Addio agli alti valori: questo sembra l’adagio che molte banche centrali stanno seguendo per quanto riguarda le banconote. E se la Banca centale europea sta rastrellando da tempo i pezzi da 500 euro e quella canadese ha ritirato già i biglietti con facciale di 1000 dollari, ora anche l’India sta concludendo il richiamo progressivo delle 2000 rupie (che pure valgono poco più di 22 euro).
In tutti i casi, alla base del ritiro delle banconote di alto valore ci sono motivi di uso illegale dei biglietti, impiegati in fenomeni di riciclaggio o in scenari criminal. E pensare che le 2000 rupie erano state introdotte dalla Reserve Bank of India solo nel 2016, dopo l’improvvisa demonetizzazione dei biglietti da 500 e da 1000.
Sebbene valgano poco più di 22 euro, le banconote indiane da 2000 rupie sono il più alto taglio di denaro cartaceo in uso nel grande paese asiatico
Dal 2013 al 2014, inoltre, la Reserve Bank of India aveva ritirato tutte le emissioni di banconote precedenti al 2005, richiedendone il cambio presso le banche. A quel tempo, la banca centrale chiarì che queste banconote, presto obsolete, avrebbero continuato ad avere corso legale ai fini della conversione.
Così, tra il 2017 e il 2017 è arrivata sul mercato indiano la nuova serie Mahatma Gandhi nei tagli da 10, 20, 50, 100 e 200 rupie. Le 2000 rupie oggetto dell’attuale ritiro non sono più state stampate dopo il 2019 e, in questi anni, non è mai stata di uso comune proprio per il suo valore elevato – almeno, per il mercato indiano – e impiegata, piuttosto, per accumulare fondi illeciti da parte di partiti politici in modo da finanziare le campagne elettorali eludendo i limiti di spesa imposti dalla Commissione elettorale indiana.
La moneta da 2 rupie, parte della serie introdotta dal 2019, è pensata per essere facilmente riconoscibile dalla popolazione indiana
L’India cerca, con queste misure, anche di incoraggiare l’uso della moneta metallica, in particolare dei tagli da 1, 2, 5, 10 e 20 rupie introdotti dal 2019 – serie cosiddetta “della spiga di grano” per il motivo ricorrente su tutti i nominali – pensati per essere più durevoli e anche più riconoscibili dalla popolazione, sia dalla parte ancora semi analfabeta che dai disabili, in particolar modo gli ipovedenti.