Un testone muto, anepigrafe sul rovescio, che tutti conoscono per averlo ammirato in tutta la sua criptica bellezza, almeno una volta, in una collezione o in un catalogo d’asta; una moneta, tuttavia, quella di cui parliamo ed emessa dall’officina monetaria di Ferrara a nome di Ercole I d’Este (1471-1505), duca di Ferrara, Modena e Reggio, della quale vale la pena raccontare la storia, o meglio il retroscena simbolico, dal momento che troppi si soffermano a osservarne il soggetto senza chiedersene il perché.

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A collo nudo, dai tratti nitidi e classici quasi come in imperatore romano, ecco il duca Ercole I d’Este sul dritto del testone coniato nel 149-1493

Il “testone muto” di Ercole I d’Este, infatti, sul rovescio riporta una mitologica idra dalle sette teste, l’idra di Lerna, animale fantastico e temibile che, secondo la leggenda, sarebbe stato un mostro velenosissimo in grado di uccidere un uomo con il solo respiro, con il suo sangue o al solo contatto con le sue orme. Dotata di grande intelligenza e di arguzia diabolica, l’idea è descritta come un serpente marino anfibio dotato più teste che ricrescono se vengono tagliate e, delle quali, la testa centrale è immortale.

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I’impresa dell’idra sul rovescio del testone: il mostro ha sette teste e sbuca dai tizzoni ardenti

La raffigurazione dell’idra sul rovescio della moneta, del nostro “testone muto”, si riferisce tuttavia ad una delle opere più ambiziose del lungo regno di Ercole I, ossia all’ampliamento e alla risistemazione di buona parte della città di Ferrara con la cosiddetta “Addizione erculea” progettata dall’urbanista Biagio Rosseti nel settore nord della città emiliana.

I terreni dove si sarebbe dovuta estendere, e ancora oggi si trova, la maestosa “addizione”, anticamente erano per gran parte formati da acquitrini infestati di zanzare portatrici della malaria; questo terreno malsano, per volere di Ercole I d’Este, fu risanato e la nuova città edificata sotto forma di vera e propria “città ideale” in senso rinascimentale.

Una bella incisione a volo d’uccello che raffigura Ferrara, compresa l’Addizione erculea

L’idra raffigurata sulla moneta ferrarese, secondo la descrizione che si ritrova nei testi di numismatica, poggerebbe su dei tizzoni ardenti. Proseguendo nel nostro incrocio fra storia, numismatica e mito, sappiamo che il compito di uccidere l’idra fu assegnato a Ercole come seconda fatica: l’eroe riuscì a stanare il mostro con delle frecce infuocate per poi affrontarlo ma, ogni volta che riusciva a tagliare una delle teste, al mostro ne ricrescevano due.

Ercole e Iolao in lotta contro l’idra: mentre il primo taglia le venefiche teste, il secondo ne impedisce la ricrescita cauterizzando col fuoco i moncherini

In aiuto di Ercole venne così Iolao il quale, dopo ogni decapitazione dell’idra ne cauterizzava il moncherino col fuoco impedendone la ricrescita. Il mostro fu definitivamente vinto quando l’eroe, con un masso, riuscì a schiacciarne la testa immortale.

Dunque, ecco le parole che, simbolicamente, pronuncia il “testone muto” ambito da tanti collezionisti: come Ercole, nella mitologia antica, uccise l’Idra di Lerma, cosè il duca d’Este, novello Ercole attento ai suoi sudditi, libera Ferrara e i suoi dintorni dalla piaga della malaria. E proprio in relazione all’inizio del lavori della “addizione” possiamo collocare questa rarissima moneta agli anni 1492-1492, avviandoci a concludere così questa nostra incursione nel Rinascimento ferrarese.

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Un’altra rarissima moneta ferrarese di Ercole I al tipo dell’idra è quella da otto quattrini con al dritto la scena dell’adorazione dei Magi

Senza dimenticare, tuttavia, che prima di Ercole l’impresa dell’idra era già stata propria del fratellastro Borso d’Este (1413-1471), primo duca di Ferrara: come dire, una “impresa di famiglia” e, se vogliamo, anche un velato omaggio a colui che, morendo improvvisamente, aveva spianato a Ercole, detto “Tramontana”, l’accesso al trono.