Circa un anno fa tornava in asta da NAC Numismatica Ars Classica (asta 138, lotto 760) una moneta imperiale romana che definire eccezionale è poco: si tratta infatti di un aureo di Geta come cesare (198-209) coniato attorno all’anno 205 a Roma e conosciuto in appena cinque esemplari.
Inedito al Cohen, RIC 33, Biaggi 1260, Calicò 2897: questi i riferimenti bibliografici di questa tipologia di altissima rarità, che si distingue per un ritratto elegante e di grande bellezza, evidentemente opera di un incisore di talento, e di una composizione al rovescio di notevole interesse e incredibilmente dettagliata.
Busto in marmo raffigurante Geta, figlio di Settimio Severo e fratello di Caracalla
L’aureo di Geta in questione aveva anche un pedigree di grande rilievo: ex asta NAC 8, lotto 880, proviene infatti dalla collezione Leo Biaggi de Blasys ed è illustrata nella fondamentale opera The Roman Aurei di Xavier Calicò Estivill edita a Barcellona nel 2003.
Geta, sfortunato secondogenito di Settimio Severo
Geta era il secondogenito dell’imperatore Settimio Severo e di Giulia Domna, nato il 7 marzo 189. Aveva solo quattro anni quando il padre vesì la porpora imperiale alla fine del sanguinoso “Anno dei cinque imperatori”, il 193.
I due fratelli (Caracalla sul dritto, Geta sul rovescio) in un raro aureo dei 201
All’inizio Settimio Severo governò da solo come unico augusto, ma le esigenze amministrative e militari dell’Impero lo indussero ad elevare Caracalla, il fratello maggiore di Geta allo stesso rango nel 198 d.C., sebbene avesse solo quindici anni. Allo stesso tempo Geta, che era un anno più giovane di Caracalla, ricevette il titolo “minore” di cesare.
Geta condivise due consolati con Caracalla (nel 205 e nel 208), ma divenne sempre più geloso del fatto che al fratello fosse stata assegnata una posizione di vero potere, mentre lui aveva solo un ruolo minore. Tale gelosia si trasformò in un profondo risentimento tra i fratelli che mitigato solo dai frequenti interventi della madre, finchè nel 209 Settimio Severo insignì anche Geta del titolo di augusto, equiparandolo a Caracalla.
Sembra evocare il sogno di Settimio Severo, l’armonia fra i suoi figli, il rovescio di questo sesterzio del 210 a nome di Caracalla battuto dalla zecca di Roma
Seguì poco dopo la guerra ai Caledoni in Britannia, che terminò quando Settimio Severo si ammalò e morì a Eboracum (York) il 4 febbraio del 211. Alla morte del padre, gli succedettero Geta e Caracalla come co-imperatori, ma le antiche controversie resero loro impossibile condividere il potere. Il 26 dicembre del 211 Caracalla organizzò un incontro con il fratello, apparentemente per una pacificazione, ma in realtà per farlo assassinare.
Perchè Bacco, Arianna e “gli altri” sull’aureo di Geta?
Questo spettacolare aureo di Geta fu coniato intorno all’anno 205 per celebrare la sua assunzione al primo consolato insieme al fratello e il suo ruolo nella carica di pontifex (sacerdote). Sebbene nella Roma repubblicana i membri del collegio dei pontifici fossero eletti, dopo Augusto vennero nominati come segno di favore imperiale: nel caso di Geta, si tratta di una carica che si aggiunge ai titoli di cesare e di console che gli erano stati conferiti da suo padre. Tali titoli, in gran parte cerimoniali, ebbero come unico effetto quello di aggravare la frattura tra Geta e Caracalla il quale, invece aveva un reale interesse nell’amministrazione dell’Impero.
L’aureo di Geta mostra al dritto un impressionate ritratto in altorilievo e una elegante disposizione della legenda che rivelano il bulino di un grande incisore
La moneta potrebbe essere stata prodotta per essere distribuita come donativo in occasione della festa del Capodanno romano, quando Geta assunse la carica di console. Magnifico il dritto, di grande interesse il rovescio mitologico su cui è raffigurato il dio Bacco, sua moglie Arianna, la loro pantera e altri personaggi coinvolti in un banchetto.
Si tratta di un soggetto allegorico davvero poco comune per la monetazione imperiale romana, molto più spesso concentrata su simboli ideologici dell’imperatore o su sue specifiche azioni, campagne militari, progetti urbanistici.
Bacco e la sua mitologica pantera, la moglie Arianna, musici in festa sulla complessa allegoria del rovescio: la legenda COS allude alla carica di console di Geta
Insieme ad Ercole, Bacco era tra le divinità protettrici di Settimio Severo per i suoi legami con l’Oriente. Secondo la mitologia, infatti, Bacco aveva viaggiato fino all’India, conquistando vari popoli con l’aiuto della sua pantera: una tradizione che ben si adattava alle ambizioni e ai successi di Settimio Severo nella guerra contro i Parti del 195-197.
Una scena allegorica per propaganda familiare
Del resto, Settimio Severo non nascose il suo legame con Bacco commissionando un colossale tempio dedicato a Ercole e Bacco sul Quirinale. Tuttavia, sebbene Bacco e la sua “compagnia” alludano alle vittorie in Oriente, la rappresentazione del dio assieme alla sua famiglia può richiamare anche il tema familiare imperiale, uno dei punti forti della propaganda nella numismatica severiana.
Dietro l’apparenza propagandistica delle monete e dei ritratti, l’odio fra Caracalla e Geta sfocia nella morte di quest’ultimo con il fratello come mandante
L’immagine di una famiglia in armonia – soprattutto quando non lo era nella realtà – era molto importante per comunicare un futuro, graduale e pacifico passaggio di poteri da Settimio Severo ai suoi figli allontanando la paura di una guerra civile sebbene l’odio crescente tra Geta e Caracalla rendesse molto probabile tale scenario.
Probabilmente, allo stesso modo in cui i ritratti di Settimio Severo, Giulia Domna e Geta e Caracalla erano presentati insieme nella pittura e sulle monete come segno di stabilità (approfondisci qui), quest’aureo voleva identificare Settimio Severo con Bacco, Giulia Domna con Arianna e i loro figli in Sileo e nel satiro ai loro piedi, al centro della composizione, mentre i suonatori di flauto fanno da colonna sonora alla loro tranquilla, ma solo apparente felicità domestica.