua storia è interessante dal momento che si tratta di una delle più antiche gioiellerie di Firenze, già attiva a fine XVIII secolo, che aveva sede nello stabile Rose di Via Strozzi, mentre il laboratorio era in Borgo San Jacopo al civico 6.
Oltre a produrre e vendere gioielli, vendeva anche argenteria, posateria e svolgeva riduzioni artistiche, incisioni su avorio e pietre dure, incisioni meccaniche su acciaio, coniazioni di medaglie e targhette. Ai primi del ‘900 la ditta era gestita da Giuseppe, mentre il fratello Piero faceva l’incisore. La ditta aveva una succursale ai Bagni di Montecatini e allo stabilimento Nettuno di Viareggio; nel 1909 venne rilevata da Mario Bettini.
Di quel periodo si ricordano le medaglie commemorative di bronzo argentato di Mazzini, Verdi e Garibaldi, che venivano spedite al prezzo di 65 centesimi caduna o 1,5 lire per la serie completa di tre, modellate dallo scultore Pietro Chierici, gli anelli e le spille in argento del costo di 2 lire, e un “calendario-medaglia”, valido dal 1906 al 1927, opus Guidotti venduto al prezzo di 2 lire in bronzo e 5 lire in argento.