E’ una misteriosa opera dell’incisore Cavallarino, poi imprigionato, un ducato con due diavoli sul razionale della stola di Clemente VII
a cura della redazione | Tra le rarità numismatiche italiane del Rinascimento figura un ducato papale in oro battuto dalla zecca di Modena a nome di Clemente VII (1523-1534).
Al dritto troviamo la legenda CLEMENS VII PONT MAX, busto con piviale ornato a sinistra, chiuso da un razionale ornato. Al rovescio . S GEM MVT | INEN EPS, san Gemignano seduto in trono; sotto le armette Salviati e della città (Muntoni 111).
Ciò che colpisce di questa moneta – a parte la rarità e la bellezza, che possiamo ammirare in questo eccezionale esemplare passato in asta Nac nel 2016, è uno dei particolari della modellazione, che fu opera dell’incisore Cavallarino.
Si tratta del razionale, ossia del medaglione posto a chiusura della stola del pontefice, perché ci permette di apprezzare l’incisore non solo per l’abilità nell’uso del bulino da parte dell’artista, ma soprattutto per la sua fantasia nella scelta di rappresentarvi un soggetto assai particolare: due ghignanti volti di diavolo!
In uno spazio tanto limitato il Cavallarino è riuscito a raffigurare i piccoli volti di due diavoletti sogghignanti e con barbetta a punta. Resta tuttavia difficile comprendere il motivo che spinse l’artista a scegliere un soggetto così irriverente – addirittura blasfemo – in un’epoca in cui ogni moneta era piena di simboli cattolici, in questo caso poi ancora più inspiegabile considerato che si tratta di una moneta papale.
Forse l’incisore, in un modo un po’ inusuale e sicuramente coraggioso, voleva mostrare il suo dissenso verso i costumi della Chiesa e del suo massimo rappresentante in un periodo in cui gli interessi terreni erano molto più curati di quelli spirituali (il Sacco di Roma era prossimo…).
Ma allora perché nell’altrettanto raro giulio modenese dello stesso papa, coniato nel medesimo periodo e opera dello stesso artista (Muntoni 112), almeno sugli esemplari più leggibili in questo dettaglio (come quello qui illustrato, passato in asta Varesi nel 2014) appare il volto frontale del Cristo? Se il Cavallarino avesse voluto esprimere caram populi il suo messaggio avrebbe potuto privilegiare una moneta dal corso più ampio.
Per quanto riguarda l’incisore conii il Crespellani, insigne studioso di monetazione modenese, scrive che: “L’esaltazione di questo pontefice [Clemente VII, Nrd] fu solennizzata in Modena con splendide feste, e universale fu il desidero di vere monete con la sua effige; perciò i conservatori ordinarono al Cavallarino di mettersi tosto all’opera ed infatti molte ne coniò nel 1524, come ne fanno fede i verbali di emissione di zecca inseriti nelle Vacchette dei Partiti comunali, poscia fu sospesa la zecca ed il zecchiere incarcerato per sospetto di infedeltà”.
Chissà che proprio quei due diavoletti non ci abbiamo messo lo zampino, rovinando il loro autore ma dando vita, tuttavia, ad alcune grandi rarità numismatiche del XVI secolo?