A cavallo fra il 1859 e il 1861 l’artista Luigi Gori firmò le ultime, storiche monete della zecca di Firenze fra Governo provvisorio e Regno d’Italia
di Roberto Ganganelli | È ben nota ai collezionisti di monete decimali italiane, e ambita da molti, la 5 lire coniata a Firenze nel 1861: l’elegante “scudo” battuto in 21.471 esemplari sul piede derivato da quello napoleonico (argento a 900 millesimi, mm 37,00 di diametro per g 25,00 di peso) rappresenta infatti sia la prima emissione commemorativa del Regno d’Italia appena proclamato sia “il canto del cigno” della zecca toscana, per secoli una delle più attive ed importanti della Penisola.
La moneta raffigura al dritto un elegante ritratto rivolto a destra di Vittorio Emanuele II (1861-1878) con attorno VITTORIO EMANUELE II . RE D’ITALIA (e non più DI SARDEGNA, questa la prima novità) e sotto il collo, in caratteri piccoli, il riferimento all’autore (L. GORI F.)
Le 5 lire MARZO 1861 coniate dalla zecca di Firenze: prima “commemorativa” del Regno d’Italia e “canto del cigno” della zecca toscana
A completare il tutto, un piccolo monte con banda simbolo del direttore dell’officina monetaria fiorentina Luigi Ridolfi apposto – come recita una carta d’archivio del 7 novembre 1861 – in deroga alle disposizioni che avrebbero previsto, invece, l’apposizione della lettera F come segno di zecca (altro segno dei “tempi nuovi”…).
È tuttavia al rovescio che il primo scudo della neonata Nazione italiana mostra tutta la sua “personalità”: infatti lo stemma sabaudo coronato, decorato del collare dell’Annunziata e di due fronde d’alloro legate in basso da un nastro riporta il valore CINQUE LIRE ITALIANE. e in basso dal nome della zecca per esteso (FIRENZE), con un fascetto posto in orizzontale e la fatidica data MARZO 1861, mese di proclamazione del Regno. Il bordo è incuso con tre sigle FERT tra rosette e nodi sabaudi.
“Dopo la proclamazione del Regno d’Italia – come scrive Michele Tocchi in Panorama numismatico n. 265 di settembre 2011 – infatti, la zecca fiorentina continuò a battere moneta, dedicandosi però esclusivamente alla monetazione cosiddetta ‘minuta’, cioè pezzi da 2 lire, lire e mezze lire, e al conio di medaglie richieste da soggetti committenti regionali in occasione di particolari eventi”.
Il barone Bettino Ricasoli, protagonista del Risorgimento in Toscana, con la fascia tricolore e le insegne sabaude del Supremo ordine della Ss. Annunziata
Con il Regio Decreto n. 326 del 9 novembre 1861, inoltre, fu stabilito che la coniazione di monete in oro, argento e bronzo fosse appannaggio esclusivo delle zecche di Torino, Milano e Napoli. “Il personale fiorentino, – prosegue Tocchi – gradualmente ridimensionato, rimase in carica principalmente per le attività di affinamento dei metalli; gli inventarii del fondo archivistico della zecca fiorentina si fermano agli estremi cronologici del 1862-1864, anno a cui risalgono gli ultimi registri, dedicati ormai esclusivamente ad una contabilità di liquidazione”.
Fu così che neppure il raffinato omaggio numismatico tributato dalla zecca toscana a Vittorio Emanuele come primo re d’Italia – la cui capitale, peraltro, era stata collocata proprio a Firenze – sortì l’effetto di prolungare la storia di un’officina dalla quale erano usciti, per secoli, fiorini e rusponi, piastre e crazie.
Per quanto riguarda l’autore dei conii, quel Luigi Gori nato a Firenze nel 1838 e che era stato allievo all’Accademia di Belle Arti di Firenze ed incisore della zecca granducale, lo ricordiamo per numerose monete e medaglie, tra le quali un altro “canto del cigno”, ossia l’ultimo fiorino della zecca toscana.
La moneta,emessa a nome del GOVERNO DELLA TOSCANA presieduto dal “barone di ferro” Bettino Ricasoli (1809-1880) venne coniata nel 1859 con valore di 100 quattrini (argento 917 millesimi, mm 24 per g 6,88 di peso).
Il fiorino da 100 quattrini del Governo della Toscana, coniato nel 1859 e opera dell’artista Luigi Gori, uno tra i migliori incisori italiani del XIX secolo
Al dritto troviamo il Marzocco andante a sinistra che porta già il tricolore italiano – ma ancora privo dello stemma sabaudo al centro – mentre, al rovescio, il giglio araldico di Firenze spicca al centro circondato dal valore QUATTRINI CENTO (in alto) e FIORINO (in basso) separati da punti.
Con questa moneta fu anche coniato il ruspone (valore tre zecchini, oro 1000 millesimi, mm 27 di diametro per g 10,46 di peso) che il Governo provvisorio installatosi a Firenze dopo la partenza dell’ultimo granduca realizzò più per ostentazione che per uso effettivo.
L’ultimo ruspone da 3 zecchini uscito dai torchi della zecca fiorentina è quello, rarissimo, del 1859 a nome del Governo della Toscana
Di stile ancora classico, la moneta mostra al dritto il giglio con la dizione GOVERNO DELLA TOSCANA e al rovescio il Battista seduto sulle nubi; è anche chiamata “il ruspone del Ricasoli” ed è il tipo che conclude la plurisecolare serie aurea della zecca di Firenze.
Luigi Gori fu anche raffinato medaglista, come mostra questa coniazione premio del 1870 con i ritratti di Michelangelo e Colombo per l’Istituto tecnico e nautico di Livorno
Uomo di vasta cultura artistica, socio delle Reale Accademia di Urbino e della Scuola di Arti decorative, Luigi Gori firmò anche un notevole il numero di medaglie che, nei più disparati settori e per le più svariate occasioni, portano la sua firma, fra queste la coniazione per il VI centenario di Dante, una commemorazione di Galileo come pure, del 1863, una che i volontari dell’Aspromonte offrirono al medico Ferdinando Zanetti, che curò Garibaldi.
Al tempo, tuttavia, l’artista doveva aver già ridotto – se non cessato del tutto – il suo impegno presso la zecca fiorentina, tanto è vero che su questa medaglia figura la scritta LAB. ROSSI E F.LLI GORI, mentre successivamente, circa dal 1869, su alcune medaglie figura anche la dizione LUIGI GORI E FIGLIO F.