Due rarissime monete in oro “dei tre imperatori” provenienti dalla Collezione Salton in asta da Künker il 22 marzo 2022: scopriamone la storia

 

di Ursula Kampmann | Sono tra le emissioni più enigmatiche della serie numismatica asburgica, quelle monete che raffigurano sul dritto, insieme, ben tre importanti imperatori asburgici: Massimiliano I, Carlo V e Ferdinando I.

Il problema: le legende sulla moneta non menzionano l’uomo che commissionò l’emissione. L’iscrizione sul dritto recita semplicemente “Imperatori dei romani e re di Spagna per grazia di Dio”. Le iscrizioni sul verso variano e sono abbinate a diversi stemmi o all’aquila imperiale, in rari casi raffigurano addirittura l’immagine di un Asburgo morto da tempo, ovvero di Federico III, che ricoprì la carica di imperatore tra il 1452 e il 1493.

tre imperatoriFig. 1 | Arciduca Ferdinando (1564-1595). Moneta “dei tre imperatori” del peso di otto ducati, senza data. Dalla collezione dell’arciduca Sigismondo d’Austria (1826-1891), ex asta Adolph Hess Nachf., Lucerna 1933, n. 128. Stima 150.000 euro. In asta Künker 362 (22 marzo 2022), n. 1362

Il potere imperiale asburgico, una complessa questione storica

Per affrontare la storia di fondo di questo problema dobbiamo ricordare che la carica di sacro romano imperatore non era affatto riservata a sovrani asburgici, anche se potrebbe sembrare sempre così dopo il XVI secolo.

Al contrario: il sovrano del Sacro Romano Impero Germanico veniva scelto da un Collegio Elettorale. Gli arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri, insieme al margravio di Brandeburgo, al re di Boemia, al conte palatino del Reno e al duca di Sassonia, avevano il privilegio di scegliere liberamente tra tutti i potenziali candidati.

Per secoli, gli elettori usarono questo privilegio per far promettere ai futuri imperatori  qualcosa in cambio del loro voto. Una “capitolazione elettorale”, era chiamata, ossia un contratto con il quale un candidato elencava le concessioni in caso di elezione.

Ma da quando Federico III era stato eletto re romano-tedesco nel 1440 e incoronato imperatore nel 1452, la stirpe dei sovrani asburgici fu interrotta solo in rare occasioni. Questo perché Federico III ebbe l’idea di far eleggere re romano-tedesco suo figlio Massimiliano I mentre era ancora in vita. Carlo V trionfò sui re francesi e inglesi in competizione e, quando abdicò, consegnò l’ufficio a suo fratello Ferdinando I, atto che fu approvato dagli elettori.

A questo punto, tuttavia, la Riforma aveva cambiato le condizioni sociali e di potere nel Sacro Romano Impero. La maggior parte dei principi secolari era diventata protestante. Pertanto, non avevano alcuna possibilità di ottenere i voti dei tre elettori ecclesiastici.

E dunque, come re di Boemia, gli Asburgo ebbero in pugno il Collegio elettorale. Così, erano quasi essere sicuri di ottenere la maggioranza poiché fornivano un candidato cattolico.

Fig. 2 | Ritratto di famiglia di Massimiliano I (l’imperatore abbraccia il nipote Ferdinando I) Al centro c’è il futuro imperatore Carlo. Sullo sfondo a destra è Maria di Borgogna, dietro di lei Filippo il Bello (Dipinto di Bernardo Strigel, KHM, Vienna. Foto KW)

Da allora – e con ogni successivo sovrano asburgico eletto – gli Asburgo si affermarono gradualmente come l’unica dinastia degna del potere imperiale in Europa. L’emissione dei tre imperatori non è altro che un segno della loro pretesa di potere sul Sacro Romano Impero, cristallizzata in una coniazione estremamente rappresentativa.

tre imperatoriFigg. 3-4 | Corona “a cerchio” dal tesoro di Rosenborg, Copenaghen, foto UK; corona “a mitria”, appartenuta a Rodolfo II, tesoro della Hofburg di Vienna, foto KW

Chi ha emesso questa eccezionale moneta?

In generale, si può affermare che per l’emissione dei tre imperatori sono stati utilizzati due diversi coni sul dritto. Uno di questi – fig. 1, vedi sopra – raffigura gli imperatori con corone a cerchio, l’altro – fig. 6, vedi sotto – li raffigura con le cosiddette corone a mitria. Per rispondere alla domanda su chi sia stato responsabile dell’emissione con i ritratti dalle corone a cerchio, possiamo prendere in esame i coni.

Dal momento che la produzione di materiali creatori era costosa, molte zecche utilizzavano coni esistenti per nuove emissioni. Sebbene conosciamo alcuni, rari casi in cui un determinato conio è stato riutilizzato anche dopo molti anni, il fatto che le monete siano state coniate con un medesimo conio di solito indica che sono state battute poco dopo l’altra.

Nel nostro caso, il conio con lo stemma di fig. 1 è stato utilizzato anche per monete che presentano sul dritto il ritratto dell’arciduca tirolese Ferdinando II. Nel suo catalogo del 2013 di medaglie asburgiche e monete del Kunsthistorisches Museum Vienna, Heinz Winter sottolinea come queste monete sono state coniate con lo stesso conio, osservazione fatta per la prima volta nel 1977 da Heinz Moser e Heinz Tursky nel loro lavoro sulla zecca di Hall.

Winter sostiene quindi che il primo gruppo sia stato probabilmente commissionato dall’arciduca tirolese Ferdinando II. Per motivi stilistici, ritiene che le monete siano state coniate tra il 1564 e il 1580.

tre imperatoriFig. 5 | Rritratto dell’arciduca Ferdinando II del Tirolo dal castello di Trausnitz, foto KW

Ferdinando II del Trolo, il grande collezionista

Si può dunque ipotizzare che l’arciduca Ferdinando II del Tirolo sia il responsabile di questa brillante scelta di immagini. Nato nel 1529 a Linz, fu il primo capo dell’amministrazione boema prima che la Contea del Tirolo fosse posta sotto la sua responsabilità nel 1564.

Le guide del castello di Ambras raccontano che sposò una cittadina comune, Filippina Welser, di Augusta, e che suo fratello glielo permise solo a patto che nessuno lo venisse a sapere.

Pochi sanno, però, che Ferdinando II chiese la mano ad Anna Caterina Gonzaga, che sposò nell’anno della morte di Filippina, mentre la moglie era ancora in vita. Da questa unione nacquero tre figlie, la più giovane delle quali sposò il successivo imperatore Mattia, un fatto che non è del tutto estraneo all’argomento della “questione dei tre imperatori” in moneta.

In ogni caso, un fatto è ovvio per ogni visitatore del Castello di Ambras: Ferdinando II era un fine collezionista, i cui tesori potevano competere con la collezione dell’imperatore Rodolfo II.

E, naturalmente, Ferdinando II possedeva una collezione di monete, che potrebbe essergli servita da ispirazione. Dopo tutto, fu sotto il suo regno che la zecca di Hall divenne un centro innovativo della monetazione asburgica e che venne perfezionata la coniazione ai rulli.

Fig. 6 | Mattia (1612-1619), moneta “dei tre imperatori” del peso di cinque ducati, Praga, senza data. Stima 50.000 euro. In asta Künker 362 (22 marzo 2022), n. 1363

Quindi, possiamo ritenere che questo raffinato conoscitore di monete antiche e contemporanee fosse in grado di elaborare la cosiddetta “emissione dei tre imperatori” in collaborazione con gli incisori della zecca di Hall.

E queste monete devono aver avuto un enorme successo, perché Ferdinando II commissionò una seconda emissione, che raffigurava ancora i tre imperatori. Questa volta, però, rivolti a sinistra. Correva l’anno 1590.

Quei “fraterni litigi” in casa d’Asburgo

Seguì un’altra questione, che – sempre per confronto – può essere associata all’imperatore Mattia. Ivo Halačka ha dimostrato che la moneta fu coniata sotto il suo governo, cioè tra il 1612 e il 1619. E che non fu battuta ad Hall ma in Boemia, probabilmente a Praga.

Ma perché Mattia ha voluto far rivivere questa iconografia monetale? La risposta è semplice: perché aveva usato la forza militare per fare pressioni sul fratello Rodolfo II affinché gli cedesse il suo incarico mentre era ancora in vita.

Nel 1608 Mattia divenne re di Ungheria e Croazia, nel 1611 re di Boemia, nel 1612 – dopo la morte del fratello Rodolfo – divenne imperatore del Sacro Romano Impero. Personaggio particolare, dal momento che molti vedono ancora Rodolfo II come un pazzo che passeggiava tra le sue collezioni nel Castello di Praga.

Senza entrare nei dettagli, è certo Rodolfo II abbia ottenuto molto durante il suo regno. E Mattia dovette compiere un atto equilibrante per enfatizzare il monopolio asburgico sull’imperatore screditando completamente il suo predecessore.

Il ricorso ai tre più importanti sovrani della dinastia degli Asburgo era probabilmente perfetto per la sua campagna di pubbliche relazioni. E dato che sua moglie era la figlia dell’uomo che “inventò” la questione dei tre imperatori…

tre imperatoriFig. 7 | Arciduca Sigismondo d’Austria (1826-1891), litografia di Adolf Dauthage dal 1856

Una rarità numismatica dal patrimonio degli Asburgo

Il rarissimo esemplare di “moneta dei tre imperatori”, sicuramente realizzata per un importante personaggio, acquista ulteriore significato per la sua provenienza. Deriva infatti dalla raccolta personale di Sigismondo d’Austria (1826-1891).

Sigismondo era uno studioso elcettico, come molti del XIX secolo. Si interessava di botanica, ma anche di numismatica. La sua collezione fu venduta dalla casa d’aste Adolph Hess Nach. nel 1933. Mark Salton, la cui raccolta andrà in asta da Künker, era orgoglioso di possedere questa moneta e il suo nuovo proprietario si sentirà sicuramente allo stesso modo.