Nel 4° e nel 2° centenario della scomparsa, il Vaticano ricorda in moneta due pontefici che hanno retto le sorti della Chiesa in periodi storici complessi
di Antonio Castellani | Duecento e quattrocento anni fa scomparivano due pontefici che, in modi differenti, hanno entrambi segnato la storia della Chiesa: si tratta di Pio VII Chiaramonti e di Gregorio XV Ludovisi. Ricordiamo il primo – Luigi Barnaba Gregorio Chiaramonti – dal momento che venne eletto papa nel fatidico anno 1800 – dopo più di tre mesi di conclave tenutosi a Venezia – perché nel suo pontificato, lungo 23 anni, attraversò uno dei periodi più difficili della storia della Chiesa: l’occupazione francese di Roma.
Per gentile concessione dell’autore Luigi Oldani, i bozzetti dei 20 euro in oro che il Vaticano emette il 26 ottobre nella serie dedicata ai grandi pontefici
Solidamente formato alla scuola benedettina, Pio VII seppe tutelare i diritti della Chiesa cattolica dalle prepotenze di Napoleone e dopo anni di esilio, tornato trionfalmente a Roma nel 1814, fu il papa che decise la ricostituzione della Compagnia di Gesù abolita nel 1773, su pressioni di alcune corti europee, da Clemente XIV Ganganelli.
Papa Chiaramonti fu anche un grande appassionato d’arte e lo dimostrò nel 1806, quando fondò il museo che porta il suo nome all’interno dei Musei Vaticani, dove vennero esposte le opere d’arte trafugate da Napoleone ed in seguito, almeno in parte, recuperate.
Dal disegno alla modellazione: ecco i gessi della moneta che ricorda i due secoli dalla scomparsa di papa Chiaramonti, fiero difensore della Chiesa da Napoleone
Un filo storico collega Pio VII a èapa Gregorio XV (nato Alessandro Ludovisi) che è stato, per l’appunto, primo pontefice ad essere educato in un collegio di Gesuiti, e che salì al soglio pontificio nel 1621, durante la tremenda Guerra dei trent’anni: la ricerca della pace tra le nazioni europee coinvolte caratterizzò tutto il suo pur breve pontificato.
Nel 1621 prese la decisione di far celebrare la festa di San Giuseppe il 19 marzo; nel 1622 fondò la Congregazione di Propaganda Fide, strumento esclusivo della Santa Sede, dedicato a diffondere il Vangelo in tutto il m,ondo tramite l’attività missionaria e a promuovere l’unione delle chiese cristiane.
A questi due pontefici, la Zecca dello Stato Vaticano dedica, con emissione il 26 ottobre 2023, altrettante monete in oro da 20 e 50 euro proof dell’anno: al peso rispettivo di 6 e 15 grammi, diametri di 21 e 28 millimetri, le coniazioni hanno entrambe titolo di 917 millesimi e contorno zigrinato fine.
Ecco come appare la moneta d’oro da 20 euro proof del Vaticano realizzata in 1300 esemplari
La 20 euro per Pio VII è stata coniata in 1300 esemplari proposti alla fonte al prezzo di 399 euro, mentre la 50 euro ha un contingente di 1000 pezzi a 997 euro ciascuno; entrambe le monete sono state realizzate dal Poligrafico e zecca dello Stato italiano.
Sono di Luigi Oldani i bozzetti e i modelli della bella 20 euro dedicata a Pio VII: sul dritto, lo stemma di papa Francesco è ingentilito da due putti ispirati a quelli del monumento funebre del pontefice il cui ritratto in paramenti solenni, al rovescio, è stato magistralmente inserito di tre quarti, rivolto verso destra, circondato da iscrizioni discrete che l’artista ha disegnato a mano, come sua abitudine, senza affidarsi a font predefiniti.
Guarda al gusto del Seicento romano la versione dello stemma di Gregorio XV che Maria Anna Frisone ha modellato per i 50 euro proof 2023 del Vaticano
La tiara che per gran parte esce dal tondello, lo sguardo fermo e il livello di dettaglio della fisionomia e dei paramenti del pontefice trasformano questa moneta in una “istantanea di storia” al punto che negli occhi di papa Chiaramonti, anziano e provato dalle traversie della storia, sembra quasi di poter cogliere la luce di quella fede che ha guidato il suo lungo pontificato. I coni sono opera di Emanuele Ferretti.
È opera di Maria Anna Frisone, nome nuovo nella monetazione vaticana, i modelli dei 50 euro in oro per Gregorio XV Ludovisi e sia il dritto che il rovescio sono all’insegna della solennità, a iniziare dallo stemma di papa Francesco che viene reinterpretato dall’artista alla maniera del Seicento numismatico, sagomato a cartocci e volute e con due eleganti putti che sorreggono la moderna mitria vescovile scelta da Bergoglio in luogo della tradizionale tiara.
Papa Ludovisi, uno dei pontefici che diede maggior impulso all’azione missionaria della Chiesa, campeggia sul rovescio della moneta così come appare nella chiesa di Sant’Ignazio a Roma
Elegante anche il rovescio, dominato dal monumento dedicato al pontefice nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma: realizzato tra il 1709 e il 1717 su disegno di Pierre Legros, il maestoso complesso scultoreo è completato da due figure alate con tromba, rappresentazioni allegoriche della Fama e, ai lati dell’urna, dalle figure della Religione e della Munificenza. Ai quattro pilastri angolari, entro nicchie, statue in stucco di Camillo Rusconi raffiguranti le virtù cardinali la Fortezza, la Giustizia, la Prudenza e la Temperanza.
Maria Anna Frisone si è concentrata, ovviamente, sulla statua di papa Gregorio XV che appare benedicente, con la destra sollevata, depurandola da ogni elemento secondario in modo da far risaltare al massimo il rilievo della figura del papa. Con un eccellente risultato, nulla da eccepire, anche a motivo dei coni incisi per questa moneta da Uliana Pernazza.