Cauri o cipree, in India o in Africa, le conchiglie sono state usate per secoli come moneta e, ovviamente, astuti mercanti europei approfittano dei “cambi favorevoli”
a cura della redazione | Non tutti sanno che capitani e armatori che trafficavano nelle isole del Pacifico, per secoli misero insieme delle autentiche fortune speculando sulle variazioni del cambio non tra una valuta metallica e l’altra, o fra l’oro e l’argento, ma tra quelle particolari monete fornite da madre natura che, da epoca antichissima, presso le popolazioni indigene africane e asiatiche, furono le conchiglie del mollusco Cypraea Moneta.
Queste conchiglie-moneta, note anche come cauri, provenienti dall’Oceano Indiano, ebbero infatti una larghissima diffusione, prima verso la Cina e poi in tutto il continente africano. I commercianti vendevano merci varie accettando in pagamento dagli indigeni conchiglie cipree; poi si recavano in Africa e con queste conchiglie compravano oro, spezie, pietre preziose, avorio, schiavi.
Due o tremila cipree valevano un dollaro. Con una somma variabile tra 20.000 e 50.000 cipree nel XIX secolo si comprava uno schiavo. Molti capi tribù africani diventarono milionari (a conchiglie) e per ostentare la loro ricchezza si coprivano di conchiglie facendone collane, orecchini, braccialetti, corone. Era poi decisamente il massimo del lusso ornare di conchiglie le armi, le canoe, le capanne dove abitavano.
La svalutazione, tuttavia, non lasciò immune nemmeno questa forma di denaro: in Uganda, per esempio, a inizio XVII secolo una moglie “costava” due cauri, che salirono a 30 all’inizio del XIX e a ben 10.000 a metà dello stesso secolo.
Chissà poi perché vennero scelte come moneta proprio le cipree, che non sono affatto rare e non hanno la particolare bellezza di altre conchiglie dello stesso genere, alcune graziosamente maculate o marmorizzate, mentre le cipree sono di color giallo pallido con una macchia grigio-porpora o arancione scuro sulla superficie esterna.
Un rebus ancora più difficile da risolvere è perché la stessa conchiglia non veniva mai accettata come moneta tra certe tribù indigene africane. I cauri, per la loro rassomiglianza vulvare, hanno anche costituito un suggestivo emblema di fecondità.
Ma non solo nelle isole del Pacifico e in Africa le popolazioni locali usarono conchiglie come moneta oltre che come ornamento: gli Indiani del versante pacifico dell’America settentrionale ebbero anch’essi una conchiglia moneta a forma di zanna di elefante, chiamata dai naturalisti Dentalium Pretiosum. Il suo valore era molto superiore a quello delle cipree.
Base del sistema monetario era il kaikwa, un rosario formato da 25 conchiglie del valore di 50 dollari. Più grande era la conchiglia, maggiore era il suo valore; le più piccole (kopkop) servivano ovviamentecome spiccioli. Una cosa è certa; mai al mondo fu così comodo procurarsi il denaro: bastava infatti andare in riva al mare, sulla spiaggia, e raccoglierlo!