Un caso in cui la moneta si trasforma in elemento araldico: scopriamo quali denari sono raffigurati (anche se sbagliati) nell’emblema di Chartres
di Roberto Ganganelli | Nel suo articolo Bisanti e non solo: le monete nell’araldica pubblicato il 1° febbraio 2021 (clicca qui per leggerlo), il nostro esperto Maurizio C. A. Gorra ci ha condotti alla scoperta delle monete non viste come “contenitori” di elementi araldici, bensì come elementi componenti di stemmi familiari, cittadini e di istituzioni.
Ad un certo punto, parlando dell’emblema civico di Chartres, Gorra scrive: “Le figure principali dello stemma della città francese di Chartres vengono spiegate come ‘trois pieces de monnoye de ses anciens Comtes marquées de C gothiques & de fleurs de lys’, a conferma della probabile, veritiera derivazione da una moneta effettivamente coniata dalla zecca di quella città.
I segni così descritti sono disegnati o modellati in maniere molto variabili fra esemplare ed esemplare, certo causate involontariamente. Nel corso del tempo. da chi ha riprodotto questi dettagli senza coglierne appieno il significato storico e numismatico. Sarebbe interessante risalire alle monete dei conti di Chartres ‘marcate con una C gotica e con un giglio’ ritenute alla base di questo stemma”.
Ebbene, fatta qualche ricerca siamo in grado probabilmente di dare una risposta sia al nostro araldista che ai tanti che, leggendo l’articolo, si sono porti lo stesso interrogativo. Già dalla fine del X secolo, infatti, la Contea di Chartres batteva, nella sua zecca, dei denari in mistura (mm 20-21 circa, peso medio g 1,40) sul quali al rovescio si trova una croce patente circondata dalla legenda + CARTIS CIVITAS (con varianti) mentre al dritto appare già una composizione di simboli simile a quella delle monete dello stemma civico.
In seguito, il fortunato tipo monetale subì qualche evoluzione e miglioramento estetico ma il rovescio rimase a lungo simile e in particolare, se si prende come riferimento l’esemplare qui illustrato di Carlo di Valois (1293-1325), il dritto viene descritto dai testi come “Tête bléso-chartraine à droite, avec un fleuron pour figurer l’œil, un autre devant le nez, un troisième derrière la tête, lis couché à la place du menton”.
Quella composizione di strani “geroglifici”, dunque, altro non è che un volto coronato stilizzato, di profilo a destra, con al posto dell’occhio un fiorone o un bisante, un giglio coricato come mento, ai lati altri due bisanti. Altre monete di Chartres e dintorni recano simboli diversi come croci, piccoli cunei e così via e derivano da denari alto medievali precedenti sui quali il profilo coronato appariva più riconoscibile.
Tornando al nostro stemma di Chartes, e identificato il tipo di moneta che lo “adorna”, non possiamo che notare – da numismatici – come, nella versione (pur di antica fattura) pubblicata da Gorra come in altre riscontrate in pubblicazioni a stampa e online, le monete appaiano riprodotte in maniera approssimata e orientate in modo sbagliato: chi compose lo stemma, evidentemente, prese il giglietto come unico riferimento riconoscibile e lo orientò in verticale, invece che coricato verso destra come nelle monete originali.
E così lo stemma “numismatico” è rimasto, “di rosso, a tre bisanti d’argento, ciascuno dentato di cinque pezzi a destra, caricati di un giglio a sinistra, di tre torte in palo e di una figura geroglifica, il tutto di nero; al capo cucito d’azzurro caricato di tre gigli d’oro”.