L’eccezionale mezza piastra di papa Innocenzo XIII Conti al tipo dei mietitori e la sua simbologia, fra citazioni bibliche e virtuosismo artistico
di Antonio Castellani | Ci sono monete che entrano nella storia, che segnano per la loro bellezza unica un’intera epoca e una monetazione.
E’ quello che accade, ad esempio, alla mezza piastra cosiddetta “dei mietitori” coniata nell’anno primo di pontificato di Innocenzo XIII Conti (1721-1724).
A parte il fatto di essere l’unica mezza piastra di questo breve pontificato, infatti, la moneta opera di Ermenegildo Hamerani fonde in sé il valore iconografico immediato della raccolta del grano – provvedere al bisogno primario del cibo terreno per la popolazione, esigenza sempre sentita negli Stati della Chiesta – con la forte ammonizione di origine biblica (Salmi, 125, 5) secondo la quale “Qui seminant in lacrimis, in exsultatione metent” (“Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo”).
CVM EXVLTATIONE, “Con giubilo”, non a caso, è il motto che al rovescio corona la scena della mietitura nella quale due contadini in abiti antichi – quello in primo piano più giovane, con la falce a tagliare le messi, quello a sinistra più anziano, con in mano un fascio di spighe – si muovono in un “mare” ondeggiante di frumento. E, in effetti, il dinamismo della scena riesce a comunicare quel senso di giubilo, di gioia piena e leggera che il messaggio biblico intende trasmettere.
Bello soffermarsi sui dettagli: le linee dell’incisione, sicure e sottili, delineano i fusti delle pianticelle di grano, tratteggiano i chicchi, scolpiscono in maniera nitida le anatomie e il panneggio delle vesti. A terra altri covoni, quasi a voler ribadire la ricchezza del raccolto destinato a quanti hanno saputo sopportare le sofferenze e rimanere saldi nella fede.
Fra echi dello stile classico e un gusto barocco già depurato, la scena si completa con un cielo limpido – il cielo benevolo dell’estate, della stagione del raccolto – per un rovescio di grande suggestione completato, in esergo, dalla sola armetta Bolognetti affiancata dalle iniziali E H dell’incisore.
Al dritto della moneta – nobilitata dalle consuete chiavi e dalla tiara – troviamo invece l’araldica di papa Michelangelo Conti: un’aquila coronata ad ali spiegate, il capo rivolto a sinistra, che nella versione a colori è composta a scacchi neri e oro, con sfondo rosso. Un blasone che il metallo della moneta depura e idealizza.
È il rovescio, tuttavia, con quel grano e quei mietitori ad essere il vero capolavoro “pittorico” trasposto in metallo: un grano che nella religione cattolica assume – assieme all’atto stesso della sua coltivazione e al suo uso alimentare e sacrale – infiniti significati come, del resto, avviene per il pane, simbolo del Cristo e della sua comunione con i credenti.
Quello che forse è il miglior esemplare esistente della rarissima mezza piastra “dei mietitori” di Innocenzo XIII (mm 37, g 16,03, Munt. 4) andrà all’asta, classificato Fdc sebbene con una minima mancanza di metallo al dritto, nell’asta numismatica Varesi 79 del prossimo 10 maggio, al lotto 348 con base di 4000 euro. “Rilievi intonsi e metallo lucente” per una moneta ambita da molti collezionisti e che rappresenta una delle emissioni pontificie più affascinantidel XVIII secolo.
A grano e pane in senso religioso, ma molto più spesso in senso concreto – carestie, siccità, raccolti insufficienti sono stati per secoli una piaga, nello Stato della Chiesa e non solo – i papi hanno, del resto, dedicato molte altre monete e medaglie la cui storia, a firma di Roberto Ganganelli, potete approfondire in due parti cliccando qui e cliccando qui.