Da impresa di Bianca Maria Visconti alle monete di Francesco II, ultimo duca, il semprevivo esprime il desiderio degli Sforza di resistere alle avversità
di Roberto Ganganelli | “C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori”. No, non parliamo di Pinocchio. C’era una volta una duchessa, si chiamava Bianca Maria Visconti ed era nata nel 1425 a Settimo Pavese, nella brumosa Lombardia.
Era l’unica erede di Filippo Maria, duca di Milano, e sarebbe diventata moglie di Francesco Sforza, fregiandosi del titolo ducale dal 1450 al 1466 e mettendo al mondo, fra gli altri, Galeazzo Maria e il celebre Ludovico il Moro.
Bianca Maria trascorse l’infanzia e l’adolescenza nel castello di Abbiategrasso ricevendo una solida educazione umanistica, anche grazie alla biblioteca paterna, ricca di testi classici, francesi e provenzali, sia in latino che in volgare e anche di importanti trattati scientifici.
Convolata a nozze nel 1441 – dopo una serie di astute mosse familiari – con Francesco Sforza, duca di Milano – morto il marito nel 1466 assunse la reggenza del Ducato con il figlio primogenito Galeazzo Maria, nato nel 1444.
Di figli, in tutto Bianca Maria ne avrebbe avuti ben otto, garantendo in questo modo sia la continuità del nome dei Visconti che quella degli Sforza da cui proveniva.
Donna capace, intelligente e raffinata, Bianca Maria annovera fra le sue imprese quella del semprevivo, della quale possiamo ravvisare una delle prime evidenze in un dono di nozze venuto dalla Germania e di cui si legge, nell’inventario dell’eredità della duchessa: “una collana facta alla divisa de le semprevivo cum sei baiassi grossi, dentro diamanti vintiquatro de dverse sorte, smeraldi sei, perle 14 grosse, et perle trentasei minore”.
Il semprevivo (Sempervivum) è un genere di piante succulente appartenente alla famiglia delle Crassulaceae e il suo nome deriva dal fatto che questa pianta mantiene le foglie anche durante la stagione fredda e cresce anche in condizioni climatiche molto avverse.
Pertanto, questa pianta – di cui alcune varietà riescono a crescere anche sui tetti in pietra delle baite alpine – si presta egregiamente a indicare resistenza alle avversità e continuità vitale.
Adottando tale impresa Bianca Maria ribadisce il proprio ruolo di continuatrice della stirpe viscontea che, peraltro, si innesta – rinvigorendola – in quella sforzesca grazie alla fertilità della duchessa. E l’impresa del semprevivo si ritrova, in seguito, sia nelle monete di Massimiliano Sforza che in quelle di Francesco II Sforza.
Così, il semprevivo “mette radici” anche nella numismatica, per la prima volta sotto forma di moneta con un rarissimo grosso coniato durante il breve ducato di Massimiliano Maria Sforza (1512-1515) sul quale appare al dritto, sotto forma di tre pianticelle che affondano le radici su una roccia su cui è impresso il motto tedesco MIT ZAIT (“Col tempo”).
Il semprevivo di Massimiliano Maria è dato come noto in pochissimi esemplari, tanto che spulciando i repertori a nostra disposizione per reperirne un’immagine non abbiamo trovato, da mostrarvi, niente meno che… un falso d’epoca!
Il semprevivo torna poi nella monetazione di Francesco II Sforza, 1521-1535, su un altro raro nominale in argento da 10 soldi sul cui dritto, da tre monticelli scaturiscono altrettante piantine. Al rovescio lo stemma sormontato da una corona ornata da rami di palma e d’ulivo.
Soggetto simile, anche se inciso in modo meno complesso e meno raffinato a causa delle minori dimensioni del tondello, anche per le trilline dello stesso duca volte, con questa iconografia, a comunicare coram populo la ferma opposizione di Francesco II alle pressioni e alle ingerenze di Spagna e Francia. Sul rovescio una fascia annodata e coronata.
L’impresa del semprevivo, sposata da Bianca Maria, non fu tuttavia sufficiente a perpetuare oltre Francesco II il potere degli Sforza sul Ducato di Milano. Sia Massimiliano (1493-1530) che Francesco II (1495-1535), coinvolti infatti nei conflitti tra Francia ed Impero, regnarono con alterne fortune, ma solo grazie alla protezione degli Asburgo.
A questa casata, con la morte a Vigevano di Francesco II, che scompave senza lasciare eredi, passò il potere sul Ducato lombardo per il quale si aprì una nuova fase, sia storica che numismatica.
Quella nuova fase sarebbe durata fino al 1700, portando tante nuove monete – ma nessuna al romantico tipo del semprevivo – nella serie meneghina.