Una moneta del 1694 coniata a nome di Innocenzo XII Pignatelli raffigura un piccolo girasole: semplice, poetica immagine o sottile messaggio teologico?
di Roberto Ganganelli | Ogni iconografia in moneta incuriosisce gli appassionati, come del resto ogni legenda, tanto più se appaiono inconsuete come nel caso dello scudo d’oro coniato dalla zecca papale di Roma nel 1694, anno III di pontificato di Innocenzo XII Pignatelli (Muntoni 11).
La moneta, rarissima, riporta sul dritto l’iscrizione INNOC XII | PO M A III attorno allo stemma sormontato da triregno e chiavi decussate. Al rovescio la legenda latina TRAHE | ME POST TE attorno a una pianta di girasole sotto il sole raggiante; in basso a destra la data 1694.
Quel “Attirami dietro di te” ripreso dal Cantico dei cantici (1, 3) fa giustamente scrivere agli studiosi, Mario Traina in testa, che “La caratteristica dell’eliotropio di girarsi seguendo l’evoluzione del sole è simbolo dell’anima e della preghiera rivolte verso Dio”.
Nulla di più giusto, ma analizzando quanto accadeva nei primi anni del pontificato di papa Pignatelli e, in particolare, in quell’anno 1694 si potrebbe azzardare che dietro lo scudo “del girasole” si celi un messaggio teologico più raffinato.
Sono anni in cui, in seno alla Chiesa, è accesissimo il dibattito sul giansenismo, un movimento religioso, filosofico e politico che proponeva un’interpretazione del cattolicesimo fondata sull’idea che l’essere umano nasca corrotto e, quindi, sia “geneticamente” destinato a peccare, commettere il male.
La dottrina proposta dal teologo e vescovo olandese Cornelio Giansenio afferma dunque che senza la grazia divina l’uomo non può far altro che disobbedire alla volontà divina e, inoltre, che alcuni esseri umani sono predestinati alla salvezza, mentre altri no.
Pur dovendo mediare fra posizioni diverse e conciliare le pressioni delle varie “correnti” interne alla Chiesa, Innocenzo XII prese chiaramente posizione contro il giansenismo guardando piuttosto a quanto sostenuto dal molinismo (teorizzato dal gesuita spagnolo Luis de Molina), che invece concepiva la salvezza come sempre possibile per ogni essere umano dotato di buona volontà.
Quel girasole potrebbe rappresentare dunque, col verso del Cantico dei cantici che recita “Attirami dietro di te”, non una generica preghiera bensì la consapevole invocazione del cristiano fiducioso nella misericordia celeste – e non incline a seguire dottrine controverse come il giansenismo – che in pieno abbandono si affida al sole (cioè a Dio) seguendone la luce e ricavandone il dono della vita eterna.
Il scudo papale del 1694 non è l’unica moneta a raffiguraere l’eliotropio: per scoprire la storia di un’altra moneta “al girasole” nella numismatica italiana clicca qui.