Monete a due teste: inconsuete sì, ma non troppo. In ambito italiano come non ricordare i testoni milanesi di Giovanni Galeazzo Maria e Ludovico Maria Sforza della fine del XV secolo? In quel caso, tuttavia, si trattava dei profili di due personaggi diversi, due fratelli. Ben diverso è il caso in cui ad apparire su entrambe le facce di una coniazione è lo stesso personaggio, come nel caso della serie fatta battere da Carlo I, sovrano di Romania, all’inizio del XX secolo. Ma facciamo un passo indietro.

Monete a due teste: ecco il testone sforzerco del 1481-1494 coniato a Milano

Durante il secolo XVIII i principati danubiani erano stati teatro di continue guerre austro-russo-turche e solo nel 1861 si giunse all’unione dei principati con l’elezione di Alexandru Ioan Cuza a principe di Valacchia e Moldavia. Cuza dispiegò una grande azione riformatrice: introdusse il codice civile francese, istituì l’istruzione pubblica gratuita, avviò la riorganizzazione dell’esercito. Per realizzare la riforma agraria fu costretto, nel maggio 1864, ad un vero e proprio golpe, ma l’opposizione dei ceti conservatori sfociò nella congiura del 1866 e fu costretto ad abdicare.

Carlo in una foto giovanile, da principe e non ancora re di Romania

Fu allora che tramite un plebiscito venne chiamato al trono dei principati uniti di Moldavia e Valacchia, con il nome di Carlo I, il giovane principe Carlo di Hohenzollern-Sigmaringen (1839-1914), secondogenito del principe Carlo Antonio e di Giuseppina di Baden, che concesse subito una costituzione liberale assai avanzata per l’epoca. Alleatosi alla Russia durante la guerra con la Turchia, il 22 maggio 1887 proclamò l’unificazione dei principati sotto il nome di Romania, ottenendo il riconoscimento dal Congresso di Berlino. Il 25 marzo 1881, quindi, si proclamò re di Romania.

Fino a tale data Carlo era stato solo il principe (domnul) dei Rumeni e, quindi, non avrebbe potuto emettere monete, come previsto dalla convenzione dell’Unione monetaria latina; di conseguenza, fu obbligato a ritirare le monete coniate nel 1868 e nel 1870, divenute oggi rarissime. Come re, tuttavia, si prese subito la sua rivincita, coniando nel 1881 pezzi da 2 e 5 bani in rame, 50 bani in argento e da 1, 2, 5, leu in argento, tutti recanti al diritto il ritratto del sovrano, e al rovescio lo stemma reale.

Una rarissima 20 lei 1868 in oro fatta coniare da Carlo con il titolo di principe e fatta perciò ritirare dall’Unione monetaria latina

Nel 1906, invece, Carlo fece battere una serie celebrativa del quarantennale del suo regno. Gli esemplari da 1 e da 5 lei in argento, e da 20 e 100 lei in oro, sono illustrati al dritto dal profilo con barba di Carlo da re, mentre al rovescio campeggia quello imberbe da principe: delle singolari monete a due teste, pure contrarie ai principi sanciti dall’Unione monetaria latina.

Le monete a due teste di Carlo I di Romania sono opera dell’incisore belga Alphonse Michaux (la cui firma è riportata su entrambe le facce, in forme diverse) e furono battute presso la zecca reale del Belgio a Bruxelles.

I 20 lei in oro e il leu d’argento del 1906: fanno parte della serie di quattro monete a due teste coniate per il 40° di regno di Carlo I di Romania

In quasi mezzo secolo di regno – il più lungo della sua dinastia – Carlo I aiutò la Romania a riconquistare l’indipendenza, aumentando il suo prestigio e ristabilendo l’economia. In politica estera, anche a motivo della sua origine tedesca, si appoggiò agli Imperi centrali, aderendo alla Triplice alleanza, in contrasto con l’orientamento francofilo del partito liberale.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale, il dissidio tra il monarca e la maggioranza degli uomini politici divenne così acuto che, in attesa di una chiarificazione, sull’esempio dell’Italia proclamò la neutralità del suo paese. Qualche mese dopo, il 10 ottobre 1914, Carlo morì lasciando il trono al nipote Ferdinando.