Venticinque luglio 1943: il Gran consiglio del fascismo sfiducia Mussolini e il duce, convocato da Vittorio Emanuele III, lascia la guida dell’Italia dopo quasi ventuno anni. Arrestato e tradotto sul Gran Sasso, Mussolini verrà liberato dai tedeschi il 12 settembre con l’operazione Quercia e, nelle settimane successive, si porrà a capo dello stato fantoccio denominato Repubblica sociale italiana.
Due istantanee dell’operazione Quercia per la liberazione di Mussolini: in alto gli alianti tedeschi che sbarcarono il commando, in basso il duce tra ufficiali e soldati nazisti
A quell’ambito storico e politico appartiene una delle massime rarità numismatiche italiane del XX secolo, un “esperimento” o “moneta campione” che tutti i collezionisti di questo settore vorrebbero possedere e che riappare sul mercato, al lotto 1459 dell’asta 8 di Nomisma Verona del 16-17 novembre 2024.
Di eccezionale rarità, si tratta di un esemplare da 10 centesimi Impero 1943-XXI in acciaio, del tutto analogo per soggetti alla moneta in bronzital in ben 24.500.000 pezzi dalla Regia Zecca di Roma. Questo spicciolo, ancora oggi comunissimo, misura 22,5 millimetri per 4,9 grammi di peso, ha il bordo liscio e spessore di 2 millimetri.
La comunissima moneta in bronzital da 10 centesimi Impero 1943-XXI coniata dalla Regia Zecca di Roma in ben 24,5 milioni di esemplari
Ben diverse le caratteristiche di quella che è da considerare l’unica “moneta” ascrivibile in qualche modo alla Repubblica di Salò, un esperimento che venne realizzato dalle officine di Cogne (Aosta) con materiali creatori predisposti a Roma: i pochissimi esemplari conosciuti, infatti, sono in acciaio (magnetico), hanno un peso variabile da 2,63 a 2,83 grammi e si presentano disomogenei per quanto riguarda la qualità di impressione del dritto e del rovescio. I tondelli, inoltre, appaiono nella maggior parte di aspetto poroso e non regolari nei fondi.
Quale ragione dietro queste caratteristiche, del tutto diverse da quelle sancite dai decreti di emissione della normale 10 centesimi Impero? Semplice, data la scarsità di altri metalli a causa delle esigenze belliche, si pensò che l’acciaio potesse essere una soluzione per produrre spiccioli in quantità per soddisfare le esigenze della circolazione, soprattutto in caso di un prolungarsi del conflitto.
E’ di estrema rarità la 10 centesimi Impero 1943-XXI in acciaio, coniata nel territorio della Repubblica sociale italiana come esperimento di monetazione
Dal punto di vista storico, in ogni modo, i 10 centesimi Impero 1943-XXI in acciaio hanno una duplice collocazione: i coni modellati da Giuseppe Romagnoli e incisi da Pietro Giampaoli, infatti, furono preparati per la realizzazione di monete (o di un progetto di monetazione in acciaio) di Vittorio Emanuele III, quindi pertinente al Regno d’Italia. Infatti, la data della moneta, l’anno XXI dell’era fascista che terminava il 27 ottobre, dimostra che la realizzazione dei coni avvenne nel periodo antecedente la caduta di Mussolini, nei primi mesi del 1943 se non negli ultimi mesi dell’anno precedente.
Per contro la Repubblica sociale italiana, utilizzando tali coni, realizzò a tutti gli effetti questa “produzione sperimentale” attribuendosi così la “paternità” di questa assoluta rarità numismatica.
A sinistra, il territorio della RSI nel 1943, al momento della fuga del re e di Badoglio verso Pescara; a destra, cartolina per l’arruolamento femminile nella X Flottiglia MAS
Ma perché sono così rari, i 10 centesimi Impero 1943-XXI in acciaio? Perché sappiamo che, utilizzando alcuni macchinari trasferiti dalla Regia Zecca di Roma agli stabilimenti di Aosta nell’aprile del 1944, furono coniati appena 32 esemplari di questa moneta sperimentale, di cui 20 furono inviati alla Direzione generale del Tesoro della RSI di Brescia (fatto che conferma l’intenzione del governo di Salò di darsi una monetazione metallica) e 12 furono restituiti, dopo la guerra, alla Zecca di Roma insieme ai macchinari utilizzati ad Aosta.
Di questi 12 pezzi, i documenti riportano che 10 furono deformati e 2 consegnati al Museo della Zecca di Roma, nei cui depositi si trovano ancora oggi con il cartellino di catalogazione originale che porta la dizione “Zecca di Aosta”.
Per gentile concessione degli Istituti culturali della Repubblica di San Marino – MFM, i modelli originali in gesso dei 10 centesimi Impero plasmati da Giuseppe Romagnoli
Con le usuali debolezze di impressione, per il resto da considerare in fior di conio, il pezzo da 10 centesimi Impero 1943-XXI in acciaio che andrà in asta da Nomisma Verona si vede attribuita una base di 10.000 euro. A titolo di curiosità, in una precedente asta (VL Nummus 10 del 2018) al lotto 856 un altro esemplare in ottima conservazione, partendo da 14.000 euro di base, alla fine è passato a 22.000 sotto il martello del banditore. Chissà quali altri primati ci riserva, questo esperimento di moneta che incarna uno dei momenti più cruciali del periodo bellico in Italia…