Tre esponenti di punta della cultura hanno lanciato un appello per salvare la storia. Aggiungiamo ora quelle dei numismatici alle tante adesioni già pervenute
di Roberto Ganganelli | Già nella newsletter del 3 maggio i nostri abbonati hanno potuto leggere, firmata da chi scrive, una breve dichiarazione di adesione da parte di Cronaca numismatica al manifesto redatto dallo storico Andrea Giardina, dalla senatrice a vita Liliana Segre e dallo scrittore Andrea Camilleri per ridare dignità nelle scuole allo studio della Storia, messo sempre più in ombra dalle ultime riforme volute dai governi e dal MIUR.
Cosa chiede il manifesto
Il manifesto chiede, in sostanza, tre cose: che la prova di storia venga ripristinata tra gli scritti dell’esame di Stato delle scuole superiori, che le ore dedicate a questa fondamentale disciplina vengano incrementate (e non ulteriormente ridotte) e che nelle università sia favorita la ricerca storica, ampliando l’accesso agli studiosi più giovani.
Ecco il testo, pubblicato dal portale di Repubblica e che potete sottoscrivere voi stessi a questo indirizzo: “La storia è un bene comune. La sua conoscenza è un principio di democrazia e di uguaglianza tra i cittadini. È un sapere critico non uniforme, non omogeneo, che rifiuta il conformismo e vive nel dialogo. Lo storico ha le proprie idee politiche ma deve sottoporle alle prove dei documenti e del dibattito, confrontandole con le idee altrui e impegnandosi nella loro diffusione.
Ci appelliamo a tutti i cittadini e alle loro rappresentanze politiche e istituzionali per la difesa e il progresso della ricerca storica in un momento di grave pericolo per la sopravvivenza stessa della conoscenza critica del passato e delle esperienze che la storia fornisce al presente e al futuro del nostro Paese.
Dalla sapienza accademica alla pseudo-sapienza social
Sono diffusi, in molte società contemporanee, sentimenti di rifiuto e diffidenza nei confronti degli ‘esperti’, a qualunque settore appartengano, la medicina come l’astronomia, l’economia come la storia. La comunicazione semplificata tipica dei social media fa nascere la figura del contro-esperto che rappresenta una presunta opinione del popolo, una sorta di sapienza mistica che attinge a giacimenti di verità che i professori, i maestri e i competenti occulterebbero per proteggere interessi e privilegi.
I pericoli sono sotto gli occhi di tutti: si negano fatti ampiamente documentati; si costruiscono fantasiose contro-storie; si resuscitano ideologie funeste in nome della deideologizzazione. Ciò nonostante, queste stesse distorsioni celano un bisogno di storia e nascono anche da sensibilità autentiche, curiosità, desideri di esplorazione che non trovano appagamento altrove. È necessario quindi rafforzare l’impegno, rinnovare le parole, trovare vie di contatto, moltiplicare i luoghi di incontro per la trasmissione della conoscenza.
Ma nulla di questo può farsi se la storia, come sta avvenendo precipitosamente, viene soffocata già nelle scuole e nelle università, esautorata dal suo ruolo essenziale, rappresentata come una conoscenza residuale, dove reperire al massimo qualche passatempo. I ragazzi europei che giocano sui binari di Auschwitz offendono certo le vittime, ma sono al tempo stesso vittime dell’incuria e dei fallimenti educativi.
Ridimensionare la storia: un attentato alla cultura
Il ridimensionamento della prova di storia nell’esame di maturità, l’avvenuta riduzione delle ore di insegnamento nelle scuole, il vertiginoso decremento delle cattedre universitarie, il blocco del reclutamento degli studiosi più giovani, la situazione precaria degli archivi e delle biblioteche, rappresentano un attentato alla vita culturale e civile del nostro Paese.
Ignorare la nostra storia vuol dire smarrire noi stessi, la nostra nazione, l’Europa e il mondo. Vuol dire vivere ignari in uno spazio fittizio, proprio nel momento in cui i fenomeni di globalizzazione impongono panorami sconfinati alla coscienza e all’azione dei singoli e delle comunità.
Per questo cittadini di vario orientamento politico ma uniti da un condiviso sentimento di allarme si rivolgono al governo e ai partiti, alle istituzioni pubbliche e alle associazioni private perché si protegga e si faccia progredire quel bene comune che si chiama storia”.
Storia & numismatica, un binomio inscindibile
Ben sappiamo, da numismatici, quanto la storia sia legata a doppio filo agli oggetti della nostra disciplina e passione i quali, non a caso, ne costituiscono testimonianze privilegiate e documenti vivi a parlanti, ne svelano aspetti e dettagli sconosciuti e, non di rado, contribuiscono in modo determinante a riscriverne intere pagine.
Aderiamo, dunque, sottoscrivendo il manifesto per la storia: chi ignora il passato difficilmente potrà costruire un futuro e anche la nostra amata numismatica si ridurrà del tutto – e irrimediabilmente, stavolta – ad una vile forma di sterile mercato o, più probabilmente, di mera speculazione.