Errori nelle legende e nel blasone per le medaglie di Maffeo Farsetti, governatore del Conclave nel 1724: una storia curiosa tra medaglistica e araldica
di Giancarlo Alteri | La Sede vacante è il periodo fra la morte di un pontefice e l’elezione del successore; periodo assai delicato per la Chiesa, la cui attività, soprattutto amministrativa, rallenta, ma non può, per forza di cose, fermarsi del tutto. Pertanto, se i cardinali sono rinchiusi in Conclave per eleggere il nuovo papa, gli alti funzionari religiosi e civili devono seguitare a mandare avanti l’attività ordinaria indispensabile. Ciò era ancor più vero nei secoli scorsi, quando al potere spirituale della Santa Sede si affiancava anche quello temporale.
Quando, dunque, i porporati sono rinchiusi nel Sacro recinto, sono impossibilitati a comunicare con l’esterno; perciò diventa indispensabile la figura di un prelato, scelto dal Sacro collegio, che si occupi del buon andamento “giornaliero” del consesso, esaudendo le necessità, anche le più piccole e quotidiane, dei cardinali: dall’allestimento e la pulizia delle camere al controllo perfino delle vivande.
Il governatore del Conclave nella Curia romana
Il governatore del Conclave, così si chiamava questo prelato, svolgeva, insomma, i compiti più svariati, compreso quello, per esempio, di chiamare un medico se un reverendissimo fosse stato colto da malore o quello di fornire la “cancelleria” occorrente per le votazioni.
Era sempre lui a portare all’occorrenza nella Cappella Sistina la pece per le famose “fumate nere”, ma anche la paglia per la decisiva “fumata bianca”. Quale riconoscimento per questi suoi compiti, il governatore aveva facoltà di emettere una medaglia, recante il proprio nome e lo stemma di famiglia; medaglia, questa, che finì per assumere anche un carattere distintivo, celebrativo dell’incarico ricoperto, perpetuandone il ricordo nel tempo.
Nel 1724, alla morte di Innocenzo XIII, fu designato come governatore del Conclave un prelato cinquantenne, che si era già fatto notare in Curia e fuori per le sue innate doti di ottimo amministratore e di valido organizzatore.
Maffeo Niccolò Farsetti, questo il suo nome, era nato a Venezia il 3 maggio 1677, da una nobile famiglia della Serenissima, che nei secoli precedenti si era distinta nella lotta contro i Turchi.
Poco più che adolescente, il Farsetti era venuto a Roma presso lo zio paterno, che portava il suo stesso nome e che era stato presidente di zecca ai tempi di Clemente X. E nell’Urbe era stato ordinato sacerdote. Nominato ben presto Protonotaro apostolico, era diventato successivamente governatore prima di Rieti e poi di Fano: in tutte queste cariche, il Farsetti aveva messo in luce le sue numerose qualità.
Anche come vice delegato della Legazione di Romagna aveva saputo gestire al meglio la situazione, sebbene lo Stato Pontificio fosse attraversato, e devastato, dagli eserciti delle varie potenze europee impegnate nella Guerra di successione spagnola, che insanguinerà il continente per oltre un decennio.
Perciò, giunto il momento, sembrò la persona più giusta a ricoprire il delicato compito di governatore del Conclave. Mas quando ordinò la coniazione della medaglia, che tale incarico appunto gli permetteva, cominciarono i guai.
Tra refusi araldici e di legenda, la prima medaglia del Farsetti
Le medaglie di Sede Vacante da lungo tempo avevano una forma standard: da un lato lo stemma del prelato, dall’altro un’iscrizione col suo nome e con la carica ricoperta durante la Sede vacante. Non sappiamo a chi il Farsetti avesse affidato la realizzazione della sua medaglia, non firmata, fatto sta che il primo esemplare uscito dal torchio mostrava almeno due evidenti errori grossolani.
Cominciamo da quello del rovescio: il nome del Farsetti è riportato come MAPHEIVS al posto del più corretto MAPHAEIVS: MAPHEIVS | FARSETTVS | CONCLAVIS | GVBERNATOR | 1724. Probabilmente l’incisore non era addentro ai segreti della lingua latina oppure l’inserimento del dittongo AE avrebbe “danneggiato” la simmetria artistica di tutta la legenda.
L’errore ed evidente, tuttavia, era nel dritto. La famiglia Farsetti aveva nel proprio blasone la figura dell’istrice; ma ai primi del Seicento, il ramo veneziano della famiglia aveva deciso di modificarlo adottando una raffigurazione che ricordasse le imprese guerresche compiute dagli antinati: nella parte bassa, due frecce decussate, simbolo di guerra, e, nella parte alta, il crescente lunare con le punte verso destra (rispetto a chi guarda), cioè l’odiata mezzaluna, che sventolava sui vessilli turchi, per tanti anni combattuti. Ma pure qui, l’incisore sbagliò: la mezza luna, infatti, appare sulla medaglia con le punte verso sinistra. Il Farsetti non poteva sopportare un simile, doppio affronto!
Immediatamente la fattura di una nuova medaglia venne affidata ad un altro incisore. Lo stile delle due medaglie è, infatti, diversissimo. In questa seconda versione, l’iscrizione sul rovescio ora è giusta ed è contornata da due rami di palma ed arricchita da alcuni fregi; così come molto più elaborata è, al dritto, la forma dello scudo dello stemma, con i cordoni a sei fiocchi (simbolo dei protonotari apostolici), pendenti dal cappello prelatizio, che lo incorniciano. Ma la mezzaluna al centro dello stemma è sempre quella sbagliata!
Non si può affermare con certezza che questa seconda medaglia, anch’essa non firmata, sia opera di Ermenegildo ed Ottone Hamerani, fratelli che allora ricoprivano entrambi la carica di “incisore camerale” e di “maestri de li ferri” della zecca papale, cioè incidevano i coni per le medaglie e per le monete della Santa Sede, ma sicuramente tutto l’impianto della medaglia mostra la mano di un artista di buon livello, sicuramente ascrivibile alla cerchia degli Hamerani.
Verso la terza versione della medaglia, finalmente corretta…
D’altronde costoro gestivano in quel tempo uno stabilimento di coniazione tra i più famosi in Europa, l’officina All’insegna della Lupa situata in Via dei Coronari. Tale stabilimento era stato fondato dal nonno materno, Cristoforo Marchionni e quando la figlia di costui, Brigida, aveva sposato, mezzo secolo prima, Giovanni Martino Hamerani appena nominato “incisore camerale” dal neo eletto Innocenzo XI nel 1676, era passata a quest’ultimo. Nella casa-officina di via dei Coronari si incidevano conii e si coniavano materialmente tutte le medaglie “per servittio di Sua Santità”, nonché per altri personaggi importanti sia laici sia ecclesiastici.
Anzi, proprio i due fratelli Hamerani avevano pure fondato una società per coniare medaglie di pontefici precedenti (ma anche di altro soggetto), utilizzando i coni in loro possesso; le medaglie ottenute con tali conii erano liberamente vendute ai parecchi acquirenti che frequentavano apposta la loro bottega.
Anche questa volta, un simile errore nella medaglia di Sede vacante del Farsetti andava corretto subito. Al terzo tentativo uscì, finalmente la medaglia con lo stemma giusto: la luna con le punte rivolte verso destra!
La Sede Vacante del 1724 durò complessivamente 83 giorni, dalla morte di Innocenzo XIII (7 marzo) all’elezione di Benedetto XIII (29 maggio). E fu proprio questo papa a nominare, nel 1727, monsignor Farsetti arcivescovo di Ravenna in riconoscimento dei suoi meriti. Nella città romagnola, il Farsetti rimase fino alla morte, che avvenne il 6 febbraio 1741, acquistandosi gran fama sia per la sua attività pastorale sia, soprattutto, per aver incrementato le collezioni museali di Ravenna ed aver riportato la città ad un nuovo rinascimento artistico.