Rinascimento privato

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Non solo signori, mercanti e guerrieri: c’è anche un Rinascimento privato abitato da artisti e splendide muse

 

di Antonio Castellani | Colei che potremmo definire “la top model del Rinascimento”, Simonetta Cattaneo, era nata – coincidenza o fato? – a Portovenere nel 1423, da una nobile famiglia ligure. Appena sedicenne sposò Marco Vespucci, lontano cugino del noto Amerigo, e si trasferì a Firenze dove Giuliano, fratello del Magnifico, ne rimase folgorato, c’è chi dice per averne visto un ritratto nella bottega del Botticelli.

Una bellezza senza tempo, musa del Botticelli e non solo

Ritratto postumo di Simonetta Cattaneo Vespucci eseguito dal Botticelli
Ritratto postumo di Simonetta Cattaneo Vespucci eseguito dal Botticelli

Di figura esile e armoniosa, i lunghi capelli biondi (una rarità a quell’epoca in Italia) e i profondi occhi grigi, Simonetta divenne “la bella di Firenze” e a questa fama contribuirono sia le sue voci di una sua relazione col Medici – forse solo un amore platonico, certo è che fu la coppia più ammirata dell’epoca – sia i tanti dipinti nei quali il Filipepi ne ritrasse i lineamenti eleganti e sensuali, come nella Primavera, nella Nascita di Venere e nel Sogno di Giuliano.

In un altro dipinto, opera di Piero di Cosimo, la donna che a Firenze era detta “la senza pari” è ritratta come Cleopatra, a seno scoperto e con un aspide che le avvolge il collo appena prima del morso che le sarebbe stato fatale.

Quasi un segno del destino, perché Simonetta Vespucci il 26 aprile del 1476 – ad appena ventitre anni – morì, non sappiamo se di peste o di tisi, lasciando sgomenti non solo il marito, ma anche gli artisti di cui era stata la musa e tutta Firenze, ad iniziare da Lorenzo e Giuliano de’ Medici.

Narrano le cronache che il giorno del suo funerale, su una lettiga coperta di fiori, fu portata per le vie della città a mostrare come neppure la malattia e la morte erano riuscite a vincere la sua bellezza.

Il tragico destino e l’immortalità numismatica

Lo stesso Botticelli pianse Simonetta; ci piace immaginare – e non è improbabile – che anche il pittore l’amasse, tanto che continuò a ritrarne le fattezze negli anni seguenti, ispirando nei secoli tanti altri artisti.

Donna Letizia, moglie del maestro Pietro Giampaoli, sulle 500 lire Caravelle (qui in versione prova)
Donna Letizia, moglie del maestro Pietro Giampaoli, sulle 500 lire Caravelle (qui in versione prova)

L’archetipo della femminilità ideale e reale del Quattrocento italiano riecheggia anche nel capolavoro di un grande medaglista, Pietro Giampaoli (1898-1998) che, chiamato dalla Zecca di Roma a modellare una faccia della prima moneta in argento repubblicana – le 500 lire Caravelle – delineò nel 1957 un profilo di donna rinascimentale, etereo ed elegante, nel quale si fondono il modello botticelliano e i lineamenti dell’amata moglie Letizia Savonitto.

Simonetta come botticelliana Venere sui 10 euro centesimi d'Italia
Simonetta come botticelliana Venere sui 10 euro centesimi d’Italia

E se quelle preziose 500 lire sono scomparse ormai da decenni – troppo costose, una volta esaurito il boom economico del nostro paese – nel presente della moneta unica la bellezza di Simonetta ci incanta ancora sorridendo – lei, Venere eterna – sui 10 euro centesimi italiani modellati dall’artista Claudia Momoni che ogni cittadino d’Europa, prima o poi, dopo il 1° gennaio del 2002 ha avuto in tasca.

Le 500 lire Caravelle e i 10 euro centesimi: due specchi numismatici del nostro “Rinascimento privato” che tutti i collezionisti del mondo ammirano.