Un contorniato e tre rarissime monete provinciali della zecca di Alicarnasso celebrano il grande storico dell’antichità, Erodoto
di Roberto Ganganelli | Erodoto, colui che Cicerone ha definito il “padre della storia”, nacque ad Alicarnasso, in Asia Minore, nel 484 a.C. e morì nel 425 a.C. a Thurii, nella Magna Grecia. Grande viaggiatore, vero e proprio antesignano del moderno metodo di indagine – basato su fonti dirette e testimonianze riscontrate – Erodoto visitò varie regioni dell’Oriente, l’Egitto e altri luoghi raccogliendo le sue annotazioni su, si stima, oltre cento metri di papiro.
A differenza di quanto accaduto per altri autori classici la sua opera, in seguito intitolata Le Storie, ci è pervenuta per intero. Erodoto visse anche ad Atene, nel periodo in cui Pericle esercitava il suo massimo potere politico sulla città, e quindi si trasferì in Magna Grecia, dove contribuì alla fondazione di Thurii, promossa dallo stesso Pericle, e dove visse l’ultima parte della sua esistenza.
Le citazioni di Erodoto in opere successive sono innumerevoli, sia per i contenuti che per il suo stile, ammirato ad esempio da Dionigi di Alicarnasso. Di segno opposto Plutarco che scrisse addirittura un intero trattato contro di lui, il De Herodoti Malignitate.
Anche molti secoli dopo, Le Storie sono attestate quale fonte primaria da storici ed eruditi; ad esempio nel Medioevo in opere compilative, tra le quali alcune del Boccaccio, ma la fortuna di Erodoto si manifesta soprattutto nel corso del Rinascimento, quando iniziano a comparire le prime traduzioni della sua opera in varie lingue, compreso l’italiano volgare.
Al “padre della storia”, tuttavia, spetta un altro punto di onore, ossia quello di essersi meritato, ben prima che nascesse il concetto di moneta commemorativa o quello di medaglia dedicata agli “illustri”, alcune coniazioni – si tratta di emissioni provinciali dell’Impero Romano – ornate del suo ritratto.
È sotto Traiano (98-117) che per la prima volta la zecca di Alicarnasso, città natale di Erodoto, conia un bronzo di circa 23 millimetri per poco più di 7 grammi di perso con al dritto il profilo imperiale laureato e al rovescio un busto drappeggiato del celebre storico. Si tratta di una moneta nota in pochissimi esemplari e che, fino a pochi anni or sono, era indicata come avente al rovescio un ritratto di Zeus.
In seguito Adriano (117-138), nelle vesti di augusto, annovera nella sua serie monetale per la Caria un bronzo per Erodoto (24 millimetri per circa 4,80 grammi) e infine, sotto Gordiano III (238-244), è ancora l’officina monetaria di Alicarnasso a coniare un assarion in bronzo (stavolta di circa 19 millimetri per 5,60 grammi) con simili soggetti, anche questo di estrema rarità.
Alle antiche “monete commemorative” per il grande storico greco si aggiunge, alla fine del IV secolo, un contorniato in bronzo di 37 millimetri di diametro per 23,3 grammi con al dritto il busto a testa scoperta, barbuto e drappeggiato, rivolto a destra e con monogramma PLE incuso; al rovescio un auriga in piedi a destra, con ramo di palma in mano, che conduce per le redini un cavallo. Attorno la legenda TVRRENIVS.
Il rovescio di questa coniazione nota in un unico esemplare – fanno notare gli studiosi – è lo stesso usato per un analoga emissione celebrativa dedicata al drammaturgo romano Terenzio (Publius Terentius Afer) vissuto nel II secolo a.C. Un abbinamento che, tuttavia, nulla toglie all’eccezionalità di questo oggetto numismatico che testimonia quale importanza Erodoto – per alcuni maestro, per altri solenne bugiardo – abbia rivestito nella cultura del mondo antico.