Tutti conoscono la moneta emessa dal 1954 al 1995, ma quel Vulcano è ben lontano dalla mitologia e apre la strada ad alcune riflessioni
di Roberto Ganganelli | L’idea di questo articolo nasce da alcune conversazioni con Paolo Vissani, presidente di ADAM (Associazione disability accessibility movement) che da anni è impegnata a promuovere progetti, schemi, iniziative volte al superamento delle barriere culturali che limitano le libertà ed i diritti delle persone con disabilità e con svantaggio sociale.
Poliedrico ricercatore, Paolo Vissani si è avvicinato nel corso degli anni anche al mondo delle monete, delle medaglie e dei sigilli di cui ha trattato in un volume dal titolo Impressioni segni talenti nella storia dell’uomo (prima edizione, Volumnia 2016, Perugia).
La disabilità nel mondo antico, il caso di Atene
Tra gli spunti di riflessione affrontati con l’autore vi sono stati anche la disabilità e la sua percezione nel mondo antico e nello sviluppo della storia. Un mondo in cui, in generale, ogni essere umano “imperfetto” era destinato, posto che riuscisse a sopravvivere, a un’esistenza di stenti e ai margini della società.
Faceva eccezione Atene: la Costituzione degli Ateniesi di Aristotele infatti, al quarto punto del paragrafo 49 si occupa di “quanti sono incapaci di provvedere a se stessi” stabilendo che “coloro i quali possiedono meno di tre mine e hanno un corpo che non gli permette di compiere alcun lavoro, devono essere esaminati dal Consiglio e mantenuti a carico dello Stato, ricevendo due oboli al giorno”.
Con un balzo di oltre due millenni, spostiamoci nell’Italia del secondo dopoguerra quando Giuseppe Romagnoli, tra i massimi medaglisti del XX secolo, viene incaricato di completare la serie della Repubblica inaugurata con le monete da una, due, cinque e dieci lire. Monete piccole, in lega d’alluminio, che la svalutazione sta erodendo nel loro potere d’acquisto.
Il Vulcano di Romagnoli, un capolavoro di perfezione anatomica
Servono, per rendere la massa monetaria più adatta alle esigenze di circolazione, monete da 50 e da 100 lire e l’artista dà vita ai due tipi Vulcano e Minerva battuti in acmonital. Non è di rarità, tirature, valori commerciali che ci interessa parlare, quanto di quella figura che Romagnoli modella per il rovescio delle 50 lire e che si ispira alla mitologia greca e romana, il dio Efesto/Vulcano.
Sì, perché Vulcano (Efesto in ambito greco) viene plasmato da Romagnoli in una nudità perfetta, visto di spalle, i muscoli del corpo tesi nello sforzo del lavoro all’incudine. Il braccio destro sollevato a sferrare un colpo di maglio, la mano sinistra a reggere un pezzo di metallo sull’incudine, Vulcano diventa simbolico del primo articolo della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Ed è anche un Vulcano giovane e pieno di forze, tenace e infaticabile, come quella generazione di italiani usciti da un ventennio di dittatura e dalla guerra che si rimbocca le maniche per ricostruire il paese e per raggiungere il benessere, la realizzazione e il progresso sia a livello individuale che collettivo.
Magnifico, davvero, quasi un “culturista” l’Efesto/Vulcano modellato da Romagnoli, peccato che il mito – e le monete lo testimoniano – racconti una storia differente, non quella di un personaggio ammantato di soli poteri sovrannaturali e perfezione divina, bensì estremamente umano e attuale nella sua disabilità.
Vulcano nella mitologia e nell’iconografia classica
Una persona con disabilità a tutti gli effetti – pardon, una divinità -, questo era Vulcano: nel mito greco, infatti, Efesto – dio del fuoco, della metallurgia, delle fucine, dell’ingegneria e della scultura, per Omero figlio di Era e Zeus – era contraddistinto da una disabilità alle gambe e ai piedi che lo rendeva zoppo.
Certo, il mito lo descrive come un dio dotato un’intelligenza paragonabile solo a quella di Atena ma le sue imperfette fattezze sono la causa, in alcune versioni, addirittura della sua espulsione dall’Olimpo da parte della madre. In altre versioni, invece, è Zeus a rendere disabile il figlio lanciandolo dalla vetta dell’Olimpo, quando, durante un litigio con Era, Efesto si schiera in difesa della madre.
Efesto finisce nell’oceano e, soccorso da Teti ed Eurinome, fu condotto nell’isola di Lemnos dove viene allevato dalle Nereidi che gli insegnano l’arte di lavorare i metalli in cui Efesto, a dispetto della disabilità, mostra grande talento “riscattandosi” tra gli dei dell’Olimpo.
La sua maestria supera quella di ogni altro dio ed Efesto produce manufatti eccezionali l’armatura di Achille, il pettorale di Ercole e le catene che legano Prometeo. Nei racconti greci, tuttavia, viene spesso deriso dagli dei – niente di nuovo sotto il sole… – e anche le sue relazioni sentimentali incontrano difficoltà a motivo del suo aspetto.
L’Efesto dell’Iliade è accompagnato da assistenti e usa un bastone per camminare e nei fregi del Partenone è ritratto con tanto di stampella. Spesso lavora all’incudine seduto, o con una gamba poggiata su un supporto in modo da bilanciare la propria disabilità.
Alcune monete per Efesto/Vulcano dal mondo classico
Una galleria di monete con Efesto/Vulcano può prendere le mosse da alcune coniazioni di Lipara, in Sicilia, come l’emilitra in bronzo del 380-360 a.C. su cui il dio appare seduto su uno sgabello mentre realizza un kantharos destinato ai banchetti di uomini e dei.
Varie le tipologie monetarie del periodo romano, soprattutto provinciali come un magnifico medaglione in bronzo di Settimio Severo (193-211) coniato a Marcianopolis, in Moesia Inferiore, al cui rovescio Efesto/Vulcano è seduto su un cippo, mentre forgia l’elmo di Achille con di fronte Atena che ammira l’opera del divino fabbro. Una scena bellissima per una coniazione di grande rarità.
Interessanti anche alcuni nominali minori, come i 10 assaria coniati a Perge, nell’odierna Turchia, a nome di Salonina Augusta (254-268) che al rovescio mostrano Vulcano – sempre seduto, per ovviare alle difficoltà di equilibrio date dalla sua zoppia – che impugna un martello e uno scudo che ha appena forgiato.
Realizzare calici, spade, scudi, oggetti di vita quotidiana e strumenti di guerra, di piacere, di offesa o di difesa. Questa l’abilità di Efesto/Vulcano che, nella mitologia, sembra aver anticipato quanto disse anni fa la campionessa di tennis Martina Navratilova: “La disabilità è questione di percezione. Se puoi fare anche una sola cosa bene, sei necessario a qualcuno.”