Ci ha lasciati in maggio fa il noto professionista triestino | Attivo nei sodalizi nazionali e internazionali, è stato organizzatore di mostre ed editore di medaglie
di Roberto Ganganelli | La notizia mi è giunta in ritardo, dopo alcune settimane dalla sua scomparsa: il 9 maggio ci ha lasciati Giovanni “Gianni” Paoletti; aveva 76 anni. Il primo ricordo che ho di lui, dopo averlo conosciuto negli anni ’90, è quando – nel 2004, all’inaugurazione del Museo Bottacin di Padova – col suo proverbiale sorriso si congratulò con me, da poco direttore di Cronaca numismatica e in mezz’ora appena, con una chiarezza esemplare, mi diede la sua visione di come avrei dovuto portare avanti il mio compito.
Non consigli, per carità, né tanto meno un maldestro tentativo di “indirizzare” un giovane giornalista quanto una sintesi lucida e quasi paterna di quello che era, al tempo, il settore numismatico italiano ed internazionale e di come sarebbe potuto cambiare negli anni.
Del resto Gianni frequentava quel mondo, ne era protagonista – entro e soprattutto fuori dai nostri confini, dove era tra i numismatici italiani più apprezzati e rispettati – fin dagli anni ’60. Da quando, partendo dalla sua Trieste in società con Giulio Bernardi, aveva fatto crescere una realtà commerciale che, ben lungi da essere un semplice “negozio di monete” rappresentava, per il capoluogo giuliano, un polo culturale e un punto di riferimento sia per il locale circolo che per tanti appassionati che ne visitavano e consultavano la splendida biblioteca.
Non avresti mai immaginato che persona piacevole fosse Gianni Paoletti vedendolo aggirarsi per una fiera numismatica – fosse Verona, o Berlino – oppure nei pressi di una sala d’aste: alto, distinto, d’un eleganza d’altri tempi – il suo loden e la sua borsa di cuoio lo annunciavano da lontano – dava piuttosto l’idea di un tranquillo funzionario di banca o di un diplomatico.
Invece, avendo l’occasione di entrare in confidenza con lui, si scopriva una persona di una cordialità distesa e naturale, dall’intelligenza viva e dalla cultura vastissima, mai ostentata ma che, puntualmente, affiorava parlando con lui di storia come d’attualità, di arte, di buona cucina. Gianni Paoletti è stato, nella sua carriera, divulgatore della numismatica e della medaglistica, soprattutto stimolando le realtà pubbliche – dai musei alle soprintendenze, dalle università fino ai massimi livelli istituzionali – affinché tutti si rendessero conto del rispetto che va portato ad una disciplina antica e bellissima come è la scienza delle monete.
Solo per ricordare una delle iniziative organizzate da Paoletti la memoria va alla mostra, che si svolse a Palazzo Massimo a Roma tra 1999 e 2000, delle medaglie plasmate da Cesare Merzagora, già presidente del Senato, ma anche valente scultore ed artista.
Di medaglie, del resto, Gianni è stato anche “editore”, una figura che si è persa negli ultimi vent’anni: essere editore di medaglie significava per lui – come per Giulio Beranrdi, socio e amico – seguire il committente, spesso digiuno dell’arte di Pisanello, nello scegliere, partendo dalla ricorrenza, l’artista più adatto, lo stile della coniazione, il modo di presentarla al pubblico. E ancora, come fare di un oggetto metallico ignoto ai più un simbolo e non un gadget, come riuscire a collocare quell’oggetto nella storia stessa di un’azienda, di una banca, di una città.
Ad esempio, recatosi a Roma dal maestro Emilio Greco in vista del 150° anniversario delle Generali, che cadeva nel 1981, spiegò al grande artista siciliano l’idea di incarnare in una coniazione d’arte il concetto stesso di “assicurazione”. I simboli possibili non mancavano, c’era ad esempio lo storico leone alato della compagnia (che poi finì sul rovescio) ma Greco interruppe Paoletti dicendo: “Ho capito cosa vi serve”.
Lasciò la stanza e tornò, dopo qualche minuto, con un modello in gesso di quella che sarebbe poi diventata la medaglia: un uomo barbuto e una giovane donna stretti in un abbraccio, ad occhi chiusi. Al che Gianni, pur ammirato dalla bellezza del soggetto, sorridendo disse: “Veramente, maestro, pensavamo a qualcosa di realizzato appositamente per l’occasione…”. E Greco, senza scomporsi, rispose: “Questo è perfetto, e non lo ha ancora usato nessuno”. Così fu, e la medaglia delle Generali rimane una delle più belle opere d’arte metallica del secondo Novecento italiano.
Raccontare una vita non è semplice, forse è impossibile; per questo attingo a ricordi, aneddoti perfino leggeri – che lui avrebbe gradito, lo so – anche se non posso ignorare, come il mondo della numismatica italiana non deve dimenticare, quanto Giovanni Paoletti sia stato tra quei professionisti che più si sono impegnati per restituire al nostro settore, dopo i fasti del primo ‘900 e la crisi del dopoguerra, una credibilità ed una struttura a livello internazionale.
Tra i fondatori della NIP (i Numismatici italiani professionisti, di cui è stato membro del Consiglio direttivo e vicepresidente), Paoletti si è adoperato anche nel Comitato esecutivo dell’AINP (l’Associazione internazionale dei numismatici professionisti) e nella FENAP, la Federazione europea delle associazioni professionali.
Quella che è stata la sua eclettica curiosità, quello che era il suo costante desiderio di elevare il livello del mondo del collezionismo lo si percepisce, inoltre, nell’AINP Book Prize, il premio bibliografico internazionale di cui è stato uno dei promotori dando così, anche ad autori italiani, la possibilità di farsi apprezzare nel mondo.
Dei suoi libri, delle medaglie, di oggetti che parlavano di un tempo senza tempo per la loro bellezza e unicità lo ricordo circondato nel suo ufficio di Via Roma, a Trieste. La sua città, il luogo di confine – così lo chiamava – nel quale ha vissuto. A Giovanni, alla sua famiglia, al figlio Mathias – nostro collaboratore – che dopo vent’anni di lavoro insieme ne ha raccolta l’eredità umana e professionale, sono dedicate, con gratitudine, queste righe.
Ciao Gianni.