Molti ci hanno scritto per commentare la vicenda dei 5 euro per Italo Calvino con errore: ecco alcune considerazioni che vale la pena pubblicare
di Roberto Ganganelli | Abbiamo parlato pochi giorni fa della moneta italiana da 5 euro per Italo Calvino sulla quale, complice la “diabolica mente” dei motori di ricerca internet, l’autore Antonio Vecchio ha finito per raffigurare la città francese di Mentone invece che la nostrana Sanremo, dove lo scrittore visse a lungo (leggi qui l’editoriale).
Ebbene, in merito al nostro articolo vogliamo innanzi tutto ribadire, esercitato il nostro dovere di cronaca, la stima per Antonio Vecchio, giovane talento italiano della moneta e della medaglia: la svista è dietro l’angolo per tutti coloro che lavorano con impegno e i creativi del settore numismatico non fanno eccezione.
Siamo certi – basta dare un’occhiata alle recenti monete modellate o incise da Antonio Vecchio – che l’artista avrà ancora occasione per dimostrare tutta la sua creatività e bravura: del resto, anche il grande Guido Veroi venne accusato per anni di aver “sbagliato” le bandiere delle 500 lire Caravelle prova del 1957. Ma non c’era internet, a quei tempi, mentre oggi ogni svista o presunta tale – le nostre comprese – viaggia alla velocità della luce scatenando commenti non sempre equilibrati o rispettosi.
Detto ciò, il nostro editoriale ha invece portato a una serie di reazioni che meritano seguito dal momento che sono venute da artisti della moneta e della medaglia che ben conoscono il “dietro le quinte” della creazione di bozzetti e modelli destinati all’emissione in serie e, soprattutto, le reali difficoltà.
Far monete oggi, un “mestiere d’arte” a ritmi “industriali”
Chiara Principe ci scrive: “Comprendo e giustifico la delusione dei diretti interessati di fronte ad un errore palese, che è doveroso denunciare. Mi permetto però di portare alla considerazione di tutti le modalità in cui l’artista di monete è spesso costretto a lavorare: con mezzi e tempi non adeguati, scadenze impossibili che generano lavori frettolosi e, spesso, nessun controllo a garanzia del risultato. Come sempre, le responsabilità provengono da più fronti… Ma, ahi noi, chi ci mette la faccia firmando il tondello siamo solo noi artisti”.
Sandra Deiana, sulla stessa linea, afferma: “Zecche e committenti hanno processi diversi nella produzione di una moneta e purtroppo spesso non viene dato il giusto spazio ai tempi di progettazione di un design. Noi artisti ci troviamo spesso a dover consegnare un design finito in pochi giorni, e questo purtroppo non da il tempo materiale di fare delle ricerche approfondite e confrontando fonti diverse, lasciando spazio a errori di questo tipo. Nonostante possano esserci ulteriori revisioni alla fine ciò che l’acquirente vede è la firma dell’artista. Mi dispiace molto per quanto accaduto, e mi rendo conto che potrebbe succedere a tutti noi”.
Qualche distinguo da parte di Loredana Pancotto: “L’errore esiste ed è visibile. Concordo in pieno con quello che dice Chiara Principe e sottolineerei la mancanza nel controllo del prodotto finale. Comprendo la fiducia che si ripone nell’artista ma ognuno dovrebbe prendersi la propria parte di responsabilità: chi avrebbe dovuto controllare realmente, non lo ha fatto. E la firma è dell’artista di cui a nessuno importa niente (interessa solo il peso, il metallo, il valore, a quanto potrà essere rivenduto il ‘pezzo’)… Ma se accade una cosa così, l’unico colpevole è lui. Mi dispiace molto”.
La moneta resta, e la Zecca ci mette una pezza…
Cosa accadrà ora alla divisionale italiana 2023 fior di conio con i 5 euro per Italo Calvino finiti nella bufera? Nulla, a quanto pare, dal momento che il prodotto rimane tuttora in vendita nel negozio online di IPZS e, questa, appare come una scelta saggia dal momento che disinnesca possibili speculazioni sulle quali qualche personaggio stava già contando per rimpinguare il proprio portafogli a danno dei collezionisti.
Piuttosto discutibile, invece, la decisione di modificare nel portale di IPZS la descrizione del rovescio della moneta che, ora, candidamente recita: “Raffigurazione di una scena tratta dal romanzo ‘Il barone rampante’ di Italo Calvino del 1957, con i due protagonisti Cosimo e Violante in primo piano. A destra, ‘R’, identificativo della Zecca di Roma, e il valore ‘5 EURO’; in esergo, firma dell’autore ‘AVecchio’”. A Sanremo più nessun riferimento, con buona pace della Famija Sanremasca e di quanti avevano gridato all’affronto.
In ogni caso, a “fare testo” rimane il Decreto del 19/12/2022 del Ministero Economia e finanze – Emissione e corso legale della moneta d’argento da 5 euro commemorativa del «100° Anniversario della nascita di Italo Calvino», in versione fior di conio, millesimo 2023 – pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 302 del 28 dicembre scorso.
Nel testo, all’articolo 3, il nome di Sanremo c’è ancora e rimarrà in saecula saeculorum. Speriamo che quanto accaduto sia almeno di monito per le future emissioni e, soprattutto, di stimolo per migliorare ancora il controllo qualità dei prodotti numismatici, mettendo gli artisti nelle condizioni di fare al meglio il loro lavoro e, al resto della filiera produttiva di zecca, il modo di controllare le monete in tutti i dettagli.