Quattro personaggi del III secolo e le loro rare monete | Figure poco note, ma che hanno lasciato tracce nella numismatica imperiale
di Roberto Diegi | Se tutti conosciamo bene, o anche benissimo, i nomi e la vita di Augusto, Nerone, Traiano e altri celebri imperatori di Roma, non altrettanto non può dire di alcuni, usurpatori quasi sempre, che hanno comunque lasciato un segno nella storia di Roma e, per quanto ci riguarda più da vicino, poche ma interessantissime monete.
Cominciamo da Silbannaco (Marcus Silbannacus)
Si sa veramente poco di lui: si ritiene sia stato un usurpatore al tempo di Filippo l’Arabo (244-249), o tra la caduta di Emiliano e l’ascesa al trono di Valeriano (253).
Per lungo tempo Silbannaco è stato noto per una singola moneta, un antoniniano che si dice sia stato trovato in Lorena ed è ora al British Museum. Il dritto della moneta porta il ritratto dell’imperatore, raffigurato con la corona radiata solare, un drappeggio e la corazza, e tutto intorno la legenda IMP MAR SILBANNACVS AVG; il rovescio celebra le vittorie dell’augusto con Mercurio che regge una Vittoria e un caduceo, con la legenda VICTORIA AVG. Si veda la descrizione della moneta qui sotto.
Fig. 1 | Antoniniano coniato a Roma nel 253. Al dritto busto radiato e IMP MAR SILBANNACVS AVG. Al rovescio Mercurio con caduceo e Vittoriola; la legenda è VICTORIA AVG. Pare che sia un pezzo unico
Basandosi sul luogo di ritrovamento e sullo stile di questa moneta, oltre che sul fatto che il nome Silbannacus mostra una origine celtica (come suggerisce il suffisso “acus”), si è ritenuto a lungo che Silbannacus fosse un comandante militare in Germania Superiore, probabilmente rivoltatosi contro Filippo l’Arabo e soppresso da Decio.
Un secondo antoniniano è stato pubblicato nel 1996, e riporta al rovescio la legenda, abbreviata in maniera scorretta, MARTI PROPVGT. In base allo stile, è stato ritenuto che questa moneta fosse stata coniata a Roma; visto che questa legenda errata è presente su una moneta di Emiliano del 253, è stata avanzata l’ipotesi che Silbannaco si sia ribellato nella capitale in quell’anno, e che abbia tenuto il potere sino all’avvento di Valeriano.
Questa seconda interpretazione ritiene che Silbannaco fosse un ufficiale lasciato da Emiliano a guardia della città mentre l’imperatore si muoveva contro Valeriano, acclamato imperatore dalle truppe. Dopo la sconfitta e la morte di Emiliano nel settembre 253, Silbannaco si sarebbe proclamato imperatore, col sostegno delle truppe rimaste a Roma (fatto che gli diede la possibilità di coniare monete a suo nome), prima che Valeriano lo eliminasse.
Fig. 2 | Antoniniano coniato probabilmente nel 253 a Roma. Al dritto busto radiato e IMP MAR SILBANNACVS AVG. Al rovescio MARTI PROPVGT: Marte con lancia e scudo. Anche questo pare che sia un pezzo unico
Questi antoniniani – ripeto rarissimi, addirittura pezzi unici – sono citati pure dal Tredici e dal Montenegro, che pure non azzardano valutazioni di alcun tipo.
Parliamo ora di Pacaziano (Tiberius Claudius Marinus Pacatianus)
Anche di questo personaggio, a livello biografico, non sappiamo quasi nulla. E’ stato un usurpatore contro l’imperatore Filippo l’Arabo, che ha tenuto il potere attorno al 248-249.
Esiste una iscrizione ritrovata a Bostra (anntichissima città della Siria), in cui viene nominato un certo Claudius Marinus, clarissimus puer, figlio di Claudius Sollemnius Pac[…], governatore dell’Africa sotto Alessandro Severo e poi governatore della Celesiria (provincia romana vicino all’attuale Libano). Alcuni storici identificano questo Sollemnius Pac. con il padre di Pacaziano.
Ma veniamo più direttamente a Pacaziano. Le truppe di stanza in Moesia e Pannonia lo acclamarono imperatore, mentre regnava Filippo I. Sulle cause di questa rivolta si sa poco, si può solo supporre che sia stata in qualche modo legata alla minaccia, sottovalutata, di una invasione gotica. La data della rivolta è probabilmente il 248.
Fig. 3 | Antoninano coniato a Viminacium nel 248-249. Al dritto busto radiato e IMP TI CL MAR PACATIANVS P F AVG. Al rovescio Roma seduta con Vittoriola e lancia; la legenda è ROMAE AETER AN MILL ET PRIMO
Fig. 4 | Rarissimo antoniniano di oltre 4 grammi coniato a Viminacium nel 248-249. Al dritto busto radiato e IMP TI CL MAR PACATIANVS P F AVG. Al rovescio CONCORDIA MILITVM : e la Concordia seduta
Preoccupato dalle usurpazioni di Pacaziano e Iotapiano (si veda più avanti) Filippo pensò di intervenire, ma il senatore Decio, il futuro imperatore, predisse la fine dei due usurpatori per mano dei loro stessi sostenitori: così fu, e anche se non vi è notizia delle ragioni per le quali Pacaziano fu ucciso dai propri soldati, è ragionevole che fosse deposto se non fosse stato in grado di portare a termine il compito per il quale era stato scelto, difendere le province del nord-est dai Goti.
La rivolta di Pacaziano ebbe comunque un effetto negativo su Filippo: l’imperatore mandò un riluttante Decio a riprendere il controllo delle province, ma i soldati dell’esercito danubiano, per evitare punizioni, lo elessero imperatore, sostenendolo fino alla sconfitta di Filippo.
Della monetazione di Pacaziano rimangono molti antoniniani, nei quali spesso si richiama, come fece ampiamente Filippo, il millennio della fondazione di Roma. Eccone alcuni, ovviamente tutti abbastanza rari.
Fig. 5 | Antoniniani coniati a Viminacium nel 248-249. Al dritto IMP TI CL MAR PACATIANVS P F AVG con busto radiato. Al rovescio la Pax con ramo d’ulivo e scettro trasversale; la legenda recita PAX AETERNA
Fig. 6 | Antoniniano di 4,15 grammi, coniato a Viminacium nel 248-249 e conservato al medagliere di Berlino. Al dritto IMP TI CL MAR PACATIANVS P F AVG con busto radiato. Al rovescio FELICITAS PVBL e la Felicità stante con caduceo e cornucopia
Ed è adesso la volta di Iotapiano (Marcus Fulvius Rufus Iotapianus)
Fu un usurpatore contro l’imperatore romano Filippo l’Arabo, che si ribellò nelle province orientali intorno all’anno 248 o 249. Sebbene la sua rivolta finì molto male, Filippo ne uscì così indebolito che soccombette al nuovo imperatore Traiano Decio.
Jotapiano fu membro della aristocrazia mediorientale e potrebbe essere stato un membro della famiglia reale commagena, che perse il potere a favore dei Romani sotto Vespasiano. Aurelio Vittore riferisce come Iotapiano dichiarasse di discendere da Alessandro; mentre alcuni studiosi identificano l’avo dell’usurpatore in Alessandro Severo,
La ribellione di Iotapiano iniziò in Siria, verso la fine del regno di Filippo, e fu una reazione contro l’aumento della pressione fiscale ordinata da Gaio Giulio Prisco, il fratello di Filippo. La capitale della Siria, Antiochia, divenne il centro della rivolta. La zecca delle pochissime monete è appunto quella di Antiochia. Lo stile e la qualità delle monete fatte coniare sembra far capire come quella di Jotapiano sia stata una ribellione di breve durata e di piccola estensione, perché l’usurpatore non controllò nessuna altra zecca.
Fig. 7 | Antoniniani coniati probabilmente ad Antiochia nel 248-249. Al dritto busto radiato e IMP C M RV IOTAPIANVS. Al rovescio VICTORIA AVG con la Vittoria alata a sinistra
Iotapiano fu ucciso dai propri soldati, per motivi sconosciuti, probabilmente all’inizio del regno di Decio. Come appena detto Jotapiano fu eliminato dai suoi stessi soldati, quegli stessi
che lo avevano sostenuto per un breve periodo di tempo e lo avevano obbedito combattendo per lui, facendogli raggiungere i più alti onori dell’Impero; .E’ strano -lo ho già annotato- come Decio, prima di diventare imperatore, predisse ad un Filippo ormai alla fine del suo tempo, come Iotapiano e gli altri usurpatori sarebbero stati uccisi dai loro soldati. Una congiura? Forse organizzata dallo stesso Decio che era divenuto l’uomo più influente dell’Impero? La cosa non sorprenderebbe poi più di tanto.
Sono state ritrovate poche monete di Iotapiano, esclusivamente antoniniani: tutte mostrano un tratto rozzo, ed hanno un solo rovescio, quel VICTORIA AVG che celebrava le vittorie dei ribelli contro Filippo.
Fig. 8 | La stessa moneta illustrata sopra (antoniniano coniato probabilmente ad Antiochia nel 248-249) ma con la Vittoria avanzante verso destra
Per per concludere, ecco “l’illustre sconosciuto” Sebastiano
Ho lasciato per ultimo Sebastiano perché, a mio parere, non fu un usurpatore, a differenza degli altri dei quali ho trattato. Nato probabilmente a Narbona, in Gallia, era un autentico aristocratico, fratello del più noto Giovino, che nel 411 aveva usurpato il trono dell’imperatore romano d’Occidente Onorio.
Giovino nominò il fratello Sebastiano co-imperatore) nel 412. Monete con l’effigie di Sebastiano furono coniate ad Arles e a Treviri.
A causa di un deterioramento delle relazioni tra Giovino e il re dei Visigoti, Ataulfo, mosse contro gli Usurpatori del trono di Roma. Uccise in battaglia il nostro Sebastiano e fece mandare la sua testa alla corte di Onorio a Ravenna. Quanto detto riguarda peraltro anche Giovino al quale toccò la stessa sorte finale del fratello.
Come ho detto eravamo quasi alla metà del V secolo e la Gallia in questo periodo era una vera e propria polveriera: i principali usurpatori provenivano da questa Provincia e, grazie all’avvento più pressante delle popolazioni germaniche, potevano contare su un buon numero di uomini armati per far valere i propri diritti, oltre a godere dell’appoggio, ormai quasi scontato, della nobiltà locale.
Fig. 9 | Rarissima siliqua coniata ad Arelate nel 412-413. Al drritto busto diademato e DN SEBASTIANVS P F AVG. Al rovescio Roma seduta tiene Vittoriola; la legenda è RESTITUTOR ROM; KON in esergo
Anche i barbari, dal canto loro, vedevano il lato positivo della situazione, sperando di introdursi nell’Impero e guadagnarsi, al seguito dell’occupante illecito, un posto nella società, fornendo un contributo in armi e vettovaglie agli ambiziosi usurpatori. Fu, questo, il caso di Giovino e suo fratello Sebastiano.
Ma Ataulfo, re dei Visigoti, a seguito di complesse vicende che non è il caso di trattare qui, si rivolse a Onorio, l’imperatore legittimo, stipulando una sorta di accordo nel quale, tra le varie clausole vi fu quasi certamente la cattura e la morte degli usurpatori che furono sconfitti e, naturalmente, condannati a morte e decapitati. Le teste di Giovino e Sebastiano furono consegnate alla corte di Onorio, a Ravenna, che le fece appendere come monito sulle mura della capitale. Sebastiano ha fatto coniare solo siliquae, del peso variabile da 1 a 2 grammi.
Fig. 10 | Siliqua coniata probabilmente ad Arelate nel 412-413. Al dritto busto diademato e D N SEBASTIANVS P F AVG. Al rovescio Roma seduta tiene Vittoriola e una lancia rovesciata; la legenda dice VICTORIA AVGG; KONT in esergo
Certamente la siliqua riportata inf fig.10 è in cattive condizioni di conservazione, ma non mi è stato possibile trovare di meglio. Quella rillustrata in fig. 9 è certamente molto meglio conservata, ma – come ho annotato – i maggiori cataloghi non ne fanno cenno, mentre la si trova facilmente in diversi siti internet.
Per concludere questo mio articolo dedicato prevalentemente ai tanti usurpatori, spesso sconosciuti, che hanno funestato il III secolo e che hanno attraversato come meteore il palcoscenico della storia, dobbiamo però ammettere, parlando di Sebastiano, che pure il V secolo non ha scherzato: forse, anzi certamente, gli usurpatori sono stati meno numerosi, ma in compenso – si veda il caso di Sebastiano e del fratello Giovino – hanno segnato pesantemente il mondo romano dell’epoca, tirando in ballo personaggi di spicco quali l’imperatore legittimo Onorio, il re dei Visigoti Ataulfo, Galla Placidia e molti altri.