Risale al 1940 la coniazione delle ultime 100 lire oro di Vittorio Emanuele III | Una moneta eccezionale di cui lo Stato possiede vari esemplari “dimenticati”
di Antonio Castellani | Il 10 giugno del 1940 l’Italia entrava in guerra, un conflitto che avrebbe posto fine non solo al regime di Mussolini che durava dal 1922 ma anche alla monarchia sabauda, che reggeva dal 1861 i destini del paese.
Quell’anno segnò anche, per la numismatica del Regno, la battitura dell’ultima moneta in oro, la 100 lire anno XVIII tipo Littore (mm 20,7 per g 5,19 di oro 900, taglio rigato) che, pur moneta ufficialmente non emessa, resta il miraggio di tutti i collezionisti di questo settore.
Una moneta non emessa, eppure eccezionale
Al D/ la 100 lire riporta l’iscrizione VITTORIO EMANVELE III RE E IMP, con testa nuda del sovrano a destra e sotto G. ROMAGNOLI. Al R/, invece, il nome ITALIA con Littore andante a sinistra, in basso le date 1940 (a sinistra) e XVIII (a destra); in esergo lo stemmino di Savoia coronato, tra fasci, e il valore LIRE | 100 nonché la R della Regia Zecca di Roma.
Data come “della massima rarità” da tutti i cataloghi di settore, la 100 lire del 1940-XVIII venne per la prima volta descritta nello stesso anno della coniazione in una lettera privata dal Vittorio Emanuele III, successivamente pubblicata da Vico D’Incerti nella Rivista italiana di numismatica del 1970 (pp. 165-174).
Praticamente introvabile, la 100 lire del 1940 fu realizzata come dono privato dalla Banca d’Italia al sovrano in occasione del suo 40° anniversario di regno, il tutto in una serie completa che include anche le 20, 10 e 5 lire in argento.
Di queste serie di presentazione una, nel suo cofanetto originale, è apparsa sul mercato nel 1995 e successivamente, il 20 aprile 2000, in asta Varesi e aggiudicata all’incredibile prezzo di 184 milioni di lire. Centosessantamila, invece, gli euro che sono stati necessari nel 2013 ad un ignoto appassionato per aggiudicarsi, in asta Roma Numismatics Limited n. 6 (lotto n. 291) l’esemplare illustrato in questo articolo.
I barili di monete d’oro del MEF, un patrimonio da studiare
Sulla possibile esistenza di altre monete da 100 lire Littore 1940-XVIII, tuttavia, rimane una nota nel Bollettino di numismatica n.1 del 2012 in cui Silvana Balbi De Caro riporta – a margine del suo ampio e interessante lavoro dal titolo La Collezione Reale e il suo completamento nel 1983 – come “Dopo il passaggio della Zecca italiana dal Ministero del Tesoro all’Istituto Poligrafico dello Stato (L. 154/1970), dalla Tesoreria Centrale furono acquisiti alcuni barili ed alcune bisacce contenenti monete d’oro, preziosi e medaglie, già depositati in cauta custodia presso la Zecca.
Nel 1992, con decreto del Ministro del Tesoro del 25 maggio, ad un’apposita Commissione di esperti […] venne assegnato il compito di procedere alla ricognizione, catalogazione e valutazione delle monete e dei valori esistenti presso la Tesoreria Centrale dello Stato o presso la Zecca. I lavori di verifica sono terminati nel 2009. […] il fondo esaminato dalla Commissione interministeriale ha rivelato l’esistenza, per la parte italiana (oltre 10 mila pezzi), di un significativo numero di monete per collezionisti, emesse dallo Stato ed evidentemente rimaste invendute.
Sulle rarità nascoste di Vittorio Emanuele III
Tra le monete in oro emesse a nome di Vittorio Emanuele III sono da segnalare le 100 lire del tipo Aquila sabauda del 1903 (alcune decine di esemplari) e del 1905 (pochissimi esemplari); quelle del 1923 con il tipo del fascio littorio, emesse per il primo anniversario della marcia su Roma (oltre 5 mila pezzi); quelle del 1925 emesse per celebrare i primi 25 anni di regno di Vittorio Emanuele III con il tipo Vetta d’Italia (parecchie centinaia di esemplari); alcune prove in oro delle 100 lire del 1931 del tipo Italia su prora modellate dal Romagnoli (anni ’31/IX, ‘31/X e ‘32/X )”.
Ed ecco la rivelazione: nei barili di monete del MEF si trovano anche “le 100 lire del 1936 con il littore di primo tipo e del 1940 con il littore di secondo tipo (alcuni esemplari, tra cui alcuni pezzi di prova del 1940/XVIII proof)”.
In conclusione della nota: “Consistente anche il lotto dei pezzi da L. 50 del 1936 anno XIV della serie dell’Impero (tra cui alcune prove) e la serie completa del Boninsegna del 1912 con il tipo dell’Aratrice (nel complesso parecchie centinaia di pezzi), oltre ad un consistente numero di esemplari diversi tra loro per taglio, anno di emissione e metallo”.
Dunque, di quel rarissimo, “ultimo oro del Regno” esistono esemplari, perfino con finitura a specchio che, come moltissime altre preziose monete giacciono, finora non studiate né valorizzate come meriterebbero, nei forzieri del MEF. A quando una loro (opportuna) pubblicazione? Da anni il settore ne sente l’esigenza, anche per completare le nostre conoscenze in merito ad alcune emissioni.