di Antonio Castellani | Nel II e III secolo d.C. – molto tempo dopo che fu coniata la preziosissima moneta di cui ci accingiamo a parlare – il mitologico personaggio di Tritone compie numerose apparizioni sui bronzi della città di Cyzicus, situata nella parte più occidentale dell’Asia Minore. E, in, genere la figura del personaggio figlio di Poseidone e della nereide Anfitrite viene apposta sulla prua di una galea, mentre soffia nella sua conchiglia il cui suono – narra la leggenda – placava le tempeste e annunciava l’arrivo del dio del mare. Conosciuto per l’aiuto che dà a Giasone e agli Argonauti nel trovare la rotta, Tritone è raffigurato di solito con la metà superiore umana e quella inferiore con sembianze di pesce.
La moneta di cui parliamo in questa puntata della rubrica La febbre dell’oro, invece, risale al 500-450 a.C. ed è un rarissimo, quasi unico esemplare di statere in elettro del peso di 15,98 grammi. Qui, Tritone è magistralmente inciso sul dritto, mentre nuotando verso sinistra regge una ghirlanda; al di sotto un tonno, simbolo della città di Cyzicus.
Il rovescio, come consuetudine per le monete di questa tipologia e di quest’arcaica epoca, mostra un quadrato quadripartito e incuso. La bibliografia di riferimento è: Von Fritze 126 (questo conio di dritto). SNG von Aulock 7305. SNG Spencer-Churchill 171 (questo conio di dritto). Jameson 2190 (idem). SNG France 275 (idem). Lo statere in oggetto è estremamente raro e ai nostri occhi sembra aver svelato, nella sua bellezza, ogni segreto.
In realtà, prima che gli studiosi di numismatica riuscirono a giungere ad un’interpretazione che vedesse proprio Tritone come soggetto “accertato” del conio di dritto sono passati decenni e decenni. Questa creatura mitologica, come il Centauro, la Sfinge, Scilla e il Minotauro, era infatti una creatura ibrida con caratteristiche umane e animali. L’identità della creatura su questo statere, tuttavia, non è sempre stata assunta con certezza come Tritone innanzi tutto perché nell’iconografica mitologica i suoi attributi più comuni sono il tridente e una conchiglia, mentre questa creatura tiene in alto una corona.
Nella sua grande opera del 1887, William Greenwell descrisse questa creatura semplicemente come una “figura umana barbuta nuda, la parte inferiore che termina nella coda di un pesce […] la mano sinistra è sollevata e tiene una corona o un anello […]”. Sebbene abbia tentato paragoni con Dagon e la creatura composta similmente sulle monete di Itanus e Creta, Greenwell a malincuore propose che il soggetto fosse proprio Tritone.
Cinque anni dopo, nel catalogo del British Museum che incorporava Cyzicus, Warwick Wroth espresse anch’egli incertezza sull’identità della creatura, anche se si avvicinava di un passo a chiamarla Tritone e descriveva l’oggetto che essa sollevava nella mano come una ghirlanda.
Infine, nel suo corpus di Cyzicus del 1912, Von Fritze descrisse la creatura esplicitamente come Tritone con in mano una ghirlanda, un’identificazione che ha resistito da allora, incluse le opere chiave moderne di Brett, Jenkins, Levante e Amandry.