di Antonio Castellani | Tra le massime rarità della serie imperiale a nome di Adriano (117-138) vi è uno splendido aureo datato al 121 sul cui dritto appare la legenda IMP CAESAR TRAIAN | HADRIANVS AVG, con busto laureato e drappeggiato a destra. Al rovescio, ben più particolae, P M T R P – COS III e la figura di Aion, come lo spirito dell’Età dell’oro, in piedi a destra all’interno di una cornice ovale decorata con i segni dello zodiaco, mentre con la mano regge la fenice su un globo; in esergo, SAEC AVR (Cohen 1321. BMCRE 312. RIC 136. Calicó 1366).
Gli studiosi non concordano sull’identificazione della figura che attraversa il cerchio al rovescio, che, come la fenice, è simbolo dell’eternità. Mattingly e Sydenham, nel Roman Imperial Coinage, lo descrivono come Adriano, imperatore che incarna “lo spirito stesso dell’età dell’oro”; una conclusione che sembrano aver tratto da Cohen, il quale suggerì che la figura potesse essere adrianea con gli attributi dell’Aeternitàs.
Seth Stevenson ritiene invece che potesse trattarsi del Genio del Senato. Il punto di vista di Mattingly nel catalogo delle monete romane imperiali del British Museum di Londra (pubblicato un decennio dopo il suo parere originale nel RIC) che è il Genio dell’Età dell’oro è accettato da Hill, che attribuisce il tipo all’inizio del 121 d.C. Tuttavia, forse a causa dell’usura sugli esemplari esaminati, Mattingly non ha notato i segni zodiacali che invece appaiono chiari su qualche esemplare di miglior conservazione.
Questo dettaglio – che non è menzionato né nel RIC né nel BMCRE – identifica in modo sicuro la figura come Aion, una divinità associata alla ciclicità del tempo o all’eternità e che rappresenta il Saeculum.
Qui viene mostrato mentre cammina attraverso il cosmo, rappresentato dalla ruota decorata con i segni dello zodiaco, esattamente come è raffigurato sulla grande patera d’argento di Parabiago trovata vicino a Milano nel 1907, e su mosaici di Sentinum e Hippo Regius.
Non meno notevole, per questo rarissimo aureo imperiale, è la qualità della sua incisione. L’artista responsabile di bulinare dritto e rovescio, infatti, doveva essere straordinariamente dotato, poiché riuscì a creare una significativa profondità di campo all’interno di un riquadro di rilievo relativamente basso. Molta attenzione è stata data al cerchio, che assume una forma ovale poiché è visto di scorcio in prospettiva, con il suo interno visibile a destra e il suo esterno, con i simboli zodiacali, visibili a sinistra.
Ancor più notevole, però, è la figura di Aion stesso: l’incisore ha impresso questa figura con un senso di sicurezza mentre sale sul fondo del cerchio e si blocca sul bordo superiore con la mano destra. Tutti questi aspetti creano l’impressione che stia “casualmente” passando attraverso un portale celeste verso una nuova era di prosperità.
Sebbene molte affermazioni fatte dagli imperatori su numerose monete non contengano alcun elemento di verità o verosimiglianza – siano, cioè, solo messaggi di propaganda fini a se stessi – la decisa affermazione di Adriano su questo aureo relativa all’alba di una nuova Età dell’oro (Saeculum Aureum) risulta ben più di una semplice affermazione retorica.
Con il senno di poi, gli storici hanno da tempo riconosciuto che con il regno di Adriano l’Impero fosse entrato nel vertice della sua parabola storica, economica, culturale: un apice ormai conclamato e irripetibile. Mattingly, nel BMCRE, commenta su questo tema: “Un tipo di eccezionale interesse mostra un genio giovane che esce da una cornice ovale – il giro degli anni, forse – tenendo in mano il segno della successione senza fine, la fenice su un globo. Egli stesso è, come dice la legenda, ‘lEetà dell’oro’”.
Si osserva dunque che nell’uso di una fenice Adriano lega la sua nuova “Età dell’oro” con quella precedente di Traiano; e questa appare un’osservazione pertinente poiché le monete che Adriano aveva appena emesso per la divinizzazione di Traiano usano proprio una fenice come raffigurazione al rovescio.
Questo eccezionale aureo, inoltre, è chiaramente collegato alla celebrazione di Adriano della Parilia (Romaia), il compleanno di Roma ribattezzato Natalis Urbis. Possiamo presumere che questo aureo sia stato dunque battuto nel 121 d.C., non solo per gli eventi vissuti da Adriano in quell’anno, ma anche perché un altro aureo ed un sesterzio con soggetti tra loro simili, correlati a quest’aureo, onorano l’874° anniversario della fondazione di Roma e riconducono effettivamente alla data del 21 aprile 121 d.C.
Nel 121 d.C. Adriano era impegnato nei preparativi per il suo primo tour dell’Impero. Prima della sua partenza volle dunque lasciare a Roma e al suo popolo un degno ricordo. Così, un aureo allude alle spettacolari corse di carri da lui volute, evidenziate dalla legenda al rovescio, P[rimum] CIR[censes] CON[stituit] per celebrare l’874° anno della fondazione di Roma (ad Urbe condita) da parte di Romolo e Remo. Una tradizione consolidata pone il compleanno di Roma l’undicesimo giorno prima delle calende (primo giorno) di maggio, in coincidenza l’indicato ANN DCCCLXXIIII NAT[alis] VRB[is]. Questo corrisponde al 21 aprile nel calendario giuliano. Parilia era una festa di primavera in onore di Pales, dio (o dea) di pastori e mandrie, ed era ovviamente legata al calendario agricolo solare.
Sul dritto sia dell’aureo che del sesterzio è ritratto Adriano laureato, drappeggiato e corazzato con busto rivolto a destra; sul rovescio il Genio del circo, reclinato verso sinistra e con la testa rivolta verso destra, poggiato alla Spina del Circo Massimo e che sostiene una ruota di carro da corsa. L’aureo è classificato RIC II 144; BMCRE 333; Calicó 1201; Cohen 162.