Quali verità dietro gli UNGHERI di CASTIGLIONE DEI PEPOLI?

di Antonio Castellani | A nome dei marchesi e principi del piccolo feudo appenninico di Castiglione dei Pepoli, alcune misteriose e quasi introvabili monete di inizio Settecento

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Tra le monete più interessanti coniate da famiglie nobili italiane nei secoli passati, parliamo oggi dello scudo d’oro (o megliodell’unghero) battuto a nome di Ercole e Cornelio Pepoli nel 1700 per Castiglione dei Pepoli, nel Bolognese.

Questa moneta di grande rarità, l’unica di questa autorità emittente ad essere apparsa sul mercato in anni recenti, ci permette infatti di riscoprire la storia di una piccola zecca (intesa come istituzioni, non tanto come effettive officine di coniazione) fra le tante che nei secoli hanno costellato la Penisola trasformando la numismatica italiana in uno dei panorami monetari più variegati ed affascinanti del mondo.

Cartolina d’epoca che mostra l’antico Palazzo Pepoli nel centro del paese appenninico

Paese montano in provincia di Bologna, quasi al confine con la Toscana, Castiglione dei Pepoli – già Castiglione dei Gatti – assurge alla “gloria numismatica” nel 1700 quando l’imperatore Leopoldo I d’Austria attribuisce il titolo di principi dell’Impero ai conti Ercole e Cornelio Pepoli, con diritto di battere moneta in oro e in argento.

Ne nascono dei rarissimi ungheri sui quali, al dritto, è incisa una cartella quadrangolare decorate con, all’interno, I nomi HERCVLES | ET | CORNELIVS | COMITES | PEPOLI e al rovescio l’aquila bicipite caricata in petto da scudo a scacchi coronato  e con, nei rostri, la spada e lo scettro; attorno, la legenda LEOPOLDI . I . IMP. MVNVS.

Il dritto di un rarissimo unghero per Castiglione dei Pepoli, con cartella che riporta i nomi dei conti Ercole e Cornelio da poco nominati principi del Sacro romano impero germanico

Il nome di unghero deriva dal fatto che sulla moneta campeggia l’aquila bicipite già parte dello stemma imperiale asburgico: Leopoldo I d’Asburgo, che concesse il privilegio di conio ad Ercole e Cornelio, era infatti re d’Ungheria dal 1655 e sacro romano imperatore dal 1658.

Sul dritto lo stemma Pepoli sul petto dell’aquila bicipite imperiale e il nome di Leopoldo I d’Asburgo

La moneta, diametro di 24 millimetri e dal peso di circa 3,35 grammi, è presente sia nella ex Collezione Reale che nelle raccolte numismatiche del Museo Correr a Venezia mentre la scatola che ne conserva i coni originali fa parte delle raccolte del Museo Civico Archeologico di Bologna. Resta un mistero, tuttavia, dove furono effettivamente coniate le rarissime monete di Castiglione dei Pepoli.

Michele Chimienti sostiene, in Le zecche italiane fino all’Unità (pp. 586-587), che “Le monete non furono in ogni caso battute nella zecca di Bologna perché un’autorizzazione simile sarebbe stata registrata negli atti dell’Assunteria di Zecca, completi e precisi per quel periodo […]”. Il mistero sul luogo di produzione, tuttavia, rimane…

Ecco l’imperatore Leopoldo I su una magnifica moneta da 10 ducati del 1663 coniata a Breslau

Dopo Ercole e Cornelio, anche Alessandro e Socino Pepoli avrebbero coniato ungheri, altrettanto rari, per il piccolo feudo appenninico, nel periodo 1703-1713; dei mezzi bolognini in rame a nome dei Pepoli, infine, ci rimangono solo pochissime e controverse testimonianze e nessun esemplare noto.