A Carmelo R. Crupi, esperto di monetazione napoletana, non sono sfuggiti refusi e inesattezze nel nostro articolo sulla piastra Partenope: ecco la sua email
di Roberto Ganganelli | In merito all’articolo sulla piastra Partenope del 1791 pubblicato poco tempo fa (leggi qui) ci giunge una email di Carmelo R. Crupi (già autore per Cronaca numismatica di uno Speciale sulla monetazione palermitana, leggi qui la prima parte e qui la seconda parte) che integralmente pubblichiamo ringraziano il signor Crupi dal momento che – ancora una volta – ribadisce quanto la numismatica sia una disciplina da trattare con attenzione ai minimi dettagli, sia storici che lessicali.
Stavolta siamo stati noi a esser stati presi “in castagna” per alcune imprecisioni e omissioni – oltre che per un evidente refuso nel sottotitolo – per quanto riguarda l’articolo sulla piastra Partenope coniata a Napoli nel 1791 e, dunque, ben venga un autentico esperto a “farci le bucce”: uno stimolo ulteriore a migliorare sempre più la qualità del lavoro di redazione.
Ecco l’email del signor Crupi: “Vorrei segnalare alcune vistose imprecisioni che caratterizzato l’articolo indicato in oggetto. Non me ne vogliano l’autore, né la redazione di codesta spettabile testata numismatica, ma la storia e la numismatica necessitano di precisione massima, viepiù se trattasi della monetazione della zecca di Napoli e se le informazioni date hanno fine divulgativo.
Innanzitutto nel sottotitolo si parla di Corrado Basile definendolo ‘zecchiere’: trattasi di due inesattezze, in quanto il Basile si chiamava Gaetano (come peraltro risulta anche nell’articolo in questione) e non era affatto zecchiere a Napoli, bensì ‘appaltatore della monetazione di rame e d’argento’ in quella zecca. Tra appaltatore e zecchiere, o maestro di zecca che dir si voglia, c’è una profonda differenza.
Oltretutto nello stesso articolo, si parla del maestro di zecca che ha apposto le proprie iniziali A.P. al rovescio della bella e rara piastra 1791 concepita dal ‘partitario’ (appaltatore, appunto) don Gaetano Basile, che altri non era che Antonio Planelli.
Altra svista riguarda il mastro di prova, che nel 1791 non poteva essere Raffaele Mannara, posto che questi assurse a tale carica nel 1798. Il nome corretto del maestro di prova che appose l’iniziale del proprio cognome sul rovescio della moneta in questione è Giuseppe Mannara, che poi era il papà del Raffaele sopra menzionato.
Tutto ciò è stato egregiamente spiegato e documentato da Carlo Prota, nel suo studio sulla monetazione napoletana del 1791 apparso sul Bollettino del Circolo numismatico napoletano nel lontano 1921. Quel che è peggio è che ancora oggi tante pubblicazioni e cataloghi numismatici parlano di Raffaele Mannara con riferimento alle due monete napoletane del 1791, la PRO FAVSTO e la SOLI REDVCI.
Infine, ritengo che la frase VNDIQ FELICES, che sta per VNDIQVE FELICES, non sia esatto tradurla con ‘Tutti felici’. Secondo Mario Traina (Il linguaggio delle monete), la frase significa ‘Da ogni parte felici’, ovvero ‘Sotto ogni rapporto’, ‘Sotto tutti i punti di vista’, cosa ben diversa, evidentemente, da quanto riportato nell’articolo in argomento.
Infine, penso che sarebbe stato opportuno rammentare che il primo cultore di numismatica napoletana a fugare ogni dubbio sulla monetazione in argomento, in modo preciso e documentato, è stato Carlo Prota con l’articolo Monetazione di Napoli negli anni 1791 e 1799 apparso sul Bollettino del Circolo numismatico napoletano, fascicolo III, nel 1921: sia dato a Cesare ciò che è di Cesare.
Importante notare, altresì, che Prota ha anche documentato, per la prima volta, nel menzionato suo lavoro, che la figura femminile che si ammira sul rovescio della piastra 1791 PRO FAVSTO è Partenope e non, come fino ad allora si credeva, l’Abbondanza”.