È Anton Raphael Mengs l’autore del bozzetto di rovescio per la medaglia annuale pontificia 1772, specchio di un delicato passaggio storico politico
di Isabella Amaduzzi | Roma 1772, quarto anno di pontificato di Clemente XIV Ganganelli; la città – come ricorderà pochi anni più tardi Ennio Quirino Visconti “emporio del bello e tempio del vero gusto” – continua ad essere la capitale delle belle arti, pullula di cantieri pubblici e privati e ospita pittori, scultori e studiosi provenienti da ogni parte d’Europa.
Tra lgi artisti presenti a Roma in quel periodo c’è Anton Raphael Mengs (Aussig, Boemia 1728 – Roma 1779), indiscusso protagonista della cultura e dell’arte settecentesca, amico e collega di Winckelmann, ma soprattutto uno dei nomi più apprezzati dalle corti europee.
Ed è proprio a Mengs – poco noto al grande pubblico – ma che Winckelmann definiva “il più grande artista dei suoi tempi, rinato quasi come fenice dalle ceneri del primo Raffaello per insegnare al mondo la bellezza dell’arte” che è dedicato questo breve scritto. Per una volta non si descriveranno tele, non si commenteranno affreschi ma si osserverà una medaglia papale di cui Mengs ci ha lasciato quattro bozzetti preparatori.
A sinistra, papa Clemente XIV in un’incisione dell’artista bolognese Della Volpe; a destra, l’affresco Il trionfo della Storia sul Tempo di Mengs nella Sala dei Papiri in Vaticano
Mengs compie il suo quarto viaggio a Roma nell’estate del 1771 dopo quasi un decennio di assenza nel corso del quale è stato a servizio di Carlo III di Borbone re di Spagna; una volta giunto nella città eterna affitta Palazzo Pamphilj nei pressi della Fontana di Trevi.
Clemente XIV gli ha appena commissionato di affrescare la Stanza dei Papiri in Vaticano; Mengs decora l’ambiente con una complessa allegoria che celebra l’istituzione del Museo Clementino, voluto appunto da papa Ganganelli e nucleo originario degli attuali Musei Vaticani.
Giovanni Cristofano Amaduzzi ricorda come “mentre che, il nostro artefice stava operando intorno a questo insigne lavoro cadde la festività del principe degli Apostoli, alla cui ricorrenza soglionsi dispensare le medaglie esprimenti qualche azione memoranda del Pontefice, che regna, e il numero degli anni, che s’avanzano, del suo governo […] fu sorte di lui e dell’arte monetale che a Mengs toccasse l’incarico dell’emblema, che doveva fregiare questa medaglia. Esprime questa il battesimo del primogenito del principe d’Asturias, di cui fu padrino il Pontefice in segno della più fida allenza tra lui, e la corte Ibera”.
A sinistra, autoritratto di Anton Raphael Mengs; a destra, frontespizio del Discorso funebre in lode del cavaliere Antonio Raffaele Mengs dell’abate Amaduzzi
La medaglia, di cui ci riferisce puntualmente l’abate savignanese Amaduzzi – conterraneo del pontefice e suo protetto – nel Discorso funebre in lode del cavaliere Antonio Raffaele Mengs, è una “annuale”, coniata per la distribuzione fatta dal papa in occasione del 29 giugno, festa di santi apostoli Pietro e Paolo, ed emessa per celebrare un evento importante accorso nell’anno di pontificato e donata a illustri personaggi o a chi ne avesse conseguito il diritto.
L’interesse che suscita questa medaglia è notevole; da un lato essa è di fatto una “lente” che ci consente di osservare eventi storico politici importanti per l’epoca e, dall’altro, ci fa conoscere un aspetto della ricerca artistica di Mengs sicuramente poco conosciuto.
Il soggetto scelto da Clemente XIV per ricordare il 1772 fa riferimento ad un fatto che solo a occhi distratti potrebbe apparire, se paragonato agli altri eventi che vengono celebrati sulle medaglie degli anni precedenti e successivi, secondario e cronachistico. La medaglia, incisa da Filippo Cropanese, celebra infatti il battesimo dell’Infante di Spagna.
Nel settembre del 1771, durante l’abituale soggiorno autunnale a Castel Gandolfo, il papa riceve la notizia da Carlo III della nascita, il 19 settembre all’Escorial, del nipote Carlo Clemente. Al battesimo il sovrano spagnolo aveva rappresentato il santo padre il quale, appena avuta notizia, fece immediatamente inviare al principino le fasce benedette.
Medaglia annuale dell’anno IV di Clemente XIV Ganganelli per il battesimo dell’infante di Spagna: il rovescio è opera di Anton Raphel Mengs
La medaglia presenta sul dritto il busto a destra del pontefice con triregno e piviale ricamato a rabeschi e sul rovescio Clemente XIV in piedi, in paludamento solenne, doppia croce nella mano sinistra nell’atto di somministrare l’acqua lustrale all’infante tenuto in braccio dalla Spagna coronata e rischiarato dalla luce celeste; a sinistra del pontefice il Sacro Fonte con una statua allegoria della Purezza mentre, a fianco della Spagna, le armi parlanti unite dei regni di Leon e di Castiglia e sullo sfondo due colonne scanalate, quelle colonne d’Ercole oltre cui si erano estesi i domini, la potenza e la cultura della Spagna.
Sempre sul retro leggiamo DEVS . NOVA . FAE | DERA . SANCIT ossia “Dio stabilisce nuove alleanze” e in esergo HISPAN . INFANS . A . S . = FONTE . SVSCEPTUS | 1772 ossia “L’infante di Spagna battezzato nell’anno della salvezza 1772”.
Dettaglio del rovescio: il pontefice benedice l’infante tenuto in braccio dalla Spagna: il Papato e il potente Regno iberico sono collocati alla pari nella raffigurazione
L’aver deciso di dedicare una medaglia annuale al battesimo del nipote del sovrano spagnolo si inserisce in un ben preciso progetto diplomatico e politico di Clemente XIV. Una volta salito al soglio pontificio dopo un tormentatissimo Conclave, in cui la questione dell’abolizione dell’ordine dei Gesuiti – sollevata dai cardinali legati in particolare ai Borbone di Francia e Spagna – fu ciò che spinse a favore della sua elezione, Giovanni Vincenzo Antonio Ganganelli si trovò a dover mantener fede alla spinosa promessa.
Messo sotto pressione dalle corti borboniche – arrivate ad occupare i possedimenti pontifici di Pontecorvo, Benevento e Avignone – riallacciò i rapporti con il Ducato di Parma e soprattutto con il Regno del Portogallo, si prodigò a rafforzare i legami diplomatici con la Spagna e si affrettò a risolvere la questione dei Gesuiti.
Zecchino romano datato 1770-II a nome di Clemente XIV (Muntoni 1a)
Premesso questo, il soggetto della medaglia rientra perfettamente nei piani politici del papa con il potente Carlo III in maniera non dissimile dalla medaglia del 1771 in cui si celebra la riconciliazione con il Portogallo e quella del 1773 dedicata alla abolizione dell’ordine dei Gesuiti con la bolla Dominus ac Redemptor.
Una volta appurato il significato storico e il peso politico della scena rappresentata, non resta che evidenziare quale ruolo abbia avuto Anton Raphael Mengs. Grazie a Nicolas De Azara, caro e fedele amico del pittore, sappiamo da una lettera del 2 aprile del 1772 che Mengs ha avuto l’incarico di progettare l’emblema della medaglia e che prossimamente avrebbe allegato i bozzetti affinché, il re, che aveva sostituito il pontefice come padrino al battesimo, potesse esaminarli e darne giudizio.
Mezzo scudo romano datato 1773-IV a nome di Clemente XIV (Muntoni 3)
Sempre l’Amaduzzi commenta così i bozzetti: “[una medaglia che] si distingue tanto dall’altre antecedenti e susseguenti, che come Protegene s’accorse da un solo tratto di linea fatto sopra una sua tavola, anche senza saperlo d’altronde, che Apelle era in Rodi, così da questo solo disegno poteva ognuno argomentare, che Mengs era in Roma”.
Le proposte di Mengs, conservate oggi presso il Kupferstichkabinett di Berlino, differiscono tuttavia per alcuni particolari dalla versione definitiva. Mengs aveva infatti previsto di porre a sinistra del papa – nell’atto di battezzare l’infante tenuto in braccio dalla personificazione della Spagna – dei putti e di collocare vicino alla figura femminile un leone e una colonna scanalata, da leggersi come simboli della Spagna medesima e che ritroviamo anche in un celeberrimo ritratto di Carlo III realizzato dallo stesso Mengs nel 1765.
In un altro schizzo Mengs colloca accanto al papa e alla Spagna, seduta su una testa di leone, un terza figura non ben identificata di un uomo nudo; i critici hanno in questo visto un riferimento alla contemporanea realizzazione della Stanza dei Papiri, dove un Genio nudo fiancheggia i troni di Mosé e di Pietro.
I bozzetti originali del pittore Mengs per la medaglia annuale 1772-IV di Clemente XIV conservati al Kupferstichkabinett di Berlino
Oggi i critici sono propensi a sottolineare la consonanza dello stile di questi lavori preparatori con altre opere contemporanee di Mengs: la dominanza di linee parallele ritorna nel bozzetto per la coeva pala d’altare per la Basilica di San Pietro rappresentante la consegna delle chiavi. Steffi Roettgen, grande studiosa dell’opera di Mengs, evidenzia piuttosto l’eredità del disegno lasciata da Mengs nell’opera di un altro grande artista che presto sarebbe giunto a Roma: Antonio Canova.
Tra i bozzetti e la medaglia definitiva vi sono dunque delle diversità, anzi c’è un passaggio di tono non indifferente; il pontefice e la Spagna si fronteggiano, ambedue in piedi, e non c’è sottomissione alcuna al potere spirituale, come del resto ha vinto la ragion di Stato sull’arte, ha prevalso l’immediatezza, l’efficacia diretta e la forza comunicativa dei simboli del potere.
Non vuole essere un giudizio di valore, ma solo una semplice osservazione. In una medaglia si schiude così uno dei più interessanti, vivaci nonché contraddittori periodi della cultura europea; storia, storia dell’arte, politica, religione, grandi maestri e astri nascenti, tutto riflesso in una semplice medaglia. Tutto.