Da un settimanale molisano di oltre un secolo fa la notizia di un omaggio al re, una monetina medievale di Ascoli rinvenuta nel cantiere di una strada
di Roberto Ganganelli | Correva l’anno 1914 e nel piccolo comune di Agnone (oggi in provincia di Isernia, ma allora in quella di Campobasso) erano in corso i lavori per la costruzione di una strada, la Provinciale 70.
Responsabile del cantiere era tal ingegner Vincenzo Scafati il quale, un giorno, si vide consegnare dagli operai tre monetine che, come riporta il settimanale La Provincia di Campobasso nel numero 13 del 18 giugno, a pagina 3, “furono rinvenute accanto ad una antica Chiesetta, S. Onofrio, (a 1000 metri sul livello del mare)”.
Possibile che una notizia del genere sia stata reputata meritevole di pubblicazione? Il motivo è presto detto: la troviamo infatti in un trafiletto dal titolo Omaggio di monete antiche al Re nel quale lo Scafati rende nota una propria missiva inviata al ministro della Real Casa.
Una cartolina d’epoca che mostra l’abitato di Agnone, la testata e il trafiletto dedicato all’omaggio al re di tre monete pubblicato nel 1914 da La Provincia di Campobasso
La missiva recita testualmente: “Mi permetto di pregare l’E.V. Ill.ma perché si voglia benignare di offrire all’amato nostro Sovrano, tanto dotto ed illustre cultore di studii numismatici, il modesto omaggio delle qui accluse monete, rinvenute negli scavi per la costruzione del 1. tratto del 2. tronco della strada Provinciale 70, a me affidata dall’on. Ministro del LL. PP.”.
Alla lettera dello Scafati del 25 marzo rispose il funzionario Ferdinando Commato, con lettera del 9 aprile nella quale si precisava che “Delle tre monete da lei offerte per la Reale Collezione numismatica privata, Sua Maestà ha tenuta una, un piccolo autonomo della zecca di Ascoli Piceno, il quale presenta una lievissima variante di fronte a una moneta uguale esistente in raccolta”.
E ancora: “La Maestà Sua mi ha dato l’incarico, ch’io qui compio, di renderle le due altre monete e di ringraziarla sentitamente del gentilissimo pensiero”.
Un ritratto di Vittorio Emanuele III e, a destra, il denaro piccolo di Ancona a imitazione del quale vennero coniati anche i piccioli della zecca di Ascoli Piceno
Il trafiletto, come sottolinea il dottor Vittorio Mancini, socio dell’Accademia italiana di studi numismatici – che ha riscoperto e ci ha messo a disposizione il trafiletto, e che quindi ringraziamo – “ben evidenzia sia la rete di rapporti che Vittorio Emanuele III aveva evidentemente instaurato con ogni provincia del Regno, anche una piccola come Campobasso, per il completamento dei suoi studi e della sua raccolta, sia – in fondo – anche la sua ‘correttezza istituzionale’ che lo portò a non trattenere per sé, ma a restituire, due delle tre monete perché evidentemente non pertinenti o non necessarie”.
E aggiungiamo: sottolinea l’attenzione del re numismatico verso le benchè minime varianti di conio che egli, con l’aiuto di tanti collezionisti, studiosi e commercianti di monete riusciva a visionare e a censire in maniera puntuale.
Possiamo dare un volto a quella monetina rinvenuta in Molise più di un secolo fa? Forse sì, almeno come tipologia presunta. Si trattava, lo dice il sovrano stesso, di un denaro piccolo – o picciolo – risalente al XIII-XIV secolo, il periodo del governo autonomo della città marchigiana, coniato in mistura.
Governo autonomo di Ascoli (XIII-XIV secolo): denaro piccolo di primo tipo, con la croce accantnata da trifogli nel 1° e 4° quadrante
Il primo tipo di queste monete, quello più antico, al dritto riporta una croce patente con trifogli nel 1° e nel 4° quadrante, legenda + DE ASChOLO (con varianti di stile e punteggiatura) mentre al rovescio la legenda + S EMID’ EP’ CO (anche qui con varianti) si completa nel campo con le lettere CVS ).
Le epigrafi sulle due facce si sciolgono insieme in SANCTVS EMIDIVS ESPISCOPVS DE ASCHOLO. La moneta, nata a imitazione dei denari piccoli di Ancona, sottomultipli del grosso agontano, era coniata mistura con un diametro medio di 14-15 millimetri e un peso attorno al mezzo grammo.
Il secondo tipo di picciolo autonomo di Ascoli riporta invece al dritto una croce trifogliata e legenda + DE ESCVLO (con varianti) mentre al rovescio si legge + S ENNID con IVS nel campo (con varianti). Il peso e il diametro sono simili al primo tipo.
Governo autonomo di Ascoli (XIII-XIV secolo): denaro piccolo di secondo tipo, con la croce trifogliata al dritto
La terza e ultima tipologia di picciolo autonomo ascolano è quella con croce patente entro contorno rigato, legenda + DE ESCVLO e al rovescio + S EMIDI con IVS nel campo, a triangolo, attorno a globetto centrale. Si tratta di emissioni di peso minore, tarde e rarissime.
A quale tipologia apparteneva esattamente la moneta offerta in omaggio al re? Per saperlo, dovremmo poter leggere i cartellini di tutti i piccioli autonomi ascolani della ex Collezione reale nella speranza di trovare una nota manoscritta del sovrano in cui si fa cenno alla donazione dell’ingegner Scafati, alla data di acquisizione della moneta o al luogo di rinvenimento.
Ricerca non semplice, quella dell’omaggio al re fatto nel 1914, specie per le modalità di accesso ai materiali numismatici pubblici che richiedono tempo, burocrazia e le opportune richieste: per ora ci basti aver ripescato dall’oblio questa “rassegna stampa” d’altri tempi, memoria piccola e preziosa di una moneta salvata e divenuta un regalo al re numismatico e oggi parte della sua eccezionale raccolta.
Il Museo nazionale romano in cui sono conservate le monete della ex Collezione reale e il frontespizio del XIII volume del Corpus dedicato alle emissioni delle Marche
Nulla sapremo mai, invece, delle altre due monete ritrovate in quel lontano 1914, proproste anch’esse come omaggio al re Vittorio Emanuele III e delle quali non restano descrizioni né altri dettagli: il fatto, tuttavia, che il luogo di rinvenimento sia indicato come accanto a una chiesetta a circa mille metri d’altitudine è già di per sé interessante.
Il contesto di ritrovamento, infatti, pur nella sua frammentarietà ci racconta di un luogo di culto di antica frequentazione, di come gli spiccioli del medioevo circolassero nelle scarselle dei pellegrini e dei viandanti, di un mondo vivo e affascinante del quale, quelle tre monetine quasi anonime, portano fino a noi una memoria.