C’era anche i re Vittorio Emanuele III quel giorno a Bologna: era stato occupato in una “impegnativa” giornata a tappe forzate, inaugurando fontane, affreschi e istituti universitari. Ma, soprattutto, affacciandosi dal balcone di palazzo D’Accursio, il sovrano aveva pronunciato il discorso per l’apertura dell’attesa “Direttissima” Bologna-Firenze, la ferrovia veloce che – superando i limiti della ormai vetusta Porrettana inaugurata 70 anni prima dal nonno Vittorio Emanuele II – avrebbe collegato le due città.
Era il 22 aprile 1934 ed anche se da quel giorno sono passati la bellezza di 90 anni, la “Direttissima” Bologna-Firenze continua ad essere una delle principali linee ferroviarie italiane in termini di traffico annuale. E c’è una bellissima medaglia che ne celebra l’apertura, un conio in stile d’epoca, purtroppo di non grande diametro ma che, in appena 39 millimetri, riesce a racchiudere tutti gli elementi di quella che fu un’impresa. Ci torneremo.
Celebra la prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici, questa medaglia del 1840 di produzione francese coniata con la curiosa forma ottagonale
Ereditata nel 1861 una rete ferroviaria, per lo più in mani private, tra le più scarse d’Europa – appena 2500 chilometri di strade ferrate contro gli 11 mila della Germania e i quasi 15 mila della Gran Bretagna – il Regno d’Italia aveva iniziato da subito a metterci mano. E così quando dieci anni dopo anche Roma prendeva parte al “banchetto” dell’Unità, i binari erano più che triplicati: sempre molto distanti dalle grandi nazioni europee ma comunque con un piano di sviluppo ben avviato.
Da Napoli a Salerno, da Bologna a Piacenza, da Milano alla Lombardia, al Piemonte: ma anche in Puglia ed in Sicilia, quindi in Calabria e Sardegna: le ferrovie si espandevano collegando la nuova Italia e presto ci si accorse che il tema del superamento degli Appennini era di prioritaria rilevanza. Così, Torino raccolse immediatamente l’eredità di quel che era stato fatto in Emilia e nel Granducato di Toscana e già nel 1864 Vittorio Emanuele II apriva la “Porrettana”, linea a singolo binario che, superando valichi, valli e gallerie, metteva in collegamento Bologna a Pistoia.
Anche papa Pio IX, nel 1856, rende omaggio alla strada ferrata, simbolo del progresso industriale e sociale dell’Ottocento
Nel Centro, Roma era in enorme ritardo (la prima ferrovia pontificia era stata la Roma-Frascati, nel 1856) e se la dorsale tirrenica si era comunque sviluppata, per raggiungere l’Adriatico via Sulmona era stato necessario attendere il 1888. Due splendide medaglie ricordano queste ultime due linea: la prima, fissa nel metallo un angelo seduto su una locomotiva a vapore. La seconda celebra l’apertura della galleria di Monte Bove, lunga 4 chilometri (1885), con le figure allegoriche di Roma e Sulmona che si stringono la mano.
Già ad inizio ‘900 ci si era accorti però che tra Firenze e Bologna occorreva un collegamento più rapido: dalla Legge 444 del 1908 che destinava 150 milioni di lire alla realizzazione della “Direttissima” Bologna-Firenze al 1934 quando il re l’avrebbe inaugurata sarebbero dunque passati 26 anni, con costi quasi decuplicati e con un tributo di vite umane tremendo.
Una rara medaglie per la galleria ferroviaria di Monte Bove, che nel 1885 mise finalmente in comunicazione diretta Roma e Sulmona
La “Direttissima” fu per l’epoca un’opera straordinaria: interamente elettrificata a doppio binario, 97 chilometri di lunghezza (molti in meno della Porrettana), 31 gallerie a coprire il 37% del percorso, con una pendenza massima del 12 per mille e una quota di valico di 323 metri. Viadotti, tunnel, trincee e rilevati vari, il vero capolavoro caratterizzante dell’impesa fu la “Grande gallerie dell’Appennino”, lunga 18,5 chilometri e tuttora tra le più lunghe del mondo. I suoi due ingressi, lato San Benedetto Val di Sambro (Bologna) e Vernio (Prato) purtroppo legarono la sua fama nel 1974 e nel 1984 ai due terribili attentati dinamitardi dell’Italicus e del Rapido 904 costati la vita di decine di innocenti.
Può essere la “Direttissima” ritenuta la prima linea ferroviaria veloce d’Italia? Probabilmente non nel senso contemporaneo del termine ma, senz’altro, può esserlo considerata di fatto.
Manifesto pubblicitario dell’ETR 200 “Testa di vipera”, il treno che sulla “Direttissima” Bologna-Firenze stabilì nel 1939 un record di velocità
Il 20 luglio del 1939 infatti, per celebrare il centenario delle ferrovie in Italia (la Napoli-Portici era stata inaugurata il 3 ottobre 1839 da re Ferdinando II, lo stesso che nel 1843 aveva inaugurato quella Napoli-Caserta soggetto di una delle più belle medaglia ottocentesche), dopo varie corse di prova, venne organizzato il viaggio del gioiello ETR 200 (ribattezzato “Testa di vipera”) da Milano a Firenze che stabilì il nuovo record mondiale di velocità media sulla lunga distanza, con velocità di punta di 203 km/h.
Il dritto della “muscolare” medaglia commissionata all’artista Bruno Boari per l’apertura della linea ferroviaria “Direttissima” rende onore ai tanti lavoratori impiegati nell’opera
L’elettrotreno di costruzione Breda, prodotto in appena 18 unità di 3 elementi, percorse per l’occasione i 316 chilometri tra le due città con una velocità media di 165 km/h percorrendo la “Direttissima” ad una media di 153 km/h. Il 15 dicembre 1939 anche le Regie Poste celebravano il centenario immortalando in una serie di tre francobolli l’ETR 200, orgoglio nazionale, al fianco di un’antica vaporiera Longridge. Il tutto, a ricordare il secolo trascorso dall’apertura della prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici.
Al rovescio, dai rilievi altrettanto marcati, lo stemma di Bologna sormontato dalla ruota alata simbolo delle ferrovie e accantonata da due fasci littori
A chiusura, vale davvero la pena tornare sulla splendida medaglia del 1934 per la “Direttissima” Bologna-Firenze. Il bozzetto, realizzato dallo scultore e medaglista bolognese Bruno Boari (1896-1964), su una faccia celebra la faticosa opera di scavo delle numerose gallerie che caratterizzano la linea. Un minatore stilizzato, con martello pneumatico è intento a lavorare con, sullo sfondo, una la grande galleria dell’Appennino: intorno la “fatidica data” del XXII APRILE MCMXXXIV.
Uno dei tre francobolli emessi dalle Regie Poste nel 1939, centenraio delle ferrovie italiane
Sull’altra faccia, pulitissima, gli stemmi delle due Città uniti da ruota alata tra due fasci. La ruota è quella che per anni costituì il logo delle Ferrovie dello Stato prima del profondo restyling promozionato, si ricorderà, anche da Adriano Celentano. Realizzata in bronzo ed argento, la medaglia (bellissima) ha un diametro di 39 millimetri ed un peso di 37 grammi.
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