Individuata in una collezione privata una variante inedita di denaro gherardino, non censita dai testi sulla monetazione napoletana del periodo

 

di Rosario Greco | Roberto d’ Angiò (1309–1343) salì sul trono di Napoli pur terzogenito di Carlo II dal momento che i suoi due fratelli maggiori presero altre strade: Carlo Martello, primogenito, ascese al trono di Ungheria mentre Luigi, secondogenito, scelse la vita ecclesiastica e fu poi canonizzato come san Luigi di Tolosa.

Roberto non fu un gran guerriero anche se uscì vittorioso dalle guerre italiane, ma fu un ottimo amministratore, cultore delle arti e diplomatico e rese il Regno di Napoli la maggiore potenza italiana del tempo. Quando morì il potere, per la prima volta, passò ad una donna, sua figlia Giovanna, dato che Carlo, l’erede maschio, era morto nel 1328.

Un bell'esemplare di gigliato d'argento a nome di Roberto d'Angiò, la moneta più nota, rappresentativa e collezionata di questo sovrano napoletano del XIV secolo
Un bell’esemplare di gigliato d’argento a nome di Roberto d’Angiò, la moneta più nota, rappresentativa e collezionata di questo sovrano napoletano del XIV secolo

La moneta più celebre e interessante sotto Roberto d’ Angiò è certamente il gigliato, coniato già sotto suo padre Carlo II e che mostra un’eccezionale ricchezza di varianti a causa dei simboli aggiunti nel corso del tempo (ghianda, giglio, cerchietto, stella a cinque punte, tre cerchi in verticale, mano con fiore, globetto, combinazione di globetto e stella, combinazione di stella e N gotica, combinazione di globetto e N gotica).

Poi abbiamo le coniazioni francesi, più precisamente provenzali, che differiscono sostanzialmente nelle legende e presentano tante contraffazioni e imitazioni coeve (dal gigliato con la frusta a nome di papa Martino V fatto a Roma al gigliato pratese, inteso come medaglia commemorativa della signoria angioina in Toscana, alle tante contraffazioni oientali con legende spesso confusionarie); in più ci sono le coniazioni postume dei suoi successori (normalmente di conio più largo ma di coniazione grossolana).

Sostanzialmente, le coniazioni di Roberto si riducono al gigliato d’argento e al denaro gherardino di mistura (lega povera di argento). Altra nota storica che va aggiunta è che, oltre ai gigliati coniati comunque a Napoli e alle varie contraffazioni esterne al regno, risulta da documenti storici che sotto Roberto d’ Angiò fu riaperta anche la zecca di Brindisi.

L'esemplare di denaro gherardino in mistura (peso 0,54 grammi, diametro massimo mm 18) che presenta le due lettere S della legenda speculari: si tratta di una variante finora non censita dalla bibliografia specializzata
L’esemplare di denaro gherardino in mistura (peso 0,54 grammi, diametro massimo mm 18) che presenta le due lettere S della legenda speculari: si tratta di una variante finora non censita dalla bibliografia specializzata

Nel catalogare una serie di monete angioine facenti parte di una collezione privata è stato possibile analizzare una nuova variante di conio per quanto concerne un denaro in mistura, appunto di Roberto d’Angiò, che presenta entrambe le S della legenda ruotate a specchio.  La legenda tipo per quanto riguarda i denari gherardini di Roberto è: D/ + ROBERTUS . DEI . GRA; R/ + IERL . ET. SICIL . REX.

Naturalmente, erano già censite varianti di legenda sia nel Corpus Nummorum Italicorum di Vittorio Emanuele III  che ne Le monete del Reame delle Due Sicilie di Memmo Cagiati, ma né in questi fondamentali volumi né in edizioni più moderne sulla monetazione angioina (dal MEC 14 al MIR, dal Pannuti-Riccio al lavoro di D’Andrea e Andreani) risulta presente questa variante, che dunque siamo lieti di pubblicare e far conoscere ai collezionisti.