Molto spesso il destino di una medaglia realizzata in metallo prezioso è quello di finire nel crogiolo; se poi la medaglia è esteticamente accattivante, non è opera di un autore insigne ed è legata a una “storia minore”, la sua sorte è irrimediabilmente segnata.
Fortunatamente esistono delle eccezioni a tale esecrabile consuetudine. È il caso della medaglia per don Antonio Groppo – chi era costui, lo scopriremo – che ha attirato l’attenzione del suo “salvatore”, per la sua elegante legenda che chiarisce il motivo della realizzazione: l’omaggio che il paesino di Saletto (in provincia di Padova) porgeva nel 1887 al proprio parroco in occasione dei cinquant’anni di sacerdozio.
Una vicenda marginale, certo, quella della medaglia per don Antonio Groppo, ma all’autore di questa breve nota è parso che la testimonianza offerta da questa medaglia, improvvisamente riapparsa qualche anno fa, poteva offrire l’opportunità di ricollocare un tassello perduto della storia di Saletto e, ai lettori, uno stimolo in più a considerare con la giusta attenzione elementi apparentemente secondari quali una medaglia.
Il 18 febbraio 1887 i parrocchiani di Saletto, in provincia di Padova, consegnano a don Antonio Groppo questa medaglia in oro per il suo giubileo sacerdotale
Il fatto è che le dodici righe della scritta della medaglia per don Antonio Groppo sembrano proprio raccontare una piccola storia: quella del destinatario di questo prezioso omaggio, il parroco del paese di Saletto per l’appunto.
Antonio Groppo nacque il 18 gennaio 1813 a Mure di Marostica (Vicenza). Abbracciata la vita religiosa, fu consacrato sacerdote il 18 febbraio 1837. Nel 1840 venne inviato come cappellano presso la parrocchia di San Lorenzo, a Saletto. Divenuto curato di Saletto il 28 aprile 1854, resse la parrocchia per 35 anni; morì infatti l’8 settembre 1889.
Sul rovescio le date di nascita, di consacrazione a sacerdote e di ingresso nella parrocchia di Saletto di don Antonio Groppo: una piccola “biografia in medaglia”
Gli successe il nipote, don Francesco Perin (parroco dal 1889 al 1894), che da tempo aveva affiancato lo zio come cappellano di San Lorenzo. Don Antonio Groppo fu uomo particolarmente attivo all’interno della comunità parrocchiale, il cui territorio coincideva, all’epoca, con quello comunale di Saletto, ed era popolato da poco meno di tremila persone; ma, accanto alla cura delle anime, egli si dedicò con decisione a un progetto ambizioso: la costruzione di un nuovo campanile per la chiesa di San Lorenzo.
Iniziato nel 1858, il manufatto fu completato nel 1866. Per l’edificazione, il parroco aveva fatto appositamente allestire una fornace per la fabbricazione e la cottura dei mattoni. Ne risultò un’opera imponente, con doppia cella campanaria, che si innalzava per 76 metri; quinto campanile per altezza nel Veneto, dopo quello di San Marco a Venezia e quelli della basilica di Lendinara, Breganze e Dolo.
Il maestoso campanile di San Lorenzo a Saletto fatto erigere da don Antonio Groppo nella seconda metà del XIX secolo: è il quinto più alto del Veneto con i suoi 76 metri
Certo anche questo può spiegare il gesto di affetto con cui i parrocchiani e paesani festeggiarono, il 18 febbraio del 1887, il giubileo sacerdotale facendo realizzare la medaglia per don Antonio Groppo in oro e consegnandola al loro parroco.
Tale data probabilmente fu all’origine di un piccolo equivoco allorché, anni dopo, un pronipote del Groppo, don Giuseppe Perin, fece realizzare un busto in bronzo del personaggio, accompagnato da una iscrizione di questo tipo: A DON ANTONIO GROPPO | PARROCO DI SALETTO | CHE NEL 1887 INNALZÒ | IL MONUMENTALE CAMPANILE | IL PRONIPOTE | DON GIUSEPPE PERIN.
L’evidente anacronismo venne dunque determinato dalla confusione fra la data del completamento del campanile con quello della festa per il giubileo sacerdotale (l’iscrizione della medaglia, da questo punto di vista, potrebbe aver “favorito” tale scambio di data). Nel 1996 il Comune ritenne doveroso intitolare una via del quartiere Luise a don Antonio Groppo, “protagonista della storia paesana nel secolo trascorso”.