Contemporaneo alle italiane Caravelle “controvento”, un progetto inedito del 1957 a nome di papa Pio XII
di Roberto Ganganelli | Questo articolo costituisce un adattamento di un precedente studio pubblicato in Cronaca numismatica all’inizio del 2011 e che ho ritenuto utile riproporre vista la particolarità del tema ed il fatto che, dopo quasi nove anni, di questo contributo – significativo per la storia della monetazione vaticana del dopoguerra – si è pressoché perduta memoria. Buona lettura!
Il boom e l’arrivo dell’argento nella monetazione repubblicana
“Quelle splendide tre Caravelle sono entrate ormai nella leggenda”: così Mario Traina, nel volume La storia della lire nella Repubblica Italiana, inizia il racconto di come, tra fine degli anni Cinquanta e la prima metà del decennio successivo, l’Italia del miracolo economico venne letteralmente invasa da un fiume d’argento che – testimoniando la prodigiosa rinascita del Paese dopo le distruzioni della Seconda guerra mondiale – finì nelle tasche dei ricchi come della gente comune sotto forma di tintinnanti monete.
Le 500 lire in agento a doppia firma Giampaoli e Veroi segnarono l’apice di una fase di stabilizzazione monetaria e di progesso economico tale da far meritare alla nostra valuta, nel 1959, l’Oscar tra le monete mondiali; quella stessa prestigiosa moneta, tuttavia, pochi anni più tardi sarebbe dapprima stata affiancata dai biglietti di Stato tipo Aretusa (nel 1966) e in seguito coniata (a partire dal 1968) soltanto per i collezionisti, sparendo dalla circolazione e accompagnando così la lunga parabola discendente dell’Italia e della sua economia.
Un aneddoto sulle Caravelle narrato dal maestro Guido Veroi
Sulle monete da 500 lire Caravelle modellate dalle sapienti mani di Pietro Giampaoli e Guido Veroi sono stati scritti fiumi d’inchiostro, in particolare sulla versione PROVA coniata con data 1957, data in omaggio a personalità e parlamentari e caratterizzata dalle bandierine “controvento” (in realtà, si trattava di un’andatura di bolina del tutto corretta sotto il profilo “marinaresco”).
“Il direttore della Zecca di Stato – mi confidò il maestro Guido Veroi, autore assieme a Pietro Giampaoli dell’apprezzatissima moneta – mi incontrò per caso mentre mi recavo presso l’officina monetaria a ritirare alcune fusioni e mi chiese se me la sentivo di predisporre dei bozzetti per la nuova moneta.
Chiesi quanto tempo avessi a disposizione e il direttore mi rispose che la mattina seguente si sarebbe riunita la Commissione giudicartice. Così, per tutta la notte lavorai febbrilmente consegnando alcuni disegni e gessi, tra i quali fu scelto – con mia grande gioia – quello con le tre navi di Colombo”.
E nel frattempo, cosa accadeva in Vaticano?
Se la genesi delle 500 lire tricolori, dunque, è ormai conosciuta in tutti i dettagli, nulla si sa sul “dietro le quinte” della prima moneta vaticana da 500 lire che vide la luce, al pari di quella italiana, con data 1958.
La prestigiosa pezzatura fu coniata, unitamente agli spiccioli da 1, 2, 5, 10, 20, 50 e 100 lire, in base al Decreto della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano N. CXXI del 6 ottobre 1958.
Per il D/ Pietro Giampaoli (1898-1998), incisore prediletto dal pontefice e maestro indiscusso tra gli artisti operanti presso la Zecca di Stato, modellò in quell’occasione un busto di Pio XII rivestito di paramenti solenni, con gli immancabili occhiali e lo zucchetto sul capo.
Per il R/, invece, esulando dal filone iconografico comune alle altre monete vaticane del periodo – le Virtù cardinali e teologali – venne scelta l’araldica del pontefice, in analogia a tante coniazioni in argento e in oro della secolare tradizione numismatica dei papi.
L’impianto delle 500 lire ricalcava, in particolare, quello delle 100 lire in oro coniate nel 1957 e nel 1958 se si esclude il fatto che il busto, su queste ultime pezzature, è rivolto a destra e – a causa del diametro minore del tondello (mm 20,7 contro 29) – arriva a lambire il bordo.
Prodotta, in analogia alle 500 lire tricolori, in argento a 835 millesimi per un peso di 11 grammi e un diametro di 29 millimetri, la nuova moneta vaticana ebbe una produzione di 20.000 esemplari che a tutt’oggi la rende piuttosto comune sul mercato e tra i collezionisti.
Il progetto a nome di Pio XII con data 1957
Non sono invece pubblicati prove o progetti realizzati dalla Zecca di Roma per conto dello Stato della Città del Vaticano negli anni precedenti la reintroduzione ufficiale dell’argento; possiamo qui presentare tuttavia un esemplare che, per le sue caratteristiche, sembra proprio colmare questa lacuna.
Si tratta di un tondello in metallo bianco (probabilmente cupro nichel) di mm 29 per g 11, liscio sul bordo (la moneta del 1958 riporta invece, in rilievo, la scritta STATO CITTA’ DEL VATICANO), che presenta le stesse impronte delle 500 lire del 1958 di papa Pacelli pur recando il numerale . A . XIX al dritto (invece che AN. XX) e l’anno 1957 (in luogo di 1958) al rovescio.
La qualità dell’incisione, dei dettagli e della coniazione nel suo complesso, nonchè l’assenza di qualunque segno di “rimaneggiamento” dei coni, depongono a favore della genuinità dell’esemplare che dunque – pur non recando alcuna indicazione esplicita – potrebbe essere a tutti gli effetti un progetto o una prova realizzata nel 1957, in vista dell’emissione di moneta in argento già in quello stesso anno, in abbinamento alla moneta da 100 lire oro nuovo tipo.
L’ultima serie di papa Pacelli riporta l’argento in Vaticano
L’ingresso in circolazione delle 500 lire Caravelle, come è noto, non si ebbe fino al 1958, a seguito della Legge n. 1.411 del 21 novembre 1957; probabilmente fu proprio questo fatto, in base alla Convenzione monetaria in vigore tra Repubblica Italiana e Stato della Città del Vaticano, a causare lo slittamento al 1958 anche per quanto riguarda la pari pezzatura vaticana, “vincolata” alle scelte monetarie italiane.
Pio XII si spense nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo il 9 ottobre 1958, tre giorni appena dopo la promulgazione del Decreto con il quale veniva autorizzata la coniazione della divisionale del suo anno XX di pontificato comprendente la moneta da 500 lire.
Solo il destino, dunque, fece sì che il “Pastore angelico” riuscisse ad inaugurare, col suo stemma e il ritratto bulinati da Pietro Giampaoli, la serie argentea delle 500 lire vaticane strappando questo “primato numismatico” al suo successore, quel Giovanni XXIII Roncalli (1958-1963) che era destinato, di lì a poco, a salire sul trono di Pietro e ad essere effigiato sulle lire di Oltretevere.
La documentazione d’archivio del Goveratorato vaticano relativa alla monetazione degli anni ‘50 non risulta disponibile per la consultazione e, neppure presso la Zecca di Roma, è stato possibile individuare elementi utili; di conseguenza, non è stato possibile appurare quanti esemplari – nè in quali metalli – furono battuti con i materiali creatori datati 1957-XIX.
Certo è che il progetto da 500 lire di Pio XII qui presentato, al momento unico, in qualche modo sfuggì – come altri esperimenti e progetti di monetazione – ai circuiti istituzionali per finire, piuttosto che in archivio o distrutto, sul mercato numismatico, passando di mano nell’anonimato per lungo tempo.
Da alcuni anni, questa prova è conservata nelle collezioni del Dipartimento di Numismatica e Medaglistica della Biblioteca Apostolica Vaticana, dono del proprietario.