Una tetradramma del V secolo a.C. come simbolo dell’epoca d’oro di Gela | Un francobollo di pessima qualità per un’occasione sprecata
di Antonio Castellani | Lo scorso 8 settembre Poste italiane ha emesso un nuovissimo francobollo della serie Patrimonio artistico e culturale italiano da 1,10 euro la cui emissione è stata caldeggiata dal professor Nuccio Mulè e dal Senatore Pietro Lorefice. Il francobollo (stampato 400 mila esemplari autoadesivi formato mm 40×30) è stato dedicato a Gela e ad una sua antica moneta d’argento coniata nel V sec. a.C., un tetradramma. E, fin qui, la numismatica ringrazia.
Purtroppo, il prodotto filatelico appare quanto di più inadeguato si possa concepire per esaltare non solo la ricchissima storia della città, ma anche l’arte della monetazione classica. Fondo mestamente bianco, funeree iscrizioni nere in un carattere talmente semplice da essere adatto ad un’etichetta di spedizione piuttosto che ad una “carta valore postale” e, ciliegina sulla torta, perfino l’inversione del dritto della moneta con il rovescio!
In numismatica, infatti, è ben noto che queste monete di Gela presentano al dritto la quadriga lenta rivolta a sinistra (o a desta) e guidata da un auriga in piedi che si protende in avanti e, al rovescio, il toro androcefalo. Volendo rincarare la dose, le fotografie della moneta appaiono del tutto scadenti e non rendono certo i dettagli dell’esemplare.
Certo, per esaltare “il patrimonio artistico e culturale italiano”, declinato in questo caso sulla bella cittadina in provincia di Caltanissetta, i “creativi” che hanno ideato il francobollo si sono forse dovuti avvalere delle monete conservate nel Museo archeologico locale, ma – sfogliando il volume su queste coniazioni curato da Giancarlo Alteri ed Eleonora Giampiccolo nel 2014 – appare evidente che la scelta della moneta da riprodurre poteva cadere su altri esemplari, altrettanto significativi e di stile e conservazione nettamente migliori.
Un’occasione sprecata, dunque, per celebrare l’epoca in cui la città – grazie ai tiranni Ippocrate e Gelone – raggiunse una collocazione di primo piano nel Mediterraneo e per ricordare al meglio quegli antichi maestri incisori che esercitarono, tra il VI e il V secolo a.C., la loro capacità di creare veri capolavori in tondello, ancora oggi tra i più ammirati della numismatica siceliota.
Ecco perché, per questo dilettantesco omaggio in dentelli, la numismatica (e anche la filatelia) non hanno certo di che ringraziare…