Specchio in Italia dello smisurato potere del sacro romano imperatore, le monete milanesi di Carlo V ci svelano tutto il loro fascino e la loro storia
di Roberto Ganganelli | Un impero su cui “non tramontava mai il sole” è lo scenario in cui visse, impose il proprio potere e segnò la storia dell’umanità Carlo V d’Asburgo (1500-1558). Ed è evidente che un simile potere – esteso dalla Spagna ai Paesi Bassi e all’Italia, dall’Austria all’Ungheria e alla Boemia e vastissime regioni nell’America centrale e in quella meridionale – generò anche un panorama monetario che scandì un’epoca intera seminando ovunque segni tangibili e preziosi.
In Italia Carlo V governa sul Ducato di Milano ereditato in quanto discendente dei Visconti; e qui si sviluppa una monetazione che, come dimostra Antonio Rimoldi nel suo recentissimo studio Le monete milanesi di Carlo V, meritava davvero la redazione di una monografia.
Le 142 pagine a colori del volume (Youcanprint, ISBN 979-12-21498-29-5, prezzo € 49,90) si aprono con una prefazione di Fabrizio Rossini, membro del Consiglio direttivo della SNI, cui segue – a cura dell’autore, giovane professionista numismatico e ricercatore – alcune pagine in cui si delinea l’approccio di metodo per la catalogazione cronologica e tipologica delle monete milanesi di Carlo V.
Utile anche il Panorama metrologico che segue, nel quale Rimoldi – “vista la grande complessità della materia”, come scrive in apertura – delinea una sintesi delle emissioni del periodo 1539-1554 suddividendole in sotto periodi per una migliore comprensione.
Due capitoli sono dedicati a Gian Giacomo Nizzola e Leone Leoni, incisori presso la zecca di Milano nei decenni di Carlo V d’Asburgo, a motivare ulteriormente l’importanza delle monete coniate nel capoluogo lombardo in un cruciale periodo di cambiamenti quale fu la prima metà del XVI secolo.
I quattro periodi di emissione delle monete milanesi di Carlo V (1535-1539, 1539-1542, 1542-1549 e 1549-1554) sono oggetto dei capitoli centrali del volume, quelli di vero e proprio catalogo. Un catalogo redatto con precisione, dovizia di note e di bibliografia, descrizioni dettagliate anche in termini di varianti, quanto mai utili specie per le tipologie minori, minori prodotte in grandi quantità.
Un capitolo a parte lo merita il cosiddetto scudo d’argento “dei giganti”, l’emissioni più iconica di Carlo V per Milano con al rovescio Giove e la scena della Titanomachia, coniato nel 1551. Una moneta la cui genesi fu piuttosto complessa e che, documenti alla mano, Antonio Rimoldi ricostruisce in modo puntuale e con stile appassionante.
Le monete milanesi di Carlo V prosegue con un capitolo dedicato alle medaglie monetiformi – anche queste, spesso di altissimo livello artistico e simbolico –, con un approfondimento su tipi monetali non reperiti o di dubbia esistenza e infine con uno spazio dedicato alla famosa tessera “FPO” sulla quale tanti interrogativi rimangono ancora aperti, anche considerata l’esimia rarità di questa coniazione.
Un’appendice araldica illustrata precede le pagine di bibliografia che chiudono questo utile volume, nel quale l’autore dimostra una raggiunta maturità e una capacità di interfaccia fra documenti numismatici, d’archivio e bibliografia risvegliando nel lettore un nuovo interesse vero quel piccolo grande mondo che furono le monete milanesi di Carlo V.