Quando Emilio Bonaventura Altieri, il 29 aprile del 1670, venne eletto papa col nome di Clemente X, era cardinale da pochi mesi (il suo predecessore, Clemente IX, gli aveva importo la porpora solo il 3 dicembre dell’anno prima) e, in ragione della veneranda età – era nato, infatti, nel 1590 da una nobile e antica famiglia romana – non nutriva né particolari ambizioni né grandi speranze di ascendere al soglio di Pietro.
Del resto, il Conclave dei 59 cardinali convenuti nell’Urbe non era mai riuscito, nel corso di estenuanti trattative, a convergere su un candidato forte e così, solo alla quarantaduesima votazione, l’Altieri aveva ottenuto 56 preferenze ed era stato “costretto” ad accettare divenendo il 239° pontefice della Chiesa di Roma e prendendo come nome quello del suo predecessore, Clemente.
Uno dei migliori esemplari di testone con il papa in preghiera apparsi sul mercato: magnifico lo stemma Altieri di Clemente X decorato da sei stelle a otto punte
Tra le monete più conosciute dell’anziano pontefice – nessuno è mai più stato eletto ad una tale veneranda età – figura un bel testone in argento coniato dalla zecca di Roma che al dritto mostra lo stemma pontificio (in termini araldici “D’azzurro, a sei stelle di otto raggi d’argento, alla bordura dentata del primo e del secondo”) con chiavi e tiara e legenda CLEMENS . X . | PONT. MAX.
Al dritto di questa interessante moneta di Clemente X, invece, troviamo una “mistica” raffigurazione nella quale papa Altieri, a capo scoperto e con paramenti solenni, appare inginocchiato in preghiera, con la tiara ai suoi piedi. In alto, il volto del Padre Eterno che appare tra raggi e la legenda SATIABOR GLORIA TVA.
Lo splendido rovescio ci mostra il pontefice in preghiera, con la tiara per terra in segno di sottomissione al volere di Dio, il cui volto con nimbo triangolare sbuca dalle nubi
Alfonso e Mario Traina, ne Il linguaggio delle monete, spiegano questa legenda come proveniente dal Salmo 16 (versetto 15) che recita “Satiabor cum apparuerit gloria tua” (“Mi sazierò quando apparirà la tua gloria”).
Secondo Francesco Muntoni, che cataloga il testone al n. 29 del suo repertorio, la legenda allude “alla resistenza opposta dal pontefice nell’accettare la tiara”: l’Altieri, infatti, invano con le lacrime agli occhi aveva scongiurato i cardinali di sollevarlo dal grave peso. Ma è più probabile – sottolinea Traina – che la legenda alluda al motto assunto dal pontefice: “Iesu, tibi sit gloria”. Certo è che da quella inequivocabile posa – il papa in ginocchio con le mani giunte e lo sguardo al cielo – traspare tutta la responsabilità che Clemente X dovette sentire nel vedersi affidare, alla fine di quel travagliato Conclave, il compito di guidare la Chiesa di Roma.