di Riccardo Paolucci | Un po’ di storia | Latisana trae origine dall’antico mansio (stazione di posta) romano chiamato Apicilia, sorto sulla via Annia che collegava l’importante fabbriceria bellica di Concordia Sagittaria ad Aquileia. Trova la sua ragione di esistere come centro abitato e di servizi e traffici, sin da epoche remote, per la necessità di guadare in questo punto il fiume Tagliamento (Tilaventus per i Romani), vera “autostrada” fluviale per millenni e da sempre fonte di benessere, di catastrofi, tanto da essere ribattezzato dai latini “ferox et rapax”.
Durante il Medioevo si ha notizia della località per la prima volta sotto la denominazione di Portus Latisanae in un documento datato 3 ottobre 1118 dove si parla dei beni posseduti a Latisana da Matilde di Bukardo di Mosburg. L’attuale nucleo abitato è il risultato della fusione di due borghi prospicienti il fiume Tagliamento: Tisana e Sottopovolo. Di quest’ultimo toponimo esiste tuttora traccia in una centralissima strada del centro, appunto via Sottopovolo; Sottopovolo (sub povuli, cioè “sotto il pioppo”) fino alla fine del XVIII secolo era Comune indipendente da Latisana e i suoi governanti avevano la loro sede nell’odierna Piazza Indipendenza.
Per lungo tempo la località, essendo fiorente porto fluviale, si resse quasi come libera comunità mercantile sotto la nominale sovranità del patriarca di Aquileia, per perdere, nel XII secolo questa sua peculiarità in seguito alle sempre più disastrose alluvioni del fiume Tagliamento, decadendo quindi dal suo ruolo naturale ed assumendo una fisionomia prettamente agricola che è anche la caratteristica attuale della zona. Nel XII secolo Portus Latisanae fece atto di libera dedizione ai conti di Gorizia, che mantennero questo loro feudo fino al 1430: dopo questo periodo, il territorio latisanese venne “venduto” ai patrizi veneziani Vendramin (esiste tutt’oggi un’importantissima via in centro a loro intitolata) i quali resero fruttifero il loro investimento curandone l’agricoltura ed istituendovi un importantissimo allevamento equino; altri signori di Latisana furono i Barbarigo ed i Mocenigo che suddivisero il territorio in 24 carature, fino alla fine del XVIII secolo con l’occupazione di Napoleone che costituì il Cantone di Latisana dipendente dal Dipartimento di Passariano. Infine, nel 1866 la città fu annessa al Regno d’Italia.
Più volte in documenti del XIII secolo Latisana è menzionata con l’appellativo di Civitas a testimonianza dell’importanza che il centro andava assumendo. Altrettanto interessanti sono la citazione dello “staio a misura di Latisana” alla fine del XIII secolo e soprattutto la coniazione all’inizio del secolo del “denaro scodellato”, moneta d’argento di cui restano otto esemplari con varianti di conio, recanti i simboli comitali goriziani e la dicitura PORTO TISANA. Del 1245 è lo Statuto della Terra e del Porto di Latisana convenuto tra la comunità latisanese (Universitas) ed il conte di Gorizia contenente disposizioni civili, criminali e finanziarie. Latisana non fece mai parte del Parlamento della Patria del Friuli, ma venne assumendo un’importanza sempre maggiore all’interno della contea goriziana, prova ne è la presenza stabile a partire dal XIV secolo di un capitano in rappresentanza dei conti in luogo del gastaldo.
Il denaro di Latisana | I rarissimi denari di Latisana sono in argento con il caratteristico bordo rilevato dovuto alle necessità tecniche della coniazione dell’epoca. Hanno diametro e peso corrispondenti a quelli di tutti gli scodellati dell’epoca che avevano corso in Friuli (denari frisacensi, aquileiesi, triestini ecc…). La simbologia utilizzata, un prelato mitrato al D/ ed un tempio al R/ molto simili a quelli rappresentati sulle coeve emissioni dei patriarchi di Aquileia, è in indubbia connessione con quella delle monete patriarcali: elemento, questo, che consente di collocare il denaro scodellato di Latisana in una cronologia temporale fra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo.
In questi anni Latisana era posta sotto la sovranità del Patriarcato di Aquileia ed era un feudo di natura avvocaziale, assegnato cioè ad un laico che ricopriva l’incarico di Defensor fidei armata manu ossia di difendere il patriarca in tutte le contese temporali. Tuttavia è assai probabile che Latisana, nonostante l’affidamento feudale, godesse di un’ampia autonomia, che le consentiva di essere una comunità mercantile che gestiva direttamente il porto, pur pagando i suoi tributi al feudatario dominante.
Il denaro scodellato potrebbe essere quindi il simbolo eloquente di una comunità potente e fiera dei suoi diritti e di un punto portuale e commerciale vivace e prospero. Il periodo di emissione del denaro potrebbe essere quello del patriarcato di Pellegrino II (1195-1204), sotto il quale si ristabilì la pace tra Aquileia e i conti di Gorizia, pace che favorì una normalizzazione di tutte le attività commerciali e di scambio. Tale ipotesi è suffragata anche dal fatto che la moneta di Latisana presenta caratteristiche quasi identiche a quelle battute ad Aquileia sotto il patriarcato di Pellegrino II. L’unica variante di rilievo rispetto a queste è costituita dalla legenda riportata al D/, che sostituisce la dicitura AQILE GIA . P . +.
Un’altra anomalia riguarda il peso (inferiore alle monete friulane coeve), calante per approfittare dell’accoglienza favorevole riservata alle altre monete dell’epoca. Queste imitazioni sono del resto comuni nel Medioevo: ogni moneta di un certo prestigio ha generato una “fioritura” di imitazioni nei paesi vicini, di aspetto quasi identico ma sempre calanti nel peso e nel titolo del metallo. Certamente le monete di Aquileia e Trieste non furono esenti da imitazioni, e tra queste sono ben conosciute quelle di Lubiana.
E’ assai probabile che la moneta di Latisana sia uscita dalla zecca comitale di Lienz. La pace tra il patriarca di Aquileia ed i conti di Gorizia segna probabilmente il momento di massima fioritura del Portum Tesana; negli anni successivi al 1200 ripresero ben presto i contrasti tra i Goriziani, che cercavano di aumentare la loro influenza diretta su tutti i loro feudi, ed il Patriarcato.
Anche per Latisana questo fu un periodo di incertezze e di lotte: i latisanesi si opposero alle rivendicazioni dei conti di Gorizia vantando franchigie e statuti. Ma la contesa, lunga ed aspra, si concluse con la stipula di un accordo fra la comunità del porto di Latisana ed il signore comitale Goriziano (Mainardo) il 13 luglio 1245, con un atto, stilato a Verona grazie ai buoni uffici dell’Imperatore Federico II, che di fatto riconosceva la piena sovranità dei Goriziani su Latisana. In questo modo, la comunità di Latisana perse quasi tutti i suoi diritti di auto amministrazione e, da quel tempo, non si hanno notizie di successive emissioni di monete.
In documenti del 1360 compare il sigillo medioevale del Comune rappresentante una torre con merlatura guelfa affiancata da due scudi con leone rampante sormontati da una croce e contornato dall’iscrizione SIGILLVM COMVNIS PORTVS LATISANAE, elementi quasi analoghi a quelli presenti nel denaro.
Gli esemplari conosciuti | Come detto, il denaro di Latisana è di grande rarità. Questi gli esemplari censiti da Giulio Bernardi nella pubblicazione Il denaro di Latisana (Trieste 1977): n. 1, Coll. privata (G.B. Trieste); n. 2, Museo di Vienna; nn. 3 e 4, Museo di Budapest; n. 5, Coll. Papadopoli; n. 6, Museo di Trieste; N. 7, Asta Ratto 1960 lotto n. 248. A questi bisogna aggiungere alcuni denari provenienti dalla Slovenia; questi esemplari, rinvenuti negli anni ’80 in un area nel nord-ovest della Slovenia assieme ad altre monete non catalogate, vennero portati a Trieste dove un numismatico locale li acquistò. Si trovano ora nelle seguenti raccolte, o sono stati esitati in asta: n. 1, Coll. privata (G.B. Trieste); n. 2, Coll. privata (Latisana); n. 3, Coll. Banca di Cividale; n. 4, Coll. privata (Tirolo, esitato in asta Rauch del 2015, loto n. 1363); n. 5, Coll. privata (Trieste, esitato all’asta Lanz del 2009, lotto n. 218); n. 6, Coll. privata (R.P. Trieste). In particolare, gli esemplari nn. 2 e 3 furono immessi sul mercato e acquistati entrambi da un collezionista di Latisana che ne rivendette uno alla Banca di Cividale. Sono pertanto appena tredici, finora, gli esemplari censiti di questa rara e importante moneta medievale italiana.
Per saperne di più | AA.VV., Corpus Nummorum Italicorum. Volume VI. Veneto. Zecche minori, 1922; Altan Mario G.B., Lo zecchino d’oro dei principi di Porcia e i denari scodellati di Latisana nella numismatica friulana, 1972; Altan Mario G.B., Un esemplare di denaro scodellato argenteo di Latisana (fine XII – inizi XIII sec.) ritorna a Latisana; Altan Mario G.B., Una zecca per monetazione a Latisana nel secolo XIII, 2000; Bernardi Giulio, Il denaro di Latisana, 1977; Bernardi Giulio, Le monete maggiormente in uso nel Medioevo friulano, 1981; Galasso Vinicio, Latisana: dalle origini al Duemila, 1999; Luschin Arnold, Ubersichtdes Munzwesen in den altosterreichischen Landenwahrend des Mittelalters, 1909; Paolucci Riccardo, Appunti di numismatica friulana, 2006; Puschi Alberto, Di una moneta friulana inedita, 1890.